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Questo fine settimana si svolgeranno in tutta Europa le elezioni europee. Ogni cinque anni i cittadini dell’Unione Europea sono chiamati a eleggere i propri rappresentanti come membri del Parlamento Europeo. L’Italia, unicamente per queste elezioni, ha avviato una sperimentazione per il voto fuorisede degli studenti che vivono lontano dalla propria residenza, escludendo però i lavoratori.

Gli studenti che volevano usufruire di questa nuova modalità di voto avrebbero dovuto fare richiesta al proprio comune di residenza entro il 5 maggio. I dati però ci dicono che il numero di persone che hanno fatto effettivamente richiesta è pari a 23.734 su un totale di 591 mila studenti fuorisede. Questi numeri esigui sono imputabili alla pigrizia o a una modalità di voto poco agevole?

Per le elezioni europee l’Italia viene divisa in circoscrizioni: la Circoscrizione Nord-Ovest che comprende Piemonte, Valle d’Aosta, Liguria e Lombardia; la Circoscrizione Nord-Est che comprende Trentino-Alto Adige, Veneto, Friuli-Venezia Giulia ed Emilia-Romagna; la Circoscrizione Centro che comprende Toscana, Umbria, Marche e Lazio; la Circoscrizione Sud che comprende Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata e Calabria e la Circoscrizione Isole che comprende Sicilia e Sardegna. Come vi abbiamo già illustrato in un articolo precedente, il sistema delle Circoscrizioni complica le cose poiché se si vive temporaneamente in un comune che non appartiene alla propria Circoscrizione è necessario recarsi nel capoluogo della regione in cui ci si trova per poter votare. Quasi il 90% degli studenti fuorisede saranno dunque costretti a spostarsi almeno nel capoluogo di regione per esercitare un proprio diritto. Facciamo un esempio pratico e realistico: uno studente lombardo che studia a Sassari dovrà necessariamente affrontare un lungo viaggio di tre ore verso Cagliari per poter votare.

Bisognerebbe mettere le persone nelle condizioni di poter esercitare un proprio diritto nel modo più semplice possibile, data anche la pesante sfiducia nella politica e nelle istituzioni che caratterizza il nostro tempo. Il voto è l’unico modo che i cittadini hanno per far sentire la propria voce. È stato fatto un passo avanti che evidentemente non è bastato se solamente lo 0,4% degli studenti fuorisede potrà votare nel comune dove studia. Ci vuole un cambiamento concreto.

Alessandra Cau

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