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Ferragosto alle porte e scatta l’esodo per le vacanze, migliaia di italiani si preparano a partire: assalto ai traghetti, treni pieni e traffico intenso su strade e autostrade.

Ma com’ è la situazione di infrastrutture e trasporti nel Sud Italia?

Per qualità e per estensione del territorio, il Sud è ultimo in fatto di qualità di strade, ferrovie e porti. Facciamo il punto della situazione.

Strade e autostrade

In Italia ci sono oltre 19 mila chilometri di strade statali, più della metà solo al Sud. Si potrebbe asserire che l’area meridionale vanta un’estensione della rete doppia rispetto a tutto il resto del Paese. Nonostante i numeri, su molti versanti resta un’insufficienza qualitativa, che frena l’enorme potenzialità.

Allo stesso modo, anche con le autostrade il Mezzogiorno supera per numero di chilometri le aree di Centro e Nord. In ogni modo si tratta di autostrade fatiscenti e molte città tutt’oggi non godono di collegamenti adeguati e diretti come nel caso di Lecce; o la Salerno-Reggio Calabria che tra cantieri infiniti e depositi vari, l’unica garanzia che presenta ogni giorno – soprattutto in questo periodo – sono disagi e incomodi. 

Un capitolo ancora più dolente riguarda la Sicilia, la cosiddetta isola “interrotta”. Il territorio della vecchia Trinacria gode di più di mille chilometri di strade che non conducono da nessuna parte e le autostrade restano per gran parte incompiute, con scarsa manutenzione, e prive di tangenziali.

Ma, ritornando sulla terraferma ai piedi dello stivale, è opportuno parlare della Calabria e della sua Statale Jonica – la strada della morte. Si tratta dell’unica arteria che collega tutta la dorsale jonica, da Reggio Calabria fino a parte della Puglia. La statale 106 è fra le più pericolose vie di collegamento in territorio calabrese, ha solo una carreggiata per senso di marcia, nessuno spartitraffico o banchina, irrompe nei paesi e nei centri abitati e in caso di piogge forti, si frantuma come se fosse fatta di sabbia.

Negli ultimi decenni non c’è governo che non abbia promesso e promosso l’ammodernamento ma resta ancora un’utopia.

Rete ferroviaria

La ferrovia Napoli-Portici fu la prima linea ferroviaria costruita nella penisola italiana, nel territorio all’epoca facente parte del regno delle Due Sicilie, commissionata da re Ferdinando II. Oggi, osservando la situazione comprendiamo che, in questo ambito, il Mezzogiorno ha raggiunto altri primati, ma meno incoraggianti: la maggiore estensione di strada ferrata possiede il più alto numero di chilometri a binario singolo e gran parte della rete complessiva non è elettrificato.

Basterebbe considerare i tempi di percorrenza per raggiungere da Napoli le città della Puglia, quelle del Molise o dell’Abruzzo, per non parlare di alcune parti della Basilicata e della Calabria. Paradossalmente con l’automobile o pullman i tempi si dimezzano.

Secondo l’ultimo rapporto dell’Ance, in termini di accessibilità, ossia nella facilità o meno di raggiungere quella infrastruttura, il meridione si trova agli ultimi posti in Italia e in Europa. 

La Puglia, ad esempio, viaggia su binario unico da circa quarant’anni, ma facciamo il punto della situazione. I viaggiatori che salgono per la prima volta a bordo di un treno partito da Bologna e diretto a Bari, si accorgeranno che da Termoli in poi, i due binari che corrono paralleli fin lì scompaiono, lasciando posto unicamente al panorama mozzafiato del mare Adriatico. In una regione che vive di turismo e sempre più proiettata sulla scena economica internazionale, il trasporto su rotaia è ancora troppo sottosviluppato.

Da anni, ormai, la situazione resta immobile e non c’è in vista un cambiamento. Ma ci teniamo a ricordare che “binario unico” non significa tratta insicura ma è inevitabile, ancora dopo sei anni, ricordare la strage ferroviaria tra Andria e Corato, che causò la morte di 23 persone. Questo avvenimento, ancora pesa nell’immaginario collettivo nonostante l’inchiesta abbia dimostrato un errore di comunicazione tra le due stazioni di provenienza dei convogli.

Per la Campania è impossibile non menzionare la fatiscente Circumvesuviana, la linea ferroviaria da anni sul podio delle peggiori in Italia.

Per quanto riguarda l’Alta velocità, non tutti sanno che nelle regioni del Centro-Nord e in una parte della Campania questa viaggia a 300 chilometri l’ora, con possibilità di raggiungere i 350; per il Mezzogiorno si arriva a malapena a 200 sulle tratte Salerno-Reggio Calabria e Taranto-Potenza-Battipaglia, e consiste in un semplice riadattamento di linee tradizionali già esistenti.

Porti

Osserviamo, anche per la questione porti, che il Mezzogiorno offre una maggiore dotazione con 285 scali, mentre se ne contano 165 al Nord e 84 al Centro. Tuttavia, le regioni settentrionali presentano una concentrazione più alta. Nel Sud, al contrario, si registra una maggiore dispersione.

Nell’ultimo decennio, mentre quasi tutti i maggiori porti del nord hanno aumentato sensibilmente il proprio volume di movimentazione, al sud resta la staticità perdendo, in alcuni casi, la possibilità di sviluppo.

L’Italia è davvero divisa in due?

Il rilancio dell’Italia dovrebbe partire dalla cessazione del divario NORD-SUD. Le due parti del Paese vanno tenute insieme grazie a strategie di crescita comune anche perché sono di fatto legate tra loro da reti di rapporti commerciali e produttivi.

Sicuramente il fatto che non esiste una visione unitaria nel campo delle infrastrutture è un grosso problema ma è importante sottolineare che il Sud è accompagnato da non pochi limiti, fin troppo conosciuti: incapacità progettuali a livello locale, rallentamenti burocratici, debiti e in alcuni casi l’incapacità di governare.

Negli ultimi vent’anni nessun investimento infrastrutturale è stato realizzato, abbiamo riscontrato solo una serie di opere scoordinate tra loro, legate più alle esigenze di singole aree che ad una visione di sviluppo nazionale.

Basterebbe riconoscere che investire nelle infrastrutture di trasporto, ferroviarie e stradali, potrebbe rappresentare uno degli strumenti più efficaci per riavvicinare il paese all’Europa e al tempo stesso sostenere l’economia e l’aumento del lavoro.

Il Mezzogiorno va messo nelle condizioni di rafforzarsi.

Il Sud non va dimenticato.

Loredana Zampano

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