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Ecco come il diritto di continuità territoriale si è trasformato in “lusso”

“E tornare a viaggiare, e di notte con i fari illuminare, chiaramente la strada per saper dove andare”.

Queste sono le parole che intonava Lucio Battisti nel suo celebre brano del 1977, usando come metafora un viaggio in auto con l’intento di parlare del cammino della vita e delle eventuali difficoltà che è possibile incontrare lungo la strada. Di difficoltà a causa “del viaggio”, molti andati via per necessità di studio o di lavoro, ne conoscono tante.

Poi, se nati e cresciuti “sotto il segno del Meridione”, il “peso della valigia” come intonava- questa volta- Luciano Ligabue, lo si sente ancor di più, a causa di quel “caro prezzi” che il portafoglio dei fuori-sede subisce in specifici periodi dell’anno.

LE “VOCI” di chi non ci sta

Il caro voli durante le festività che arriva a costare anche più di un viaggio intercontinentale, l’impossibilità di trovare posti liberi sui treni, l’incertezza sui tempi di percorrenza e sugli orari, sono solo alcuni degli esempi più frequenti che si riversano sulla vita delle “voci del sud” i quali ogni anno, per tornare a casa, si trovano a pagare prezzi del biglietto schizzati alle stelle. 

C’è chi organizza bus con più di tre mila adesioni, come i ragazzi del gruppo “Un terrone a Milano” da Milano giù fino a Catania e Palermo o chi fa i sit-in all’aeroporto. Altri ragazzi, come quelli del comitato “Un Si Parte”, che lo scorso anno hanno organizzato un blitz ed esposto uno striscione al “Falcone e Borsellino” di Palermo con la scritta: «L’emigrazione forzata costa cara: no al caro voli!» C’è infine chi raccoglie le firme per creare una compagnia aerea siciliana.

In particolar modo per la regione Siciliana, sono tante le forme con cui si combatte questo “nocciolo duro“, oggetto di numerosi – ed accesi- dibattiti ma di pochi fatti.

“Il peso della valigia” oltreché del portafoglio. Prezzi troppo cari e spese insostenibili.

Turismo, crescono i numeri ma si lotta contro gli abusivisti

“Non si rinuncia a viaggiare sotto le feste, ma il perdurare dell’inflazione mette in crisi le famiglie italiane”. Titolo da Rivista di Economia e Finanza a parte, in poche battute si riassume la dilatazione di un fenomeno che mette in ginocchio i cittadini italiani in favore di società di trasporti che lucrano proprio su quelle situazioni d’opportunità di ricongiungimento della vita familiare.

I dati parlano chiaro: nelle festività natalizie e pasquali, i biglietti dei voli aerei hanno subito un aumento di prezzi di 10 euro in più a tratta per i collegamenti europei e fino a 100 euro in più per i collegamenti interstatali. A pesare, per gli economisti, non è soltanto il rincaro del prezzo del cherosene, ma anche l’offerta ridotta e la domanda più elevata.

Mancanza di investimenti, uso poco saggio dei fondi destinati al turismo, una comunicazione sbagliata, tutte giustificazioni davanti ad un problema che, sì, certamente si è aggravato negli ultimi due anni a causa della pandemia, ma non nasce certo in relazione al Covid: la sua origine si rintraccia in una serie di punti molto eterogenei, che spesso si intrecciano alla politica.

Ripresa apparente: quando i numeri contano poco

Basta riflettere su alcuni dati. Questa estate si è registrata una ripresa di almeno il 70/80 per cento rispetto al periodo pre-Covid quando i pernottamenti furono 15,1 milioni. E anche i dati dei passeggeri in transito negli aeroporti siciliani lo confermano. A Catania nel solo mese di agosto si è contato il 14,8 per cento in più rispetto allo stesso mese dello scorso anno. A Palermo +7,5 per cento, a Trapani +62 per cento sullo scorso anno e a Comiso si è registrato un incremento del 23 per cento.  

Ora, la minaccia si chiama “caro energia”

Tornano i turisti ma ci sono dei problemi. Tra gli innumerevoli, si aggiunge la questione del rincaro bollette.  Con un Pun – acronimo di Prezzo unico nazionale ovvero il prezzo di riferimento all’ingrosso dell’energia elettrica che viene acquistata sul mercato della Borsa Elettrica Italiana – in aumento del 40 per cento e senza nessun intervento nei prossimi mesi, si registra la diffusione di un male diffuso in tutta Italia.

Pensiamo alle strutture, come un hotel sul mare in Sicilia, che sono passate da una bolletta di 40mila euro nel luglio 2021 a 144mila euro nello stesso mese di quest’anno.

Le agenzie di viaggi poi, al problema della lievitazione dei prezzi, pure quelli dei biglietti aerei, risponde con lo strumento della concorrenza sleale. La costruzione dei pacchetti turistici da parte dei tour operator in una situazione di crisi ha favorito la proliferazione di quelle organizzazioni non regolari che, non essendo soggetti al rispetto di nessuna normativa fiscale, tecnica e assicurativa a cui sono soggetti le agenzie ed i tour operator, nel proporre un prodotto a prezzo molto più competitivo, provocano l’alterazione del mercato libero.

Mille euro per un Palermo-Roma, la Regione Sicilia ricorre all’Antitrust

Spuntano due striscioni di protesta a Punta Raisi. “Basta Caro Voli”!.

La questione è stata scoperchiata stavolta dal Presidente della Regione Siciliana Renato Schifani, che ha fatto esperienza in prima persona, di recente, dei tanti disagi che provano sulla propria pelle molti siciliani che tornano a casa per le vacanze. “Lo scandalo del caro voli che da tempo colpisce i siciliani deve trovare una risposta, immediata ed efficace. La regione Sicilia denuncerà la questione all’Antitrust, coinvolgendo i migliori avvocati esperti del settore”, ha detto Schifani, come riporta La Repubblica.

Ma serve anche più attenzione da parte del governo. È inaccettabile che a minare il diritto alla mobilità dei cittadini sia una compagnia a capitale totalmente pubblico come ITA, impegnata in un cartello con Ryanair sulla rotta Palermo-Roma in quanto unici vettori ad operare su quel percorso. Torno perciò a chiedere al governo di farsi sentire, ed in particolare modo al MEF, al quale da tempo abbiamo posto anche altri temi urgenti su cui non abbiamo ancora ottenuto risposte”, ha concluso, chiedendo a gran voce l’intervento del Governo.

Ryanair, Wizz Air, EasyJet e Ita sono le principali compagnie aeree che offrono servizi di trasporto aereo nazionale verso la Sicilia. Già nelle sue valutazioni preliminari, quelle che hanno dato via all’istruttoria, l’Antitrust scrive che «l’incremento dei prezzi dei biglietti aerei nel periodo natalizio potrebbe essere il frutto di un comportamento collusivo tra i vettori aerei, eventualmente facilitato dall’utilizzo di algoritmi di prezzo, piuttosto che un adattamento razionale alle condizioni di mercato».

Il rapporto tra attuazione e Costituzione: ecco come il rispetto della “Continuità territoriale” rimane su carta.

Il caro voli che colpisce la Sicilia è una follia che mina il principio fondamentale di “continuità territoriale”.
Con il termine continuità territoriale si indicano quegli strumenti legislativi che hanno lo scopo di garantire i servizi di trasporto ai cittadini abitanti in regioni “disagiate” della nazione a cui appartengono, ovvero di rafforzare la coesione tra le diverse aree di uno stesso Stato, superando svantaggi connessi alla loro lontananza, irraggiungibilità o difficoltà di accesso. In pratica, questo principio si traduce in un sistema di aiuti o strutture fornite dallo Stato ai cittadini o alle entità regionali interessate.

Caratteristica fondamentale della continuità territoriale è la base normativa come Servizio pubblico, il quale rende possibile la deroga ai principi di libero mercato e della libera concorrenza, affinché i trasporti possano essere fruibili a prescindere dall’effettiva redditività ottenibile da parte del vettore.

In Italia i trasporti sono derogati alle Regioni, che hanno facoltà di legiferare in merito alla gestione. Nel caso specifico della Continuità territoriale si agisce – previa autorizzazione del Ministero dei trasporti e previa approvazione di decreto di onere di servizio pubblico sulla tratta interessata – in modo da concedere in esclusiva tramite gara d’appalto deroghe e concessioni. Nella situazione attuale, una vera e propria “continuità territoriale extra regionale” è stata applicata solo dalla Sardegna, mentre la Sicilia usufruisce di tale strumento normativo per collegare alcune delle isole.

A livello di attuazione, tuttavia quello che si registra, purtroppo, è proprio l’effetto contrario. Associazioni dei consumatori, sindacati, hanno denunciato questa escalation dei prezzi con il formarsi di fatto di un ‘cartellò da parte delle compagnie, che mantiene i prezzi dei biglietti per i vettori sulle rotte da e per Sicilia su cifre davvero insostenibili. In questa maniera si lede il principio della accessibilità alla mobilità penalizzando ancora una volta la Sicilia.

Promesse politiche: una questione tra Prìncipi e Princìpi

Per Sicilia e Sardegna, a luglio del 2022, tra le aule di Montecitorio si sente riecheggiare la proposta d’introduzione del c.d. “il principio di insularità” volto a superare le difficoltà legate al sistema dei trasporti e poi le diseconomie provocate dall’essere isola.

Una questione di “pari opportunità”: dai trasporti alle infrastrutture continuando con l’energia. Il principio di insularità viene inserito nella Costituzione per mezzo della modifica all’art 119 e per le isole, dalla Sardegna alla Sicilia, delineando nuovi percorsi per superare le difficoltà con cui fanno i conti da anni. Ma si sa: per vedere risultati, ne deve passare di acqua sotto i ponti (e con ciò non ci si riferisce a quello sullo Stretto!).

Il principio di insularità, difatti non sarà ancora possibile da applicare, fino a quando, in pratica, si tradurrà in procedimenti attuativi.

Tra Svolta&Manovra ma non alla guida: l’instaurazione di un fondo ministeriale

In occasione di approvazione della Legge di Bilancio dello scorso dicembre, è stato istituito in Commissione Bilancio della Camera dei deputati l’emendamento a firma dell’esponente del M5S Angela Raffa, un fondo ministeriale contro il caro voli per Sicilia e Sardegna, ovvero le regioni d’Italia più penalizzate con riferimento alla continuità territoriale. Il fondo, si legge nel provvedimento, avrà una dotazione di 5 milioni di euro per il 2023 e di 15 milioni dal 2024.

“Finalmente – spiega la prima firmataria – affrontiamo in maniera seria il problema. Questo è stato possibile grazie alla riforma costituzionale, fortemente voluta ed ottenuta al fotofinish della scorsa legislatura, riconoscendo il principio di insularità nell’art. 119 della nostra Carta costituzionale”.

Sulla quantificazione del fondo, in termini di sufficienza, è bene rimetterlo agli esperti di settore, ma sicuramente è innegabile definirlo come un primo passo e risultato storico.

In termini di soluzioni, la verità, probabilmente ( in attesa delle conclusioni dell’Antitrust) la conosce solo questo famoso algoritmo che regola i prezzi. 

Come utilizzare questi soldi, però, non lo sa nessuno, ed è probabile che si arrivi al prossimo Natale senza nessun regolamento attuativo.

In conclusione ed in attesa, è bene riflettere che siamo, come in tutti gli aspetti “social” della nostra vita, nelle mani dell’algoritmo, e contro l’algoritmo, ormai si sa, ben poco è possibile fare.


Elisabetta Costa

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