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Vignetta di Ilaria Longobardi (@dallamiap.arte)

Da quasi due mesi un nuovo governo, per la prima volta guidato da una donna, cerca di dirigere il nostro Bel Paese. Tanto si è detto sui vari ministri, molte sono state le polemiche, diversi gli assensi, notevoli i dissensi sia da parte dell’opposizione che dei sindacati (dunque dal popolo).

Il Valditara-gate

Un ministro che, di certo, ha raccolto solo critiche è Giuseppe Valditara. Nei suoi confronti molte sono state le polemiche già a partire dal nome, quello dell’Istruzione e del Merito. Molte delle sue proposte sono state giudicate in malo modo: dalla proibizione del telefono in classe, al lavoro socialmente utile per coloro che assumono atteggiamenti considerati devianti fino all’episodio più eclatante. Il Ministro Valditara, dal palco di Italia-Direzione Nord, ha affermato:

Soltanto lavorando per la collettività, umiliandosi anche – evviva l’umiliazione che è un fattore fondamentale nella crescita e nella costruzione della personalità – di fronte ai suoi compagni, lui si prende la responsabilità dei propri atti

Resosi conto (sicuramente col supporto dei suoi) dello scivolone, Valditara ha subito parlato di lapsus affermando di aver utilizzando il termine umiliazione al posto di umiltà. Insomma, da umiliazione a umiltà il passo è breve… per il Ministro Valditara.

Un conoscitore… delle parole (?)

Il nostro ministro dell’Istruzione è laureato in Giurisprudenza alla Statale di Milano, è professore di diritto privato e di diritto pubblico romano presso l’università di Torino, nonché vanta diverse pubblicazioni in ambito scientifico. Questo elenco dei diversi titoli di Valditara serve a confermare come sia un profondo conoscitore della sua disciplina, nonché della lingua italiana. Difatti, avrebbe dovuto distinguere il valore semantico di umiliazione e di umiltà. Questo gli avrebbe permesso di non commettere uno scivolone politico, diplomatico e soprattutto “filologico”.

In ogni caso, ricordiamo l’etimologia di entrambe le parole: il termine umiliazione deriva dal latino ed assume il significato di umiliare, cioè riconoscere un errore che comporta uno stato di vergogna o di contrizione, il termine umiltà deriva dal latino humus, quindi terra, perciò l’umile è colui il quale deriva dalla terra. 

Si nota una netta differenza fra i due termini che assolutamente non vengono usati come sinonimi. Anzi, sono legati fra di loro attraverso un rapporto ossimorico come il caldo col freddo, come il merito con l’apprendimento, come la scuola con il ministro Valditara.

Ci vuole umiltà

È noto come il mondo della scuola sia difficile da gestire perché è abitato da piccoli esseri umani, da adolescenti che hanno un background differente fra di loro e, proprio per questo, faticano a riconoscersi nella loro comunità scolastica. La scuola è il mondo della conoscenza, ma è anche il mondo in cui si impara a vivere il che comporta dover affrontare atteggiamenti devianti, eventi di bullismo, di cyberbullismo, di violenza quotidiana e familiare.

Di certo l’umiliazione non sarà lo strumento attraverso il quale poter debellare certe problematicità. Sicuramente ci vuole umiltà, a partire dal Ministro dell’Istruzione e del Merito.

Isabella Cassetti

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