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Nella riunione del CSM del 31 gennaio del 2020 si decise di dichiarare «lo stato di emergenza in conseguenza del rischio sanitario connesso all’insorgenza di patologie derivanti da agenti virali trasmissibili»: quel virus di cui oggi conosciamo più e diverse varianti. Sì, tutto ciò ormai è stranoto ma è necessario ribadire i motivi che hanno portato in Calabria un’ingente somma di denaro che rischia inevitabilmente (o forse no) di andare sprecata. Al di là delle diverse bandiere simbolo di diverse ideologie e differenti pensieri politici, tutti ricordiamo il momento in cui i notiziari italiani riportarono il successo dell’allora premier Giuseppe Conte che, in sede di riunione nel parlamento europeo, riuscì ad ottenere degli aiuti cospicui, di cui buona parte a fondo perduto, per la nazione europea più colpita dalla pandemia: il nostro Bel Paese.

Nuovamente con Conte si ebbe l’approvazione del documento che da questo momento in poi assunse il nome di PNRR (Piano Nazionale di ripresa e di resilienza); documento che poi – in seguito alla crisi di Governo – fu parzialmente modificato dal nuovo premier Mario Draghi. Infatti, il 25 aprile 2021 il testo del piano fu trasmesso in Parlamento, per poi essere inviato ufficialmente il 30 aprile al Parlamento europeo, il quale approvò il testo nel mese di giugno.

Ripercorrere sommariamente le tappe della stesura del piano è necessario al fine di comprendere come da un contesto difficile come quello pandemico, si riuscirono ad ottenere degli aiuti che – seppur necessari ed urgenti- si trasformarono in occasioni importanti ed imperdibili. Infatti, il PNRR si pone sei obiettivi:

  • Digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo
  • Rivoluzione verde e transizione ecologica
  • Istruzione e ricerca
  • Coesione e inclusione
  • Infrastrutture
  • Salute

Sono obiettivi che per una realtà meridionale rappresentano anche dei punti di ripartenza: investire per migliorare, investire per (cercare di) colmare quel divario fra nord e sud. Questo è lo scopo primario della ministra Carfagna ma anche di tutte le istituzioni politiche dell’Italia meridionale.

Relativamente alla Calabria la situazione circa l’attuazione di questo piano – ad oggi – sembra difficilmente gestibile, infatti, il Quotidiano del Sud scrive «PNRR, la Calabria che non progetta: solo tre interventi finanziati» con il rischio di perdere parte dei 13 milioni di euro destinati alla regione, di cui 10 milioni vanno ai comuni, 2 alle province e 1 milione alla città di Reggio Calabria.

Nel mese di marzo diversi sono stati i progetti messi a bando che si basavano sul trattamento e il riciclo dei rifiuti, sulla valorizzazione dei beni confiscati alla mafia, sugli asili nido e sulla riqualificazione della ricettività turistica. I dati affermano che metà dei comuni è riuscito a partecipare ai bandi e alla base di questa scarsa e passiva partecipazione vi sono diversi motivi che preoccupano anche il ministro Giovannini, ossia l’innalzamento dei costi delle materie prime in seguito alla crisi in Ucraina nonché i ritardi accumulati dalle amministrazioni locali. Questi ritardi sono causati dall’organico ridotto che, allo stesso tempo, è impreparato in quanto non possiede tutte le capacità per poter gestire un’occasione che si presenta come imperdibile. Esistono dei rischi a causa della difficoltà delle procedure e la ristrettezza dei termini, infatti, i comuni non sono abituati a questi ritmi serrati. Nel mese di febbraio su 2,1 miliardi messi a bando quasi 1,56 miliardi sono stati richiesti dai comuni del centro-nord a testimonianza del fatto che se non ci si muove il PNRR rischia di non essere attuato per l’obiettivo principale che si pone: costruire l’equilibrio fra nord e sud. Inoltre, a compromettere il raggiungimento di questo obiettivo è il rischio, alquanto elevato, di infiltrazioni mafiose.

Tutte le istituzioni, dalla regione ai piccoli comuni, lamentano questi rischi. Allora una domanda sorge spontanea: perché tutti, piuttosto che proporre soluzioni per ridurre i rischi, pensano a ribadire che il rischio c’è ed è certo? Vista la realtà calabrese, a questa domanda potrebbero esserci molte risposte, alcune possibili e altre impossibili. La verità è che, purtroppo, abbiamo visto sfuggire dalle nostre mani diverse occasioni e sappiamo già che, in realtà, questa potrebbe essere l’ennesima. Bisogna solo sperare che non sia così, tanto la speranza è l’ultima a morire.

Isabella Cassetti

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