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La Liguria si è divisa idealmente in due parti circa la messa in funzione del progetto del rigassificatore.

Da una parte abbiamo chi sostiene il progetto, appoggiando gli studi e le analisi svolti da parte e per conto del Ministero dell’ambiente; dall’altra abbiamo chi non sostenendo la causa, indice e partecipa a gran voce a manifestazioni (negli ultimi due mesi se ne sono svolte a Genova e a Savona).

Come funziona?

Il rigassificatore è un impianto composto da un micro tunnel sotterraneo collocato a -90 metri dal fondale marino, collegato poi a navi metaniere per accogliere in serbatoi il GNL – gas liquefatto.

Il gas viene pompato in superficie in forma liquida, in un secondo momento si trasferisce dalle navi ai serbatoi di stoccaggio ad una temperatura di -160° per poi essere riscaldato, diventando allo stato gassoso prima di essere introdotto in apposite tubazioni per la distribuzione.

Come è garantita la sicurezza degli impianti?

Questo sistema non è una novità in Italia. Ad oggi sono presenti due impianti: a Ravenna e Piombino.

La società Snam ha depositato presso la Regione ed il Ministero dell’ambiente centinaia di grafici, analisi e tabelle che argomentano e certificano la sicurezza e la gestione dell’impianto.

Il Presidente della Liguria, Giovanni Toti in questa circostanza ricopre anche il ruolo di Commissario straordinario nazionale per la realizzazione, la ricollocazione delle opere e le strutture finalizzate all’incremento della capacità di rigassificazione.

La paura dei cittadini è la possibilità di un possibile incidente causato dall’esplosione del gas. La Snam ha confermato che tale evento ha una bassissima probabilità di compimento grazie anche alle simulazione e agli studi effettuati dalla società Cetena di Genova.

Altro elemento di insicurezza riguardano il rilascio nell’ambiente di agenti chimici dannosi. A seguito questo interrogativo – presente durante le proteste dei cittadini nelle piazze – è stato subito dichiarato che l’unico elemento chimico utilizzato durante questo procedimento è l’ipoclorito di sodio, sostanza aggiunta all’acqua per evitare la proliferazione di alghe presso i circuiti marini (0.02% per litro d’acqua).

Quali saranno gli impatti sul territorio?

Ci sono pro e contro evidenti però.

Tra i contro da evidenziare vi sono gli espropri per 650 privati nei comuni di Vado Ligure, Quiliano, Altare, Carcare e Cairo Montenotte.

Il Presidente dell’Unione Provinciale Albergatori di Savona, Stefania Piccardo, lamenta come l’impianto potrebbe avere degli effetti negativi sul turismo, risanato dopo vent’anni di investimenti. Questo dettagli è soggettivamente discutibile data la presenza del grande porto mercantile di Vado Ligure che vede quotidianamente il passaggio di decine di navi.

Ma la necessità dell’impianto è evidenziata dal bisogno energetico nazionale che copre il 30% del consumo di gas.

Infatti in Italia soltanto il 30% del gas è prodotta in Italia, il restante è soggetta ad importazione da parte del Quatar, Stati Uniti, Algeria, Spagna, Egitto e Russia. L’impatto economico potrebbe essere sostanziale.

Infine, il progetto porterà, di conseguenza, a un aumento dell’occupazione alimentando sia il personale nel cantiere stesso, sia alle imprese coinvolte.

Elena Zullo

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