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Mattarella a Casal di Principe: “I mafiosi non hanno nessun senso dell’onore né coraggio. Si presentano forti con i deboli.”

Ieri, in occasione della Giornata della memoria per le vittime innocenti della mafia, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha visitato la tomba di Don Peppe Diana a Casal di Principe, in provincia di Caserta.

Il sacerdote, attivista antimafia, fu ucciso dalla camorra il 19 marzo del 1994. L’agguato, tenutosi nella chiesa di “San Nicola di Bari”, avvenne proprio a causa del suo attivismo contro la criminalità organizzata e perché aveva incitato i cittadini a ribellarsi. Un periodo per nulla facile a causa del dominio camorristico dei Casalesi e in particolare di Francesco Schiavone, detto Sandokan.

Don Diana è diventato così il simbolo di una lotta alla mafia che dura tutt’ora.

Il Presidente della Repubblica l’ha infatti ricordato come “un uomo coraggioso, un pastore esemplare, un figlio della sua terra, un eroe dei nostri tempi, che ha pagato il prezzo più alto, quello della propria vita, per aver denunciato il cancro della camorra e per aver invitato le coscienze alla ribellione. Don Diana aveva capito, nella sua esperienza quotidiana, che la criminalità organizzata è una presenza che uccide persone, distrugge speranze, alimenta la paura, semina odio e ruba il futuro dei giovani. Usava parole “cariche di amore”.

Dopo aver portato omaggio alla cappella della famiglia Diana e aver visitato i luoghi vissuti dal sacerdote, Mattarella ha fatto poi visita agli studenti di Casal di Principe. “Un grande magistrato, conoscitore dell’organizzazione mafiosa, Antonino Caponnetto, soleva ripetere che i mafiosi temono di più la scuola che i giudici, perché l’istruzione taglia l’erba sotto i piedi della cultura mafiosa. In questa scuola, con i vostri docenti, state ponendo le basi per un futuro migliore, per il vostro territorio e per la vita delle vostre comunità. Sono venuto a portarvi l’apprezzamento e l’incoraggiamento della Repubblica. L’Italia guarda a voi con attenzione, solidarietà, simpatia, fiducia.”  

Il Presidente ha concluso poi il suo intervento ribadendo che i giovani sono “la generazione della speranza, quella a cui don Diana ha passato idealmente il testimone della legalità.”

Manifestazione anche a Milano

E’ stata organizzata dalle associazioni “Libera” e “Avviso Pubblico” una manifestazione in memoria delle vittime della mafia anche a Milano, a cui hanno preso parte anche Beppe Sala e la neosegretaria del Pd Elly Schlein insieme a oltre circa 70mila persone.

Milano, 21 marzo 2023

Libera dichiara di aver scelto Milano perché proprio quest’anno ricorre il trentennale della strage di via Palestro – l’attentato terroristico compiuto da Cosa Nostra che provocò la morte di cinque persone.

Il corteo partito da Porta Venezia è giunto poi sino a piazza Duomo. Lo slogan “È possibile” simboleggia una speranza viva e forte della lotta contro tutte le organizzazioni criminali.

“Per ribadire che mafia e corruzione sono un problema nazionale e internazionale e perché, nell’epoca delle mafie ‘imprenditrici’ che sparano di meno non per sopraggiunti freni morali ma grazie a un sistema economico globale che permette loro di arricchirsi quasi nell’ombra e senza destare troppi allarmi, diventa fondamentale denunciare il rischio di una sottovalutazione del fenomeno mafioso e riaffermare che non esiste territorio, né Regione, né Stato che possa dirsi esente da questo parassita della democrazia.”

Una battaglia lunga ma non impossibile

La lotta alla mafia continua ininterrottamente ancora oggi. Purtroppo la strada da percorrere è ancora lunga, poiché secondo i dati della CGIA di Mestre la criminalità organizzata ha un volume di affari, secondo le stime, di circa 40miliardi di euro all’anno. Più del 2% del PIL italiano.

Ciò nonostante la battaglia contro la mafia non è impossibile. Infatti anche se a distanza di più di trent’anni l’arresto di Matteo Messina Denaro — l’ultimo super latitante di Cosa Nostra — testimonia non solo l’impegno dello Stato e delle Istituzioni, ma anche un traguardo per l’intera comunità.

Carmela Fusco

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