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Con un decreto approvato in data 19 settembre 2023 il Parlamento italiano ha dato il via libera all’istituzione di una ZES (Zona Economica Speciale) unica per tutto il Sud Italia.

Già in passato, quando la proposta portata avanti dal ministro Raffaele Fitto era in odore di “promozione”, avevamo espresso in questa sede diverse perplessità circa i reali benefici che una scelta del genere potrà effettivamente apportare nei territori economicamente più arretrati del nostro Paese (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sicilia e Sardegna).

ZES unica: quali criticità?

Una prima e seria preoccupazione riguarda proprio il principio alla base della ZES unica, vale a dire l’uniformità delle diverse regioni in questione. In breve, come è possibile prendere una decisione comune che vada incontro ai bisogni specifici delle singole aree del Mezzogiorno?

Il detto secondo cui tutto il mondo è Paese vale fino ad un certo punto e non sembra proprio questo il caso. Negli ultimi anni, infatti, anche grazie a specifiche politiche regionali alcune aree hanno conosciuto un notevole sviluppo, trainato principalmente dal settore del turismo.

Si pensi al caso specifico della Puglia, divenuta ormai meta privilegiata dei visitatori nazionali e stranieri. La regione in questione colleziona numeri importanti di presenze non solo in estate ma anche nelle altre stagioni. Tutto ciò permette la fioritura di diverse attività imprenditoriali che fanno del tacco dello Stivale “la Lombardia del Sud”.

Purtroppo la Puglia (specie il barese e il Salento) è ad oggi un caso isolato, una stella brillante certamente più delle altre della stessa costellazione. Ecco allora che torniamo al fulcro del discorso. Sarà possibile pensare a politiche di sviluppo comuni tanto per una regione in rampa di lancio quanto per le altre zoppicanti sorelle?

Perché, in definitiva, è questo il principale nodo da sciogliere dal 1° gennaio 2024, quando verrà istituita una sola cabina di regia atta a prendere in carico le diverse richieste dei singoli enti per agevolare lo sviluppo economico del Mezzogiorno.

Sulla carta questo compito è certamente nobile, decisamente utopistico oseremo dire. Si pensi infatti (e qui veniamo al secondo problema) che fino a poco tempo fa, quando molteplici erano le ZES sparse nel Sud Italia, numerosi sono stati gli intoppi burocratici incontranti da varie aziende che avevano espresso la volontà di investire sul territorio.

Il Governo per far fronte alla questione ha deciso di consegnare ad un’unica mano una responsabilità molto grande. Siamo proprio sicuri che ciò sia la soluzione? Ai posteri l’ardua sentenza!

Felice Marcantonio

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