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“Anch’io sono andato via, e per mangiare ho fatto finta di essere siciliano, ma avrei detto persino di essere giapponese se fosse servito”

Festival di Sanremo 1958

Ore 05:30. La città dorme, apparentemente, procedendo sul lungomare di Bari per la consueta corsetta mattutina con gli auricolari che riproducono musica in modo continuo mi capita di fermarmi un attimo prima di reinoltrarmi nella scacchiera del quartiere murattiano, e fissando l’Adriatico dico, istintivamente: “meraviglioso”.


Sarà stato mio nonno o un vecchio filmino degli anni ’90 che mi riprende mentre, alto neanche un metro, canto di un elegante signore in frack sul tavolo della cucina dei miei genitori, ma Domenico Modugno l’ho portato sempre dentro. Ebbene si, perchè un pugliese si riconosce, oltre che dalla pizzica, anche dalla vocazione marittima, con le braccia aperte verso l’ignoto.

Chi è stato Domenico Modugno? Gli inizi…

Modugno, chiamato affettuosamente Mimmo, è stato più o meno così. Figlio di un ufficiale di polizia locale e di una casalinga, nacque e visse la prima infanzia a Polignano a Mare, in provincia di Bari. Dopo alcuni anni passati a San Pietro Vernotico, si trasferì a Torino per cercare fortuna, e successivamente fu a Bologna per il servizio militare. In questo periodo imparò a suonare sia la chitarra che la fisarmonica.


Si trasferì, dopo un breve ritorno a San Pietro, a Roma e iniziò una carriera da attore, senza peraltro smettere di esibirsi in alcuni locali. Passò quindi nei primi anni Cinquanta a lavorare in radio, grazie anche al successo di una sua canzone in dialetto salentino. Ed è proprio nel 1953 che ottenne il primo contratto discografico con la RCA italiana, per la quale pubblicò i brani come La donna riccia, La sveglietta, Lu pisci spada e Vecchio Frack, brano che gli procurò il primo problema con la censura a causa del verso finale.


Il suo primo LP uscì invece nel 1955 con il titolo I successi di Domenico Modugno I, seguito poco dopo dal II. Con il passaggio alla Fonit Cetra l’anno dopo riuscì a esordire come autore a Sanremo con il brano Musetto, presentato da Gianni Marzocchi.

…e poi il successo

Sarà stata una certa esuberanza o quel baffetto “malandrino” di Mimmo che permisero spesso di avere successo tanto con le donne (pur essendo stato sposato per tutta la vita con l’attrice siciliana Franca Gandolfi) quanto nel proprio ambito lavorativo, sta di fatto che nel 1958 esordì in gara al Festival di Sanremo con il brano Nel Blu Dipinto Di Blu, brano che non solo rimane uno tra i più conosciuti in Italia e nel mondo, ma che ha sancito una rottura in tutti i sensi, tanto dal punto di vista tematico quanto dal punto di vista musicale. Non era mai successo, prima dell’arrivo di Mimmo, che si presentasse un vero e proprio cambio di schema della canzone d’amore con un arrangiamento così innovativo.


Innovativo fu anche, considerando la “staticità” dei cantanti dell’epoca, il gesto di aprire le braccia sul ritornello della canzone; anche questo è rimasto nella memoria collettiva, se per esempio a una folla si facesse cantare questo brano, tutti aprirebbero le braccia all’unisono.


La vittoria al Festival fece del nostro il cantautore, forse il primo, più popolare del Belpaese e gli aggiudicò un terzo posto all’Eurovision, tre Grammy e la vetta più alta della classifica americana. E fu proprio in America, dopo l’esibizione all’Ed Sullivan Show, ovvero il programma televisivo più seguito oltreoceano, che venne soprannominato Mr.Volare.
Modugno replicò la vittoria alla kermesse l’anno successivo con il brano Piove.

Gli anni seguenti

Se da un lato Mimmo replicò altre volte la vittoria a Sanremo, pur non cavalcando il nuovo stile rock ‘n roll che si affacciò negli anni ’60, dall’altro non rinunciò mai alla carriera da attore partecipando a numerosi film, tra cui Appuntamento a Ischia. Nel 1961 esordì come protagonista nella commedia musicale Rinaldo, di cui compose anche le musiche. Recitò anche in altri spettacoli come Tommaso d’Amalfi di Eduardo De Filippo, per cui scrisse anche le musiche, e Liolà, componendo anche alcune musiche per lo spettacolo rimaste però inedite.

L’attività musicale non cessò mai, tanto è vero che ottenne il permesso di mettere in musica Ora che sale il giorno e Le morte chitarre da Salvatore Quasimodo in persona; collaborò anche con Pier Paolo Pasolini per cui cantò i titoli di testa del film Uccellacci e uccellini, su musica di Ennio Morricone; recitò anche nel film Capriccio all’italiana.

Nel 1976 pubblicò, infine, Malarazza, ispirata a un canto popolare siciliano rielaborato insieme alla cantautrice, regista e attrice palermitana Emma Muzzi Loffredo; curiosamente, questo brano fu un’arma a doppio taglio per il nostro, in quanto non solo Dario Fo, ma anche l’autorità indiscussa della musica popolare siciliana, ossia Rosa Balistreri, lo accusarono di plagio.

Modugno fu, negli anni Ottanta, anche esponente del Partito Radicale, per cui divenne prima deputato e poi senatore, impegnandosi per i diritti delle persone disabili e sulle norme a tutela degli artisti.


L’ultimo grande concerto di Mimmo fu proprio nella sua natìa Polignano, nel 1993, circondato dall’affetto e dalla gioia di quei conterranei che mai lo aveva dimenticato; morì l’anno dopo, nella sua casa di Lampedusa.

Perchè Domenico Modugno non se n’è mai andato davvero?

Avrebbe detto Lucio Dalla: “dice che era un bell’uomo e veniva dal mare”.

Domenico Modugno potrebbe corrispondere a questa descrizione, considerando che non solo è nato in un paese a picco sul mare ma anche perchè del suo colore, il blu, ne ha fatto un marchio e un manifesto che ha permesso a lui e alla Puglia di essere conosciuti e rinomati in tutto il mondo.

E la Puglia vive anche grazie a Mimmo. Numerosissimi sono i turisti e i locali che, in ogni periodo dell’anno, si scattano delle fotografie con la sua statua e poi condividono la foto sui social con la frase del suo brano più celebre, permettendo al piccolo comune di sopravvivere; non solo il pittoresco scorcio sul mare, ma anche il suo illustre concittadino.

Se ci pensiamo, al termine dello stato d’emergenza, la nostra parte emotiva ha bisogno ancora della libertà e della vitalità che trasuda dalle parole di Modugno, per uscire da quella caverna, parafrasando Platone, che è stata la pandemia, per riscoprire lo stupore e la gioia che questo mondo può ancora regalare.

E sempre Mimmo sarà capace, oltre che di far tornare i turisti in Puglia, anche di conciliare più generazioni. La Puglia di Domenico Modugno è un biglietto non solo per l’estate, ma per la vita che ritorna.

Per tornare a vivere e volare nel cielo infinito.

Dario Del Viscio

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