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La ripresa del domani

Cala Batteria – centro storico di Monopoli

Nei primi mesi del 2020 l’Italia, come il resto del mondo, subì una durissima pandemia, che mise in ginocchio l’economia e permise, al contempo, di portare molti nodi al pettine, scoprendo diversi scheletri nell’armadio, celati da un velo di silenzi e rimandi, in particolar modo nel Mezzogiorno. A seconda del paese membro sono stati stanziati dei fondi, concretizzatisi in Italia con con il PNRR, acronimo di Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza o, in inglese, Recovery Plan.

La questione, in termini semplicistici, riguarda il cosiddetto sviluppo sostenibile, ovvero lo sviluppo che soddisfi sia le esigenze della generazione attuale che di quelle future. Tante sono le organizzazioni pubbliche e private che adottano i bilanci sociali o report di sostenibilità e misurano gli impatti generati dalle proprie attività economiche per essere in linea con gli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite.

L’economia sostenibile non si orienta soltanto al profitto, ma al benessere e al miglioramento della qualità della vita.

Come mai “Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza”?

Il termine ripresa vuole indicare l’impatto economico e finanziario che intende determinare l’attuazione di questo Piano, che si propone di ricostruire un tessuto economico e sociale coniugando e incentivando le opportunità connesse alla transizione ecologica e digitale così da poter creare occupazione, migliorando al contempo la qualità del lavoro e i servizi di cittadinanza, in primis quelli incentrati sulla salute e sull’istruzione.

Il termine resilienza, in questo contesto, facendo riferimento alla proprietà dei materiali intende evidenziare le capacità di reazione a quanto accaduto insite in tutti gli attori (Stato, imprese, cittadini), la capacità di subire ricevendo il minimo danno intrinseco.

Le “missioni”

Il Piano si sviluppa intorno a tre assi strategici condivisi a livello europeo: digitalizzazione e innovazione, transizione ecologica, inclusione sociale.

Esso contiene le linee guida per un pacchetto di investimenti e riforme, con l’obiettivo di modernizzare la pubblica amministrazione, rafforzare il sistema produttivo e intensificare gli sforzi nel contrasto alla povertà, all’esclusione sociale e alle disuguaglianze.

Il PNRR si articola in 6 Missioni in linea con i 6 Pilastri del NGEU (digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura; rivoluzione verde e transizione ecologica; infrastrutture per una mobilità sostenibile; istruzione e ricerca; inclusione e coesione; salute) e 16 Componenti.

Esse sono:

Missione 1 – Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura: si pone come obiettivo la modernizzazione digitale delle infrastrutture di comunicazione del paese, nella pubblica amministrazione e nel suo sistema produttivo, specialmente nel settore turistico.

Missione 2 – Rivoluzione verde e transizione ecologica: è volta a realizzare la transizione verde ed ecologica della società e dell’economia italiana coerentemente con il green deal europeo. Comprende interventi per l’agricoltura sostenibile e l’economia circolare, programmi di investimento e ricerca per le fonti di energia rinnovabili, lo sviluppo della filiera dell’idrogeno e la mobilità sostenibile.

Missione 3 – Infrastrutture per una mobilità sostenibile: si pone l’obiettivo di rafforzare ed estendere l’alta velocità ferroviaria nazionale e potenziare la rete ferroviaria regionale, con una particolare attenzione al Mezzogiorno.

Missione 4 – Istruzione e ricerca: punta a garantire le competenze e le capacità necessarie con interventi sui percorsi scolastici e universitari degli studenti. Sostiene il diritto allo studio e accresce la capacità delle famiglie di investire nell’acquisizione di competenze avanzate.

Missione 5 – Inclusione e coesione: comprende una revisione strutturale delle politiche attive del lavoro, un rafforzamento dei centri per l’impiego e la loro integrazione con i servizi sociali.

Missione 6 – Salute: riguarda il rafforzamento della rete territoriale e l’ammodernamento delle dotazioni tecnologiche del servizio sanitario nazionale.

Il Piano per la Regione Puglia

Per quanto riguarda, nello specifico, la regione Puglia può vantare eccellenti risultati, in quanto risulta in netto anticipo sulle tempistiche di attuazione del PNRR previste per il 31 dicembre 2022.

Sul piano occupazionale, infatti, si assiste alla presa in carico, la valutazione del percorso lavorativo e delle competenze e la stipula del patto di servizio per almeno 23.550 potenziali beneficiari del Programma GOL (Garanzia Occupabilità Lavoratori). Ad oggi le prese in carico hanno già raggiunto quota 24700.

Sul piano educativo, invece, è via all’approvazione dell’avviso pubblico rivolto ai nuclei familiari per l’accesso ai servizi educativi zero tre anni tramite l’utilizzo del “Buono educativo”. Trattasi di servizi inerenti asilo nido, micronido, nido aziendale, sezione primavera, centro ludico per la prima infanzia e servizi socio-educativi innovativi e sperimentali per la prima infanzia.

Notevole, infine, lo stanziamento di oltre 56 milioni di euro per il finanziamento di almeno 450 interventi di recupero conservativo di beni dell’architettura rurale: straordinaria è stata infatti in Puglia la risposta all’avviso pubblico a sportello, aperto il 19 aprile e chiuso il 15 giugno 2022, con quasi 1.100 istanze di finanziamento a fondo perduto.

In via eccellente la Puglia si candida, anche, come capofila su salute, ambiente e clima. Sostenibilità per l’ambiente e la salute dei cittadini nelle città portuali in Italia, Sistema Nazionale per il controllo e la sorveglianza dei chemicals a tutela della salute pubblica sono solo alcune delle voci proposte dalla regione levantina.

A quanto pare, la Puglia, forse anche grazie alla pandemia, sta riscoprendo le sue radici e la sua vocazione dinamica e propositiva, frutto di lunghi processi storici. E questo non può che farci sorridere.

Ad maiora, semper!

Dario del Viscio

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