CONSEGUENZE DEL COVID SULL’ISTRUZIONE
«RISTORI EDUCATIVI»
È delle ultimissime ore la notizia dell’emendamento approvato in commissione Affari Sociali che prevede «ristori educativi per i danni da DAD»
Paolo Lattanzio (deputato Pd) afferma che tale proposta nasce dall’osservazione di dati: “Abbiamo chiesto al ministero quanti giorni hanno perso i ragazzi, e li abbiamo incrociati con le stime sulla povertà educativa di Save the children. E ci siamo resi conto che bisognava intervenire, ma non a pioggia: bensì aiutando proprio quegli studenti che nel contesto della pandemia hanno perso di più in termini di arricchimento culturale.” Si tratta, in parole povere, di un tentativo di arricchimento culturale attraverso attività sportive, educative, buoni per teatro o per supporto allo studio.
LA DAD E LE SUE CONSEGUENZE
Il 2020 sarà per sempre e purtroppo un anno di puro stravolgimento della vita sociale e non solo di tutta la popolazione mondiale. Dall’economia al lavoro, alle interazioni sociali fino all’istruzione, tutto ha visto una profonda rimodulazione per ovviare alla proliferazione del Coronavirus. Non c’è fascia d’età che si veda esclusa da quanto accaduto, ma alcune di esse hanno subito probabilmente conseguenze ben più profonde e a lungo termine di altre.
La categoria che agli occhi di tutti sembra essere stata scalfita in maniera maggiore è quella dei giovani, con conseguenze già visibili.
Uno dei danni più ingenti riguarda quello degli aspetti principali della crescita dei ragazzi, più precisamente quello dell’educazione.
La scuola e l’Università hanno visto l’inizio di un nuovo tipo di insegnamento, basato sulla tecnologia e non in presenza, la “DAD” (didattica a distanza). Un approccio diverso dalla normalità con un rapporto docente/discente filtrato attraverso l’uso di apparecchiature tecnologiche in grado di connettere da remoto gli utenti (volgarmente “da dietro a uno schermo”). La lontananza non solo dall’insegnante, ma anche dal compagno di banco o di università ha portato ad un isolamento dello studente che ha accusato una maggiore stanchezza, noia e mancanza di stimoli nell’approccio diretto con l’insegnante (sempre a distanza). Più difficile è poi il controllo effettivo dei progressi specie nelle classi degli istituti primari dell’istruzione.
Un disagio vissuto e manifestato più volte anche dagli studenti universitari, non solo in occasione di cerimonie ufficiali, come ad esempio la canonica proclamazione di laurea che rappresenta certamente il capitolo ultimo e più bello dell’intero corso di studi, ma anche circa il percorso stesso.
Molti sono gli esperti che si sono espressi sulle possibili conseguenze della DAD e le considerazioni a riguardo sono state ovviamente varie: da chi ne esalta benefici a chi mette in guardia da pericoli incombenti.
Tra gli effetti positivi sicuramente c’è stato un incremento della conoscenza della tecnologia non solo tra i giovani, già avvezzi al mondo tech, ma anche tra le persone più adulte. Microsoft Italia in collaborazione con PerLAB e Wattajob ha realizzato un report che analizza come il rapporto diretto con la tecnologia vissuto durante il lockdown abbia influenzato alunni e insegnanti, con questi ultimi che hanno evidenziato dati molto interessanti: i 70% dei docenti ha dichiarato un miglioramento significativo nel proprio rapporto con la tecnologia, di contro il 14% degli insegnanti ha incontrato invece difficoltà a coinvolgere in modo efficace gli studenti durante la lezione.
Seguendo proprio quest’ultima affermazione, cioè circa la difficoltà di coinvolgere gli studenti attivamente, che ci ricolleghiamo alla figura del Professore Giuseppe Riva, Direttore del Laboratorio Sperimentale di Ricerche Tecnologiche applicate alla Psicologia di Auxologico, che ha evidenziato in una recente ricerca importanti criticità della didattica a distanza. Oltre a tutti i disturbi già elencati da tanti sociologi e psicologi quali noia, stanchezza, stress e scarsa attenzione, l’analisi verte su un approfondimento neurologico.
Si approfondisce la centralità della presenza dell’alunno nel contesto scolastico affermando: “Il momento della scuola e del contatto con i compagni di classe rappresenta una delle esperienze che definisce un adolescente dal punto di vista dell’identità sociale. La didattica a distanza ha tolto il legame con il luogo fisico della classe e questo porta i ragazzi a sentirsi più soli. Sappiamo benissimo che le relazioni online sono molto diverse da quelle faccia a faccia e questo, alla lunga, può creare un senso di disorientamento e di disagio. Anche la loro efficacia è inferiore, perché non si riesce a creare una relazione tra docente e studente che passi attraverso la comunicazione non verbale e lo stesso vale per la classe, non si riesce a creare con la classe una relazione che supporti l’attività didattica. All’interno del nostro cervello ci sono dei particolare neuroni, cosiddetti neuroni specchio, che si attivano sia quando facciamo un’azione, sia quando vediamo le altre persone fare un’azione. Questi neuroni sono fondamentali per generare questo senso di connessione automatica, di empatia, che è essenziale per qualunque relazione e in particolare nel mondo della didattica; il rischio è quindi di sperimentare delle lezioni che non riescano a creare un legame. Un altro tipo di neuroni che vengono messi in discussione nella DAD sono i neuroni GPS, che inizialmente si pensava che servissero soltanto per orientarsi nello spazio, in realtà ci si è resi conto che hanno un ruolo fondamentale nella memoria autobiografica; in pratica noi ricordiamo i luoghi e gli eventi che sono al loro interno, questa dimensione di collegamento tra le esperienze che facciamo e i luoghi dove li facciamo è fondamentale perché l’esperienza fatta venga in qualche modo integrata nella nostra identità. Nella DAD i neuroni GPS non vengono attivati. Per questo le esperienze fatte hanno maggiore difficoltà a fissarsi nella memoria autobiografica. Il rischio è quello di passare le giornate ad ascoltare cose che dimenticheremo molto in fretta.”
È proprio tenendo conto di queste “mancanze” che si guarda anche al nuovo Emendamento, che aspetta ancora l’ok dell’Aula, con speranza che passo dopo passo le cose possano tornare alla normalità. Il rischio che gli studenti abbiano avuto una formazione che a lungo andare possa ritenersi addirittura “inutile” perché, come affermato e riportato poco sopra dal prof. Riva, mancano le condizioni che consentono agli studenti di immagazzinare definitivamente cose che invece andrebbero apprese è ovviamente preoccupante.
Eppure, d’altro canto vi è una fetta (anche abbastanza ampia) di studenti che prendono posizioni ferme e contrarie rispetto a quei passi che vorrebbero muoversi e si muovono verso il tipico “vecchio” modo di fare didattica. Dopo la notizia sulla reintroduzione delle due prove scritte ai prossimi esami di stato, infatti, si sono sollevati veri e propri dibattiti e proteste, addirittura portando avanti una petizione lanciata online e che aveva raccolto 25 mila firme nel giro di un solo mese. I ragazzi avevano affermato, in quella circostanza “di non essersi ancora ripresi dall’isolamento dovuto alla pandemia” ritenendo il tutto “discriminatorio” per i ragazzi stessi. Qualcun altro, di contro, scrive sui social che si tratta di un vero e proprio fallimento del sistema scolastico che ancora una volta non è stato in grado di aiutare e ascoltare i giovani.
Molti sono gli stessi docenti che sin dai primi mesi hanno lamentato l’inevitabile inefficienza di tale sistema. Ancora oggi, infatti, molti studenti pagano – anche inconsciamente – lezioni dimezzate per problemi tecnici o a causa di insegnanti che, pur mettendocela tutta, riscontrano problemi di vario tipo e faticano nel tentativo di scavalcare tali ostacoli.
COSA ACCADRA’ IN FUTURO?
Vi è dunque, e senza ombra di dubbio, un bel po’ di caos generale e sicuramente ancora molti dubbi circa l’efficacia di questa Dad che, volente o nolente, siamo stati costretti a intraprendere. Considerando quanto le interazioni umane siano fondamentali per la crescita dell’uomo e che la tecnologia, per quanto essa possa essere avanzata, non potrà mai sostituire la potenza della condivisione e dell’interazione umana, nemmeno nel campo dell’educazione; e guardando anche alle proposte volte a incoraggiare un “ritorno”, seppur incontrando di tanto in tanto opposizioni, in molti si chiedono cosa accadrà e se essendo sempre più connessi alla rete, saremo ancora in grado di essere collegati gli uni con gli altri.
Carmela Fusco
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