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Riscaldamenti, rinvio accensione degli impianti: colpa dell’emergenza climatica

Siamo quasi alla fine di un anno che sin dall’inizio si è mostrato non privo di motivi di preoccupazioni.


Tra le varie questioni importanti quello che più ha destato timore per gli Italiani sono stati i rialzi dei prezzi generali, e soprattutto i rincari delle bollette. A tal proposito, infatti, soltanto un mese fa vi abbiamo parlato del “Decreto riscaldamenti” e delle nuove misure varate dal Ministro della Transazione Ecologica Roberto Cingolani. Uno dei punti del decreto era legato alle date di accensione degli impianti di riscaldamento, che avevano visto già uno slittamento rispetto agli anni passati e una riduzione di ben 15 giorni per il loro funzionamento. L’obiettivo, così come dichiarato, era quello di risparmiare sin da subito.

Ulteriore rinvio per l’accensione degli impianti di riscaldamento


Sebbene ci siano state sin da subito polemiche, con tanto di commenti generali da parte dei cittadini che anche sui social hanno espresso la loro preoccupazione sia in termini economici ma anche di benessere, oggi constatiamo un altro rinvio.

È stato previsto, infatti, un ulteriore slittamento per molti comuni compresi nella Zona E, per cui l’accensione era stata stabilita dal 22 ottobre.

Si tratta di comuni che hanno predisposto il rinvio proprio a causa delle temperature superiori alle medie stagionali.

Milano e Torino, ad esempio hanno prorogato l’accensione al 3 novembre. Bologna, invece, dopo un primo rinvio al 2 novembre la data stata slittata ancora al 7 novembre.

Effetti dell’emergenza climatica sui riscaldamenti


È stato detto, percepito e anche confermato dall’Istituto di “Scienze dell’atmosfera e del clima” del Consiglio Nazionale delle Ricerche che il 2022 sia stato l’anno più caldo di sempre in Italia. Una situazione che ci riporta immediatamente a una delle questioni più delicate degli ultimi tempi e che sempre più si impone nelle nostre vite con urgenza: il cambiamento climatico.


Quello che si può ben intuire è che sì il risparmio è sicuramente il motore del decreto Mite, così come lo è stato per gli interventi dei singoli sindaci nel predisporre rinvii, ma più di tutto ciò è stato a causa delle temperature insolite. Dell’emergenza climatica, dunque.


Un argomento questo, però, che vede più l’interesse del popolo che non dei partiti. Tant’è vero che lo stesso decreto varato da Cingolani l’8 ottobre ha come scopo unico quello di risparmiare in termini economici e soprattutto quello di prepararsi a eventuali interruzioni delle forniture di gas dalla Russia. Nessun accenno, dunque all’ambiente, così come evidenziato nel corso della campagna elettorale. Infatti, la transizione ecologica era stata soltanto citata senza dare seguito a proposte utili per un intervento quanto mai urgente.

Carmela Fusco

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