Categories:

Ecco come ha votato il Mezzogiorno d’Italia

Che l’Italia fosse perfettamente tagliata in due, nonostante una “unità” raggiunta da ormai 161 anni, è un assioma largamente definito. Ogniqualvolta che gli italiani vengono chiamati al voto secondo il principio di “elezioni libere e democratiche”, ecco che questa spaccatura risulta ancora più evidente. In principio fu il referendum repubblica/monarchia, fino ad arrivare ai giorni nostri.

Nella giornata di ieri, da Trieste a Palermo il popolo ha espresso il proprio parere circa la formazione del nuovo Parlamento. Confermata in ogni singola regione la vittoria del centro-destra guidato da Giorgia Meloni. Tuttavia, restano profonde differenze in termini numerici tra le 20 sorelle italiche.

La sfida (che non c’è mai stata) tra la coalizione guidata da Fratelli d’Italia e quella a trazione Pd ha in ogni caso rispettato l’ordine di classifica in tutto il Centro-Nord.

Elezioni 2022: i dati delle regioni del Sud

Il discorso cambia da Campobasso in giù dove è pur vero che la Meloni si è affermata in ogni regione del Mezzogiorno, ma resta da evidenziare come l’antagonista in questo caso sia stato il Movimento 5 Stelle che, nel caso della circoscrizione “Campania 1” è riuscito perfino a vincere in misura larga sul centro-destra.

Ora, che il M5S fosse il “partito del Sud” o che comunque ricavasse il maggior bacino di voti nel Meridione era abbastanza scontato, vuoi per la provenienza del capo politico Giuseppe Conte vuoi soprattutto per misure adottate negli anni di governo dal partito, particolarmente indirizzate a contesti sociali poco idilliaci, realtà che al Sud restano purtroppo molto diffuse.

Quando però andiamo a trarre le conclusioni sul VERO vincitore di questa tornata elettorale, ecco che la forbice di distanza tra Nord e Sud Italia si assottiglia.

Chi ha vinto davvero?

Guardando ai dati sull’affluenza alle urne, notiamo come sia stato toccato il minimo storico dalla nascita dell’Italia repubblicana. Solo il 64% degli aventi diritto ha votato, con una bella fetta dunque, pari al 36%, che ha optato per la strada dell’indifferenza.

Certo, se in generale la partecipazione è stata carente, figuriamoci nel Mezzogiorno dove la regione più “virtuosa” in questo senso è stata la Basilicata con un’affluenza pari al 58,77% dei votanti. Le altre, dalla Puglia alla Sicilia fino al Molise, oscillano tra numeri davvero preoccupanti e percentuali quantomeno consolatorie. Allarmante, invece, il dato di Calabria e Campania, dove quasi un elettore su due non si è recato ai seggi.

Parlare allora di “vittoria dell’astensionismo” è più che mai lecito. Su questo occorre riflettere, sul perché sempre più cittadini, al Sud in particolare, non sentono l’urgenza di esprimere il proprio parere riguardo la questione principale della nostra società civile. Scegliere chi ci governerà non è più una prerogativa di pochi da quel famoso 1946. Nell’apporre una semplice “X” su un foglio c’è tutto il senso della nostra storia, oggi più che mai rinnegata.

Su questo tutta la politica italiana è chiamata a ragionare profondamente, perché finché si sceglierà in massa di restare a casa il giorno delle elezioni, beh allora nessuno in fondo potrà vantarsi di aver davvero vinto.

Felice Marcantonio

One response

  1. Risultato ampiamente prevedibile, come accennato in un mio commento precedente. I più votati al sud sono stati i cinque stelle, facile pensare al reddito di cittadinanza, voto opportunista. La dimostrazione più evidente si è verificata a Castel Volturno, paese della Campania con maggiore astensionismo, anche qui i più votati sempre i cinque stelle. Le difficoltà del mezzogiorno sono evidenti, molte di esse le racconta la storia anche quella recente. Non voglio discutere il RDC, sicuramente deve essere meglio controllato e soprattutto reso funzionale. Faccio una riflessione: ai miei tempi, ci si innamorava degli ideali, si cresceva politicamente nelle sezioni dei partiti, l’idea politica diventava un credo. Sarò un nostalgico, ricordo ancora quando in età adolescenziale, seduto sulle spalle di mio padre, ho assistito al comizio di Enrico Berlinguer e d’ allora ho costruito la mia identità politica. Le occupazioni a scuola, obiettore di coscienza non violento, CSOA, G8 a Napoli, G8 a Genova ( solo tre giorni prima di sposarmi….), consigliere comunale nel paese dove vivo, candidato alla provincia, sempre nella stessa direzione. Cos’è rimasto di quella politica? Solo il reddito di cittadinanza?

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *