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Perché al Sud l’auto elettrica non è ancora così diffusa ed incontra tante (e troppe) difficoltà

La tanto attesa “svolta green” è finalmente arrivata: l’auto elettrica non è più un prototipo, ma un prodotto fruibile da tutti e per tutti.

Già da qualche anno abbiamo visto in circolazione qualche modello e la Tesla (l’azienda che per prima ha fortemente creduto in questo progetto grazie alla genialità del suo fondatore Elon Musk) non è l’unico marchio presente. Ormai tutto il mondo dell’auto, già con la messa a punto di motori ibridi (composti da motori a combustione combinati ad altri elettrici), ha cominciato a proseguire su questa strada e attualmente tutte le case automobilistiche hanno uno o più modelli completamente a zero emissioni.

Un aiuto al settore è arrivato indubbiamente grazie ai forti investimenti e agevolazioni da parte della politica nazionale e comunitaria, spinta dall’emergenza climatica. Ciò ha portato il settore ad un’evidente crescita negli ultimi anni.

I dati statistici del mercato automobilistico hanno infatti rilevato una sempre più vertiginosa crescita dell’acquisto di auto elettriche a discapito di quelle con motori tradizionali in ogni parte del pianeta. Anche l’Italia è tra i Paesi che ha risposto all’avanzare di questa tecnologia, ma in modo differente.

Secondo i dati prodotti dalla società di analisi Motus-E, nel 2021 è emerso un forte divario di vendite tra Nord e Sud: delle nuove immatricolazioni di veicoli elettrici il 64 % è riconducibile agli acquisti avvenuti al Nord, 29 % al Centro e solo il 7% al Sud.

Le cause sono molteplici e vanno da una differente diffusione di infrastrutture sul territorio nazionale fino ad una diversa distribuzione della ricchezza (infatti l’auto elettrica ha un costo d’acquisto molto più alto di un’auto tradizionale).

Sicuramente ciò che impedisce ad un probabile acquirente la scelta di un’auto elettrica è la questione dell’autonomia. A differenza dell’auto tradizionale infatti, che può fare tanti chilometri con un rifornimento che richiede solo pochi minuti, le auto a zero emissioni non consentono tutto ciò.

Tuttavia negli anni si è avuto un progresso tecnologico soprattutto nello studio e nel perfezionamento delle batterie, vero cuore dell’auto elettrica, e delle postazioni di ricarica. Ciononostante quest’ultimo aspetto risulta ancora il vero problema di questo settore.

Ci sono due possibilità di ricarica: o istallando privatamente una wall-box, ovvero un dispositivo che consente il pieno tramite la propria fornitura elettrica oppure tramite l’utilizzo delle colonnine pubbliche di ricarica situate nei diversi punti delle città (aree parcheggi, centri commerciali, ecc.).

È proprio la disponibilità di questi sistemi, privati o pubblici, a determinare la scelta di acquisto. Appare perciò evidente il motivo del forte divario di acquisti tra Nord e Sud.

Dati statistici (di Motus-E) evidenziano come nel Settentrione siano maggiormente diffuse colonnine, precisando appunto che “il 57% circa delle infrastrutture è distribuito nel Nord Italia, il 23% circa al Centro e solo il 20% al Sud e nelle isole” e ancora, più nello specifico “Guardando alle singole Regioni, la Lombardia, con 4.592 punti, è la più virtuosa e possiede da sola il 16% di tutte le installazioni. Seguono, nell’ordine: Lazio e Piemonte, con il 10%; Emilia-Romagna e Veneto (9%) e Toscana (8%). Queste sei Regioni coprono complessivamente il 64% del totale dei punti in Italia.”

Altro problema riguarda invece il costo di acquisto. Per avere un prodotto tecnologicamente più avanzato, infatti, occorre pagare di più. Proprio per questo motivo, basti pensare alla distribuzione della ricchezza e delle opportunità lavorative sul territorio nazionale, il Nord è di gran lunga in vantaggio sul Sud.

Per incentivare l’acquisto dell’auto elettrica però sia a livello statale che regionale sono stati previsti (e lo saranno ancora) dei contributi in fase di acquisto, che mirano ad agevolare la scelta dell’acquirente al fine di rinnovare il parco auto circolante sul nostro territorio in vista del completo stop della benzina entro il 2035.

Obiettivo che in Europa sembra di possibile raggiungimento grazie alla fiducia e gli investimenti in questo settore iniziati già da tempo e con maggior forza, mentre in Italia appaiono ancora come una mera utopia.

Insomma, il futuro è alle porte, sta alle Istituzioni investire e livellare queste differenze. Ai cittadini, invece, spetta perlopiù dare maggior fiducia al prodotto rivoluzionario, che può sensibilmente migliorare la nostra vita (dalla qualità dell’aria nei centri urbani fino alla sostenibilità nella produzione e smaltimento dei materiali utilizzati).

Comunque possiamo affermare che il popolo sembra rispondere in maniera energica a questa sfida. Tocca però alla politica non rimanere al palo, anzi alla colonnina, sempre che la si trovi.

Mario Di Donato

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