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Per i Paesi dell’Occidente e per quelli industrializzati pensare di poter vivere senza la corrente elettrica o senza il gas è un qualcosa di davvero inimmaginabile. Pensare, poi, di dover fare a meno dell’illuminazione notturna, la possibilità di una specie di lockdown è qualcosa di assurdo. Eppure da fine luglio il costo della materia prima gas ha subito un aumento esponenziale: se nel luglio 2021 comprare il gas all’ingrosso costava soli 38 euro al Megawatt, nell’agosto 2022 si è arrivati a 349 al Megawatt. Solo nella settimana del 10 ottobre 2022, il costo del gas si è abbassato: è sceso a soli 159 euro al Megawatt a causa del calo della domanda da parte di famiglie e imprese.

Se la soluzione di un possibile fronteggiamento al caro bollette consisteva nel bloccare il costo della materia prima attraverso valide offerte dei diversi fornitori, oggi non è più possibile. Anche gestori di una certa notorietà non riescono più a garantire questa opportunità, infatti il costo del gas è legato al PUN (prezzo unico nazionale), il che significa un radicale aumento e instabilità per aziende e famiglie (https://www.lavocedelsud.org/la-guerra-del-rincaro-energia-in-italia/ ).

GAS, QUALI MISURE PROPONGONO I PAESI EUROPEI?

Urgono, quindi, delle misure utili a contrastare gli aumenti. Tali misure variano da Paese a Paese, sebbene vi siano delle proposte che partono da Bruxelles.

La Germania dal primo settembre la temperatura massima è di 19 gradi all’interno degli edifici pubblici, nei corridoi il riscaldamento rimarrà spento; nel caso in cui la situazione peggiorasse verrà ridotta l’utilizzo dell’acqua calda, verranno spenta la luce notturna e le insegne dei negozi.

In Francia Macron ha annunciato “è finita l’era dell’abbondanza” introducendo un divieto della pubblicità luminosa tra l’una e le sei di mattina.

La Spagna, nonostante sia il Paese meno dipendente dal gas russo, ha imposto l’obbligo di spegnere le luci delle vetrine alle 22.

… E L’EUROPA?

L‘Unione Europea propone tre misure da espandere a tutti i Paesi che ne fanno parte. La prima misura consiste di porre un limite al prezzo di vendita dell’elettricità prodotta a basso costo; la seconda mira al prelievo del 33% sugli extra-profitti delle aziende che trattano i combustili fossili e, infine, opta per una riduzione del 5% del consumo elettrico.

Ma la domanda è: si parla di abbassare i costi delle bollette, ma questo potrebbe essere il momento giusto per garantire il salario minimo e/o un aumento dello stesso (come è successo in Olanda). Dunque, perchè non farlo?

Isabella Cassetti

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