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Tutti abbiamo sentito parlare almeno una volta del fenomeno dell’abusivismo edilizio e conosciuto persone implicate in tale illecito, soprattutto al Sud: con tale terminologia si intende l’edificazione senza permesso di costruire o senza “dichiarazione di inizio attività” (DIA).

Secondo i dati più recenti dell’Istat, quelli del 2021, la proporzione in Italia di abitazioni abusive è di 15,1 ogni 100 autorizzate. Un dato elevato anche se certamente meno preoccupante di quello registrato per circa dieci anni fino al 2015-2017, quando le abitazioni abusive erano stimate al 20% di quelle autorizzate.
È un segnale sicuramente positivo il fatto che l’indice di abusivismo sia sceso negli ultimi anni, ma l’ISTAT già lo scorso anno sottolineava la preoccupazione specialmente per la situazione del Mezzogiorno, dove “l’attività edificatoria continua a svolgersi nella parziale o completa illegalità“.

L’abusivismo nelle varie regioni d’Italia

Come abbiamo accennato, dunque, le abitazioni illegali si presentano perlopiù nelle regioni del Sud e delle Isole.
Lo scorso anno la Regione che ha registrato il maggior numero di edifici costruiti abusivamente è stata la Campania, con valori stabili tra i 40-60 (48.8 ogni 100) dal 2004 al 2021.
Segue poi, quasi con gli stessi numeri, la Calabria e Basilicata, mentre al terzo posto c’è la Sicilia.

Le regioni del Nord invece presentano un indice di abusivismo medio pari al 4.3%.

Abusivismo. Un cancro per il nostro Paese

L’Italia comunque è tra i primi Paesi al mondo per edilizia abusiva.
Per molti anni inoltre il governo è stato parecchio permissivo, offrendo poi occasioni di sanare la situazione, a livello legale, attraverso vari condoni.
Fino ad oggi ci sono state ben tre leggi sul condono:
• la prima risale al 1985 ed è la legge 47/85. Fu una legge varata dal governo Craxi-Nicolazzi e fu attuata a seguito del dilagare dell’abusivismo dopo il boom economico degli anni Sessanta.
• poi vi fu quella del 1994, legge numero 724
• e quella del 2003, la numero 326
A queste si aggiunge poi anche il “Decreto Genova” del 2018, che tra le misure per la ricostruzione del ponte Morandi ne prevedeva altre con le quali sanare gli abusi in tre comuni dell’isola di Ischia.

Nonostante le varie occasioni di condono e a distanza di trentasette anni dalla prima legge varata dal governo Craxi in Italia sono ancora molte, troppe le costruzioni abusive, anche a causa delle pratiche ancora inevase.

Quale sarebbe il destino di queste edificazioni?

È chiaro che si tratti di un illecito che può perciò assumere rilevanza amministrativa o penale. Tutti i soggetti individuati responsabili infatti possono incorrere nell’arresto e sono chiamati a pagare sanzioni pecuniare (fino a 51.645€) o piuttosto a farsi carico delle spese di demolizione delle opere realizzate.
Ancora, però, nelle regioni meridionali nella maggior parte dei casi l’abbattimento non avviene.

Quello che però molti sembrano non comprendere è che questo fenomeno che sembra inarrestabile nel nostro Paese presenti dei rischi per l’ambiente.
Assodato che a causa di costruzioni selvagge la bellezza paesaggistica venga sempre più compromessa, è importante sottolineare che il sacrificio del “verde” e in generale della natura ci rende più vulnerabili all’inquinamento e agli eventi atmosferici.

Non solo si compromette la bellezza del nostro Paese, ma anche la nostra sicurezza.

Il caso Casamicciola

I tragici eventi recenti avvenuti a Ischia, nel comune di Casamicciola, hanno riacceso i riflettori anche sul tema in analisi.
Proprio a Casamicciola, infatti, una casa su due è abusiva, con alcune situate in aree a rischio (frane e inondazioni).
L’ex sindaco dell’isola, l’ingegnere Giuseppe Conte, aveva infatti riferito di essersi rivolto al Commissario prefettizio, Regione e Città Metropolitana chiedendo lo stato di crisi a seguito dell’allerta arancione. Riferiva anche di avere segnalato i mancati interventi di bonifica e pulizia delle vie di ruscellamento. Incuria, mancati interventi ed eventi atmosferici di rilevante intensità sono stati alla base del crollo di alcune abitazioni travolte dal fango: proprio lì dove non avrebbe dovuto esserci.

Ci si interroga su di chi siano le colpe tra privati, enti locali e Stato. Di sicuro é che l’unica cosa da fare era seguire le regole, che purtroppo sia il cittadino che l’ente statale spesso dimenticano di rispettare.

Carmela Fusco

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