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“Chissà, chissà, domani”, si chiedeva Lucio Dalla nel 1980. Allora ci si apprestava a dire addio al muro di Berlino, caduto alla fine di quel decennio, un evento che avrebbe rivoluzionato in positivo il mondo per consegnarne un altro, si credeva più bello, alle generazioni future. Poi, però, arriviamo ai giorni nostri per scoprire che il Pianeta non è tanto migliorato, anzi. Guerre vecchie e nuove ce ne sono ancora, tanto quanto i problemi che nell’autunno prossimo potrebbero presentarsi.

Autunno 2022, quali problemi?

Andiamo con ordine. In Italia il 25 settembre i cittadini saranno chiamati alle urne per eleggere il nuovo governo. L’incertezza non tanto su chi vincerà ma su cosa succederà dopo è pressoché dilagante. Il conflitto in Ucraina se nei mesi passati aveva offerto il volto più oggettivamente crudele di sé a fronte delle migliaia di persone uccise, ora si palesa sotto altre forme in Europa, ma con effetti che grosso modo saranno altrettanto nefasti. La minaccia russa di tagliare le forniture di gas ai Paesi membri dell’Ue è concreta e il “che fare” a quel punto diventerebbe il primo grande grattacapo per il nuovo esecutivo.

Peraltro, i toni da campagna elettorale sono poco rassicuranti; di emergenza si parla sempre più a chiare lettere, così come di sacrifici che gli italiani saranno chiamati ad affrontare. Quando però si passa al pratico, alle soluzioni, ecco che le risposte diventano più criptiche.

La verità, dunque, è che andremo incontro ad una tempesta e rischiamo seriamente di affrontarla con una piccola imbarcazione a vela. I nostri futuri ed ipotetici leader in larga misura non hanno un’idea definita del domani, di come meglio supportarlo e sopportarlo.

Si parla qua e là di rimedi derivanti direttamente dal nuovo millennio (pensiamo all’utilizzo delle rinnovabili), ma sono speranze più che serie volontà di invertire la rotta.

Cosa ci aspetta?

Rincari dei prezzi che aggraveranno la crisi di numerose piccole e medie aziende con conseguenti chiusure, bollette a cifre astronomiche da pagare, sacrifici al momento consigliati ma con tutta probabilità imposti ai cittadini e il cui effetto benefico sarà irrilevante.

Il tutto in un quadro, come raccontato nel precedente editoriale (https://www.lavocedelsud.org/i-nuovi-poveri-litalia-che-non-va-in-vacanza/) , in cui l’Italia è sempre più abitata dai cosiddetti “nuovi poveri”. Ce ne saranno sempre di “nuovi” se non si prenderanno decisioni forti.

L’autunno 2022 è stato dipinto come uno spettro da molti mesi a questa parte, quasi che le conseguenze che comporterà siano inevitabili. Proprio questo è il punto che fa maggiormente indispettire: sappiamo di andare incontro alla crisi più grave del nuovo millennio ma non facciamo nulla per combatterla, quantomeno per affievolirla.

Guardiamo gli eventi scorrere passivamente, a braccia conserte. A maggior ragione lo facciamo noi cittadini, che di certo non abbiamo il coltello dalla parte del manico. Tra di noi c’è forse chi prova ad ingannare l’attesa rimuginando sui soldi del Pnrr, ad esempio. Legittimo chiedersi quando arriveranno e chi verrà nel concreto beneficiato da un pacchetto di aiuti delineato per il post-pandemia, che ha chiamato le regioni ad una corsa contro il tempo per presentare piani “affidabili” ad un’Europa distratta da altro nel frattempo e che continua a fare orecchie da mercante.

Non sarebbe ora di darsi una mossa? Resta un monologo vuoto, uno sfogo messo nero su bianco. La magra consolazione, se è vero che l’arte in ogni sua forma è un rifugio, può arrivare ancora dalla musica di Dalla, dal finale di quel suo capolavoro chiamato “Futura”, per dirci tra noi e noi di aspettare il domani senza avere paura.

Felice Marcantonio

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