Categories:

La nostra carta costituzionale è una delle più egualitarie in tutto il mondo occidentale, sotto più punti di vista compreso quello della sanità. E’ forse una delle più lungimiranti perché è nata dalla resistenza, dalla lotta al fasciamo e alle disuguaglianze. La nostra Costituzione cerca di eliminare qualsivoglia tipo di discriminazione sociale, politica, religiosa, di razza, di sesso, di lingua e anche sanitaria.
In particolare l’articolo 32 recita così:

La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana“.

E’ da questo articolo che oggi abbiamo un tipo di welfare in cui tutti hanno il diritto di curarsi.

La storia del Sistema Sanitario Nazionale

Prima e durante il periodo fascista, il diritto alla salute non era tutelato dallo Stato. Potevano avvalersi delle cure e dei medicinali solo coloro che erano lavoratori perchè, in quanto tali, il loro datore di lavoro versava loro un’idennità di cui potevano usufruire anche i familiari.

Successivamente al 1948, il diritto alla salute comincia ad essere destinato a tutti gli uomini in quanto residenti, quindi cittadini italiani. Si avverte una sostanziale differenza: prima aveva diritto alle cure solo chi era un lavoratore, poi il diritto alla salute diventa anche dei disoccupati.

Solo nel 1979 nasce il Sistema Sanitario Nazionale con l’obiettivo di rendere la sanità un bene universalmente fruibile.

Dalle intenzioni alla realtà

I passi in avanti sono notevoli perché ad oggi l’Italia vanta un welfare che permette a tutti di curarsi, ma le falle sono molte.
Quando si parla di sanità, si parla anche di carenza. Carenza di personale, di strumenti, di medicine, di dottori specializzati e soprattutto di strutture. Tutte queste mancanze fanno sì che un paziente recatosi al cup per prenotare una visita specialistica si sente rispondere che la prima data utile è dopo un anno. A risolvere questa gap, ci pensano i servizi privati o quelli parastatali che consentono di svolgere la visita in un arco temporale limitato pagando solo il ticket. Questa situazione è molto evidente al sud.

Il Sistema sanitario nazionale è organizzato in base al sistema regionale che vige nel nostro Paese. Ogni regione, in tal senso, gode di autonomia ed è, a sua volta, divisa in ASP (Azienda Sanitaria Provinciale) e poi in distretti. Sono questi che gestiscono la sanità nelle territorialità che gli spetta. Ogni regione, dunque ogni provincia, ha una natura diversa. Le regioni del Nord godono di una stabilità economica maggiore, sono più popolate e possiedono infrastrutture meglio attrezzate. Non si può dire la stessa cosa per il Sud.

Il Sud Italia rappresenta un caso particolare, o forse dovremmo dire la norma, visto che la sanità è tutta (o quasi) privatizzata. Questo viene concesso dallo Stato, infatti il 20% dei posti letto in Italia sono gestiti da enti privati. Al Sud questa partecentuale è assai diversa, quasi ribaltata.

Ci si aspetterebbe, quindi, un servizio di maggiore qualità. Ovviamente non è così.

La (mala) sanità e la quotidianità


Sebbene il SSN sia nato sotto i migliori auspici, presenta alcune falle molto notevoli che compromettono il diritto alla salute. Ciò risulta evidente anche dallo studio Gimbe che ha esaminato la situazione sanitaria dell’ultimo decennio in Italia. Di mezzo vi è stata una pandemia che pareva aver riportato alla luce i problemi legati alla sanità. I politi avevano promesso di investire miliardi di euro, ma al momento risultano essere solo pensieri tipici della campagna elettorale. Di concreto vi è l’esito dello studio Gimbe che ha affermato, nuovamente, come il sistema sanitario nazionale sia influenzato dall’enorme divario fra Nord e Sud.

Si nota un Sud stanco di lottare e vittima di se stesso, delle decisioni dei poteri locali e dei poteri nazionali. Carlo Levi diceva che Cristo si è fermato ad Eboli, forse, in ambito sanitario si è fermato anche prima.

Isabella Cassetti

No responses yet

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *