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Intervista ad un “Robin Hood” siciliano

Le campagne siciliane sono sempre state affascinanti. Affascinanti, roventi e ricche di misteri. Ed è proprio tra le campagne di Montelepre, in Provincia di Palermo, tra rapidi pendi, grotte abitate da greggi e paesaggi assolati, che la nostra intervista ha avuto luogo. Giungiamo al covo del bandito Salvatore Giuliano bendati, un caldo pomeriggio di primavera del 1950. Ci dicono che la benda è necessaria per la loro incolumità ed anche per la nostra e contro ogni nostra aspettativa troviamo un clima sereno, potremmo quasi azzardare rilassato. Alcuni uomini riscaldano della pasta co’ “macco” sul fuoco, altri giocano a carte, mentre altri ancora sonnecchiano sotto qualche “pedi di lumia”. Ci offrono anche un bicchiere di vino ed è proprio quando siamo sul punto di accettare che il loro capo fa il suo ingresso nel campo.

Non è una figura che passa inosservata quella di Salvatore Giuliano. Alto, muscoloso, con il bel volto dai tratti mediterranei segnato dal sole, nel suo sguardo si può intravedere tutta l’intraprendenza ( ed incoscienza ) della sua giovane età. Perché sì, è giovane Giuliano, nonostante la sua vita sia degna di un romanzo d’appendice.

Ci fa accomodare offrendoci dell’altro vino, non prima di averci presentato suo cugino nonché braccio destro, Gaspare Pisciotta, che non possiede la prestanza fisica del parente, ma che lo segue come un’ombra e ci si accomoda al suo fianco. Ed è qui che la nostra intervista ha ufficialmente inizio.

Signor Giuliano, prima di parlare di argomenti noti, ci parli un po’ di lei, della sua infanzia, della sua famiglia…

[ L’uomo si prende qualche secondo prima di rispondere, si strofina il mento, riflettendo sulle parole da adoperare. Da questo deduciamo che non è molto abituato a parlare dei propri sentimenti ]

Cosa vuole che le dica… Provengo da una famiglia di contadini che si guadagnava il pane con il duro lavoro e il sudore della fronte. La mia storia è molto simile a quella di molti altri disgraziati che abitano queste terre. Mio padre anni fa immigro in America per mettere da parte il denaro necessario a consentirgli di comprare dei terreni qua in zona al suo ritorno. Siamo stati sempre una famiglia unita. E come ben saprete per noi siciliani la famiglia è tutto. In terza elementare lasciai la scuola per aiutarlo nelle campagne, ma non smisi mai di studiare. La mia maestra e il parroco del mio paese mi davano lezioni serali. Poi scoppiò la guerra.

E con il suo scoppio iniziarono anche quella serie di eventi che cambiarono la sua vita per sempre…

Si, ma non mi pento di nulla di quello che ho fatto. Se servisse mi toglierei l’ultimo boccone di pane in mio possesso anche adesso per darlo ad un bambino che muore di fame. E proprio questo stavamo cercando di fare trasportando quel grano in quelle campagne…

Cercare di sfamare i tanti diavoli che morivano di fame a causa della guerra.

Quel 2 settembre non ebbi il tempo di pensare e se mi dite di ricostruirvelo, ancora oggi non ne sono capace…

Ricordo solo il grano sparso nella campagna, il dolore lancinante alla mia gamba e l’urlo di quel carabiniere. Quello sì, lo ricordo.

E iniziò così la sua vita di fuga…

Di fuga e di incertezza. Fortunatamente accanto a me ritrovai tanti amici fedeli che si unirono alla mia causa e che iniziarono a condividere con me la vita nei boschi. Fondammo insieme “La banda di Giuliano”, ma credetemi quando vi dico che i molteplici reati di cui ci accusano non sono tutti veri. Si, ci siamo sporcati le mani più e più volte, ma con l’intenzione di aiutare sempre la popolazione e le famiglie che avevamo lasciato indietro.

Sembrano tutti amici signor Giuliano, non me ne voglia, ed anche se nessuno mette in discussione le sue buone intenzioni iniziali non può non ammettere di essere stato anche lei stesso una pedina di giochi più alti…

Posso esserlo stato è vero ( fa riferimento alla sua nomina di colonnello per l’EVIS, l’Esercito Volontario per l’Indipendenza siciliano https://it.wikipedia.org/wiki/Esercito_Volontario_per_l%27Indipendenza_della_Sicilia#:~:text=L’Esercito%20volontario%20per%20l,comandante%2C%20nel%20febbraio%20del%201945. ), ma se è così è solo perché ho sempre creduto che la mia Sicilia meritasse qualcosa di più. Che non meritasse di essere sfruttata dai “potenti” come li chiama lei per le loro brame politiche ed economiche. Sono un uomo del popolo, figlio del popolo e per la mia terra voglio di più. Più di quei politici ( e non ) che professano di amarla solo per i loro tornaconti personali.

Ed arriviamo così a quel 1 maggio a Portella della Ginestra… https://it.wikipedia.org/wiki/Strage_di_Portella_della_Ginestra

Questo è un argomento che non tratto molto volentieri, sono stato chiaro fin dal momento in cui ho accettato di concederle questa intervista.

Vi dico soltanto che anche su questo tema sono state dette un mucchio di falsità.

Posso io, difensore del mio popolo, fare qualcosa, una qualsiasi cosa, che possa danneggiarlo in qualche modo?

Vi lascio con questa domanda.

A questo punto la nostra intervista si può considerare quasi conclusa.

Il sole era ormai quasi del tutto sceso sulla campagna palermitana e un dolce profumo di zagare, misto al canto di grilli in lontananza, ci avvolgeva i corpi.

All’ultimo raggio del sole morente Salvatore Giuliano ci appare per quello che è in realtà: un giovane ed ingenuo ragazzo, dalle doti eccellenti questo è chiaro, vittima di trame che nel profondo non riesce nemmeno lui a comprendere.

Azzardiamo un’ultima domanda prima di congedarci.

Come pensa che sarà il suo futuro signor Giuliano?

Il futuro è un mistero, sia per me che per tutti e in generale non amo pianificare molto l’avvenire.

Di una cosa però sono certo, della lealtà dei miei compagni di adesso e che mi aiuteranno nella mia causa per rendere la mia Sicilia un posto migliore.

Un sorrisetto all’udire queste parole passa sul volto imperscrutabile di Gaspare Pisciotta, silenzioso fino adesso, ma che non si è allontanato dal cugino neanche per un momento. Un sorrisetto impossibile da cogliere in quel preciso momento, ma che sarebbe risultato rivelatorio nei mesi successivi.

NB: E’ il 5 luglio 1950 quando a Castelvetrano, in provincia di Trapani, viene ritrovato il corpo crivellato del ricercatissimo Salvatore Giuliano.

Ad oggi, l’esecutore dell’omicidio risulta essere il cugino Gaspare Pisciotta, morto successivamente in carcere, avvelenato prima di poter testimoniare in tribunale.

Federica Leonardi

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