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Storie e influenze musicali durante il nazismo

Nel Giorno della Memoria, un omaggio ad alcuni compositori che hanno collaborato a mantenere viva la nostra coscienza di fronte alle tragedie consumate durante il regime della Germania nazista.

A 140 anni dalla morte di Richard Wagner si dibatte ancora sull’influenza della sua musica nelle idee ultranazionaliste e razziste della Germania nazista all’inizio degli anni ‘30, a partire da un saggio dello stesso Wagner Das Judenthum in der Musik, contenente un duro attacco nei confronti degli ebrei e del loro influsso sul panorama musicale.
E’ risaputo del rapporto di amicizia
Tutta l’arte non allineata ai canoni della tradizione germanica venne definita arte degenerata a partire dal modello wagneriano .

La musica classica

Una delle vicende più eroiche e allo stesso tempo inquietanti è legata a Viktor Ullmann compositore e pianista austriacoe Hans Krása, compositore ceco, divenuti un simbolo di speranza all’interno del campo di Theresienstadt per aver organizzato eventi culturali e musicali nell’arco dei due anni di permanenza.
Incredibilmente permesse, purtroppo le attività vennero utilizzate dai nazisti come propaganda per nascondere le vere atrocità dei campi di concentramento.
Morirono nel 1944, presumibilmente il 18 Ottobre, poco dopo lo spostamento da Theresienstadt ad Auschwitz.

Erwin Schulhoff, comunista di origine ebraica, chiese la cittadinanza sovietica per sé, sua moglie e suo figlio, ricevendola nell’Aprile 1941. Schulhoff ritirò il visto per emigrare il 13 giugno 1941, ma, con l’invasione nazista dell’Unione Sovietica del 22 giugno, divenne impossibile lasciare il Paese e Schulhoff fu arrestato il giorno successivo.

A differenza di altri noti personaggi della cultura ceca, come lo stesso Viktor Ullmann, Schulhoff fu arrestato per essere cittadino sovietico, oltre che ebreo. Non fu portato al famigerato campo di Theresienstadt, ma in un campo di concentramento a Wülzburg, in Baviera, dove morì di tubercolosi nell’agosto 1942.
Nonostante un prematura morte, Schulhoff rappresenta la sintesi musicale delle influenze di quel periodo, dalla musica jazz e ragtime alle prime avanguardie, passando per il Dadaismo.

Sorte meno tragica per Arnold Schoënberg, padre della dodecafonia, riuscito a scampare alle persecuzioni rifugiandosi negli Stati Uniti. Scrisse il breve oratorio “Un sopravvissuto di Varsavia”, basato sull’incredibile vicenda di un uomo fuggito dal ghetto polacco.

Compositori italiani

Anche i compositori italiani di origine ebraica Vittorio Risi, Renzo Massarani e Mario Castelnuovo-Tedesco dovettero rifugiarsi fuori dai confini italiani.
Quest’ultimo venne aiutato da Arturo Toscanini a trasferirsi negli Stati Uniti ricostruendo una luminosa carriera di compositore (anche di colonne sonore per Hollywood) e di docente. Tra i suoi allievi il premio oscar John Williams.

Ricorda cosa ti hanno fatto in Auschwitz”, compose Luigi Nono (genero di Schoënberg), opera su nastro magnetico a partire dalla musica di scena composta per “Die Ermittelung” di Peter Weiss, pièce teatrale basata sul processo di Francoforte ai nazisti delle SS.

Le colonne sonore della Memoria

Il mondo della cinematografia ci ha aiutato negli anni ad avere una rappresentazione chiara e purtroppo dolorosa degli orrori del Nazismo, portando sul grande schermo alcuni dei migliaia di racconti seppelliti nella storia.
A dodici anni dalla pubblicazione del diario di Anna Frank, Hollywood decise di trasporre su schermo la pluripremiata pièce teatrale che Frances Goodrich e Albert Hackett avevano allestito nel 1955 a New York. Per calarsi meglio nel contesto, il maestro Alfred Newman (padre fondatore della colonna sonora così come la conosciamo oggi) si recò personalmente ad Amsterdam, nei luoghi di Anna Frank, conobbe il padre Otto, visitò la casa, la soffitta-nascondiglio e creò una colonna sonora di grande impatto emotivo e, al contrario dell’idea comune, ricca di speranza.
John Williams è internazionalmente riconosciuto come uno dei migliori compositori della storia delle colonne sonore e deve uno dei suoi cinque premi Oscar al capolavoro Schindler’s List, regia di Steven Spielberg, e in particolare all’iconico quanto drammatico tema del violino.
Famoso al grande pubblico per le iconiche colonne sonore di The Exorcist e di Shining, Krzysztof Penderecki compone Dies Irae: Oratorio in memoria delle vittime di Auschwitz, eseguito nel 1967 nella zona del campo di concentramento.

La canzone italiana e internazionale

Considerata la prima canzone ispirata ai tragici avvenimenti dell’Olocausto e riportato alla luce solo nel 2006 dal band new-Klezmer The Klezmatics, Ilsa Kloch è un testo scritto dal pioniere della canzone di protesta Woody Guthrie (padre spirituale di Bob Dylan) pochi anni dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale in occasione della scarcerazione della sadica torturatrice moglie del generale Otto Karl Koch, arrestata nuovamente poco tempo dopo e condannata all’ergastolo.
Un altro dei padri del cantautorato come Leonard Cohen, nel 1984 pubblica Dance me to the end of love, canzone d’amore e di speranza all’interno del dramma, ispirata ai racconti su piccoli gruppi musicali, in questo caso un quartetto d’archi, costretti a suonare durante le esecuzioni nelle camere a gas.

Anche il cantautorato italiano ha saputo regalare alcune perle musicali per tenere viva la memoria, a partire dalla celeberrima Auschwitz di Francesco Guccini, passando per la produzione più recente di Francesco De Gregori con Numeri da scaricare.
Portata al successo da Franco Battiato, Juri Camisasca raccontò con Il Carmelo di Echt alcuni momenti della storia di Edith Stein, ebrea convertita al cattolicesimo e diventata monaca con il nome di Teresa Benedetta della Croce, proclamata santa nel 1998 da Papa Giovanni Paolo II.
Un ultimo doveroso spunto lo forniscono i Radiodervish con il singolo Giorni Senza Memoria, un invito a non dimenticare non solo gli eventi drammatici dell’Olocausto, ma a mantenere vivo anche il ricordo di tutte le stragi compiute dalla follia umana in nome del potere o del denaro.

Antonio Montecalvo

One response

  1. Nessun essere umano avrebbe mai dovuto partorire quella pagina buia che ha segnato l’umanità. Così non è stato, l’unica cura per evitare altri genocidi, è il ricordo. La musica è un’ottimo strumento per non dimenticare le atrocità del nazismo, in nome della banalità del male.

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