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Si è tenuta in Egitto dal 6 al 18 novembre la Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, conosciuta come Cop27. Terminata solo ieri, con quindi due giorni di ritardo, questa Cop27 sarà ricordata come la più lunga. Ma almeno ne è valsa la pena?

Ve ne avevamo già parlato qualche settimana fa, quando sin dai primi giorni si era diffuso un malcontento relativo alla scelta di non investire nelle energie rinnovabili e addirittura, la proposta della leader di Fratelli d’Italia di aumentare le concessioni per l’estrazioni di gas nell’Adriatico tramite le trivelle.

Ma come si è conclusa effettivamente?

Cosa è successo al Cop27

Dopo ben trent’anni di richieste è stato finalmente trovato un accordo per un fondo di compensazioni per i Paesi in via di sviluppo. Ma ad essere delusa adesso è l’UE tutta, che con il suo compromesso sperava piuttosto in un impegno globale sulla riduzione delle emissioni da fonti inquinanti, ma così non è stato.

Infatti, sebbene i diversi Paesi avessero chiesto maggiore attenzione circa la riduzione o eliminazione dell’uso dei combustibili fossili di ciò non si legge nulla sul documento.

Dunque è evidente che non sia finita proprio benissimo.
Ma facciamo un passo indietro e vediamo nello specifico di che compromesso si tratta.

Fondo Loss and damage

Il segretario generale dell’Onu – Antonio Gutteres – all’inizio di questa Conferenza si era rivolto a tutti i Paesi chiedendo di collaborare su un piano comune per contrastare il riscaldamento globale.

Il malcontento era sorto sin da subito di fronte alla proposta di creare un fondo finanziario per aiutare e i paesi in via di sviluppo (che, ricordiamo, sono quelli che si trovano più di frequente a dover confrontarsi con eventi metereologici estremi causati proprio dal cambiamento climatico. Anche se non si tratta evidentemente dei principali responsabili delle emissioni di gas serra).

Eppure L’UE dopo un primo “no”, si è poi detta disponibile a istituire il fondo, ma solo a patto che contribuisse anche la Cina (considerata ancora un paese in via di sviluppo, pur essendo una dei più grandi produttori di gas serra al mondo).

Dunque, la proposta dell’UE è stata il “compromesso” che ha portato all’effettiva decisione finale di istituire il fondo di compensazione e, senza alcun dubbio, le nazioni del Sud del mondo sono ora quelle che maggiormente possono “festeggiare” l’esito della Cop27.

A tal proposito, è stato anche riferito che ci sarà un comitato che entro il Cop28 valuterà chi saranno i Paesi beneficiari e chi i donatori.

Comunque, è da tener ben a mente che anche il Loss and damage desta molte preoccupazioni, perché si tratta di un patto molto vago e che ci porta alla mente i numerose impegni non mantenuti da nessun Paese sviluppato, in questi ultimi anni, per il finanziamento di altre iniziative comuni.

Cop27: è malcontento

Ma il compromesso è servito effettivamente a sbloccare un punto per passare a un altro?

La risposta, purtroppo, è no. L’Unione Europea si dice infatti molto delusa dall’esito di questa Conferenza perché non ha saputo affrontare il tema delicato delle emissioni.

“Dobbiamo ridurre drasticamente le emissioni e farlo ora. Ed è una questione alla quale la Cop27 non ha dato risposte ha sottolineato il segretario generale dell’Onu.

Il vicepresidente della commissione europea, Frans Timmermans, ha invece lamentato che ciò che è stato fatto “è un passo avanti troppo limitato per gli abitanti della Terra”.

Tuttavia, la stessa Unione Europea si è detta pronta studiare una riduzione delle proprie emissioni di gas ad effetto serra pari al 57%, di cui al 2030, rispetto ai livelli del 1990. Ma risulta comunque un numero irrisorio e ben lontano dal 65% necessario, che allineerebbe l’Unione Europea all’obiettivo degli 1,5 gradi. Così come evidenziato invece dalla direttrice del Climate Action Network in Europa, Chiara Martinelli.

Documento finale: un vero fallimento

Il documento finale pare un vero e proprio fallimento. Manca un segnale chiaro sulla riduzione delle emissioni di gas serra.

È evidente che non contenga grandi progressi nella riduzione dell’impiego dei combustibili fossili.
Per quanto riguarda l’abbandono del carbone – fonte fossile più dannosa in assoluto per il clima – infatti, non ci sono stati assolutamente passi in avanti. L’unica richiesta, piuttosto, è stata quella di “accelerare gli sforzi per una riduzione progressiva dell’uso senza sistemi di recupero della CO2“.

Non viene neppure sottolineato l’impegno a raggiungere il picco delle emissioni entro il 2025 e si legge, verso la fine del documento stesso, del Gas come strumento di transizione, che ovviamente non può essere sufficiente.

Il fallimento di questa Cop27, dunque, è lampante. I passi avanti, così come affermato da Timmermans, non sono abbastanza. Eppure dopo ben quattordici giorni di Conferenze ci si aspettava sicuramente qualcosa in più.

Tutto è rinviato alla Cop28 e, così come avevamo già detto, l’unica cosa che ci pare di capire è che sia stata messa l’ennesima pezza.

Carmela Fusco

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