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Troppi casi e poche soluzioni. Il numero dei femminicidi in grave aumento.

Stiamo assistendo sempre più ad escalation di violenze sulle donne (il cosiddetto fenomeno del “femminicidio”), che nei casi più gravi porta a conseguenze addirittura irreversibili.

I femminicidi registrati in Italia nel 2021 sono stati 118.
102 donne uccise in ambito familiare, di cui 70 per mano del partner o dell’ex.

Il Presidente della Cassazione Pietro Curzio, all’apertura dell’Anno Giudiziario, ha sottolineato come ci sia un “preoccupante incremento dei reati all’interno della famiglia” che spesso è provocato da una “tensione irrisolta nei rapporti di genere”.

Emerge spesso che si tratti di “morti annunciate”, arrivate dopo periodi di stalking, minacce verbali o fisiche verso donne che molte volte tardano a chiedere aiuto.

Il movente passionale è quello che la fa da padrone in numerosi casi di femminicidio.

Celebre, negli scorsi anni, il caso di Saman Abbas, ragazza di 18 anni pakistana che dal 2016 viveva in Italia, a Novellara, con la famiglia.

La giovane scomparve nella notte tra il 30 aprile e il 1 maggio. Secondo gli inquirenti Saman fu uccisa dai suoi familiari e il suo corpo fu occultato perché si era opposta a un matrimonio combinato.

Episodi di femminicidio più recenti

L’anno in corso vede già una lunga lista di donne vittime di violenza. In particolare negli ultimi giorni con casi che hanno destato particolare clamore.

A Sarzana, in Liguria, Daniele Bedini pare abbia ucciso due donne a distanza di poche ore.

Le vittime sono Camilla e Nevila entrambe uccise con colpi d’arma da fuoco.

Secondo le indagini il movente pare sia quello della rapina, al fine di estorcere denaro da utilizzare per l’acquisto di droga.
Bedini oltretutto risultava in stato di libertà, nonostante dal 1 febbraio fosse stato condannato a tre anni di reclusione per rapina aggravata.

Caso simile ha sconvolto Vicenza, dove Zlatan Vasiljevic, prima di suicidarsi, ha ucciso l’ex moglie Lidia Miljkovic e l’ex compagna Gabriela Serrano.

Secondo le ricostruzioni Zlatan avrebbe chiamato e dato appuntamento all’ex compagna, che una volta salita sulla sua auto avrebbe freddato con un colpo alla nuca. E non solo.

Con il corpo ancora in auto pare abbia atteso l’arrivo dell’ex moglie cui ha sparato fino alla morte.
Dopo il duplice femminicidio si è poi diretto verso la tangenziale di Vicenza dove si tolto la vita con la stessa pistola, detenuta illegalmente.

L’uomo, già arrestato nel 2019 per maltrattamenti in famiglia e minacce, aveva un divieto di avvicinamento all’ex moglie con l’obbligo di presentarsi alla polizia giudiziaria.
Nelle denunce contro di lui emergevano spesso minacce di morte.

Questa, come molte altre, è una vera e propria tragedia annunciata.

Femminicidi, le pecche della giustizia

Sono tanti i segnali che non vengono presi in considerazione dai giudici o non sono ritenuti abbastanza rilevanti. Purtroppo però in questo modo si fa sempre più fatica ad evitare il peggio.

Uno dei problemi più evidenti è quello del sistema penale che non riesce né a prevenire né a impedire che tali episodi avvengano.

Carlo Bonini, giornalista e scrittore, in un suo articolo su La Repubblica trova una spiegazione a questa scia di sangue dicendo: “L’incapacità di spezzare questa maledizione, l’impotenza di un sistema dove gli strumenti di prevenzione così come i percorsi dell’accertamento delle responsabilità e dell’esecuzione della pena sono in balia di variabili indipendenti, di istituzioni e corpi intermedi che marciano in ordine sparso e nel rimpallo di competenze e responsabilità, non sono altro che l’ennesima pagina di una storia che documenta quella solitudine che è diventata la cifra dell’individuo nel suo rapporto con lo Stato e, dunque, con i propri diritti. A cominciare da quelli di chi, vittima di violenza, di intimidazione, dallo Stato chiede innanzitutto di essere protetto. Prima che sia troppo tardi.”

I dati statistici in aumento di anno in anno stanno portando allo scoperto un problema che non può più essere ignorato.

Dunque, serve un cambiamento legislativo in modo da poter difendere efficacemente le tante vittime di violenza e una campagna di sensibilizzazione sia verso le donne, che devono denunciare e affidarsi alle autorità, sia verso gli uomini, inculcando una cultura del rispetto verso l’altro sesso che giorno dopo giorno scompare. Il processo è lungo, quanto sangue ancora deve scorrere per porre rimedio a questo dramma?

Carmela Fusco

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