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In Italia nuovo allarme: mancano lavoratori stagionali, che ci sia il reddito di cittadinanza di mezzo?

La stagione estiva appena iniziata, quest’anno non sarà colpita solo dal caldo torrido, ma anche da un nuovo fenomeno, alquanto insolito per il periodo socio-economico che da anni stiamo attraversando. C’è infatti una forte difficoltà a reperire i cosiddetti lavoratori stagionali, colonna portante di ogni estate che si rispetti.

CHI SONO QUESTI LAVORATORI

Con questo termine indichiamo una categoria di lavoratori che presta la propria opera professionale in un determinato periodo dell’anno, per un breve arco temporale anche a carattere periodico in settori come quello agricolo, alimentare, della ristorazione, dello spettacolo e turistico.

Secondo le stime di associazioni di categoria come Federalberghi, quest’estate mancano all’appello circa 300.000 lavoratori tra camerieri, cuochi, baristi e lavoratori del settore turistico. Un dato che ha dell’incredibile rapportato ormai all’altissimo tasso di disoccupazione soprattutto tra i giovani.

QUALI POSSONO ESSERE LE CAUSE

La questione è di dibattito pubblico con esponenti della politica e dell’imprenditoria che hanno espresso il proprio pensiero a riguardo. Il Ministro del Turismo Massimo Garavaglia ha affermato in un’intervista che una delle cause possa essere il reddito di cittadinanza. Infatti la misura di sostegno economico disincentiverebbe l’accettazione di un lavoro come quello stagionale che spesso è meno retribuito del sussidio, dunque per molti non è conveniente rinunciare al reddito per un lavoro faticoso e mal pagato.

Anche secondo Licia Ronzulli, senatrice di Forza Italia, sostiene fermamente che il reddito di cittadinanza debba essere sospeso in estate, così da risolvere il problema della mancanza di lavoratori.

Il vero problema secondo molti altri, invece, riguarda le condizioni di lavoro offerte: turni massacranti senza alcuno straordinario riconosciuto e retribuito, ferie e permessi. E in tutto ciò una condizione di precarietà determinata dal fatto che terminata l’estate termina l’occupazione. Altra piaga da tenere in considerazione è anche il lavoro “nero”, assunzioni che restano in parte o del tutto sommerse, evadendo fisco e contributi.

Giselda Campolo, segretaria generale della Cgil Filcams di Messina ha dichiarato che “Gli stagionali sono lavoratori a consumo, da spremere bene durante i mesi in cui servono”. Consultando i dati dell’Ispettorato del lavoro relativi al 2020, è solo di 581 euro al mese il reddito medio di un lavoratore stagionale, circa la metà dello stipendio medio base di un lavoratore nel settore della ristorazione.

LE SOLUZIONI DELLA POLITICA

Il Ministro del Lavoro Andrea Orlando, quello del Turismo Massimo Garavaglia e quello dell’Economia Daniele Franco stanno lavorando ad un piano per risolvere quest’emergenza rendendo compatibile lavoro stagionale e reddito di cittadinanza, permettendo a chi accetta una proposta in questo settore di poter ricevere lo stesso il sussidio, in tutto o in parte.

NON SOLO STAGIONALI. IL CASO DEI GIOVANI

Purtroppo non sono solo i settori turistici e della ristorazione ad essere colpiti in questo periodo. La difficoltà a reperire lavoratori colpisce sempre più spesso tante aziende, di piccole e medie dimensioni di ogni settore, e i titolari non perdono occasione di incolpare oltre al già citato reddito di cittadinanza, anche una scarsa propensione dei giovani all’impegno e al sacrificio nell’iniziare un’attività lavorativa.

Molti personaggi della politica, ma anche dello spettacolo e dell’imprenditoria hanno sottolineato questo aspetto a più riprese con dichiarazioni anche molto forti come quella dello chef Alessandro Borghese (“Oggi i ragazzi preferiscono tenersi stretto il weekend con gli amici”), evidenziando un disinteresse verso il mondo del lavoro e una scarsa propensione al sacrificio.

Ma se da un lato queste parole possono essere pur vere, dall’altro c’è chi se ne approfitta: è il caso di persone che propongono orari quasi da schiavitù con compensi quasi irrisori, e con contratti il più delle volte non regolari.

A denunciare la situazione sono in tanti. Proprio qualche settimana fa sui social è diventato virale il video di una giovane ragazza napoletana in cui denunciava una proposta di lavoro ricevuta, ovvero un lavoro di 10 ore e mezza al giorno per 280 euro mensili. Al rifiuto della ragazza, come se fosse oramai una canzone che tutti conoscono a memoria, il titolare le ha risposto bruscamente: “Voi giovani non avete proprio voglia di lavorare”.

QUAL È LA STRADA DA PERCORRERE?

Poteva essere sicuramente un dato positivo quello della richiesta di lavoratori in un Paese che da anni soffre di un grave problema di disoccupazione soprattutto nella fascia giovanile, ma come abbiamo visto non lo è. La politica e le Istituzioni possono fare molto, ma è nella mentalità che occorre intervenire attraverso una presa di coscienza collettiva che va sia in direzione del sacrificio e del “rimboccarsi le maniche” dei giovani e non solo, specie se all’inizio nel mondo del lavoro, ma anche nel riconoscimento ad un lavoro equamente retribuito per quanto e come si presta la propria opera o servizio.

Carmela Fusco

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