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Quello della viabilità ferroviaria italiana è un problema annoso, che evidenzia un divario sostanzialmente non colmato tra Nord e Sud. La consueta classifica annuale realizzata da Legambiente ripropone questo tema, evidenziando le criticità da correggere al più presto per rilanciare l’offerta di trasporto pubblico via treno. Nel rapporto Pendolaria 2023, si osserva come sul trasporto ferroviario persistano le differenze tra aree del Paese e, a pagarne lo scotto, è soprattutto il Mezzogiorno. Qui circolano meno treni, sono più vecchi e viaggiano su linee in larga parte a binario unico e non elettrificate.

Al Sud la viabilità peggiore

Nel caso della Sicilia, le corse dei treni regionali arrivano a massimo 506 contro le 2.173 della Lombardia, dove la popolazione è pari “appena” al doppio di quella dell’Isola. Uno delle realtà più emblematiche della difficoltà in cui versa il settore al Sud è l’assenza totale di treni diretti tra due città di primaria importanza come Napoli e Bari. Al limite dell’assurdo sono anche le situazioni della linea Palermo-Trapani, chiusa dal 2013 a causa di alcuni smottamenti di terreno, della Caltagirone-Gela chiusa a causa del crollo del Ponte Carbone l’8 maggio 201) e della tratta Corato-Andria in Puglia, ancora inattiva dopo 6 anni e mezzo dal tragico incidente del 12 luglio 2016 che causò 23 morti.

Gli interventi urgenti per Legambiente

Per Legambiente gli assi prioritari su cui bisogna intervenire al più presto sono: Napoli-Reggio Calabria, Taranto-Reggio Calabria, Salerno-Taranto, Napoli-Bari, Palermo-Messina-Catania. Servono poi collegamenti veloci e frequenti tra la Sicilia, la Calabria e il resto della Penisola e va potenziato il trasporto via nave. Legambiente nel rapporto Pendolaria 2023 torna anche con la classifica delle 10 linee peggiori d’Italia. Nelle prime posizioni le Ex linee Circumvesuviane, la Roma-Lido e Roma Nord-Viterbo, la Catania-Caltagirone-Gela, a seguire Milano-Mortara, Verona-Rovigo e Rovigo-Chioggia, Genova-Acqui-Asti, Novara-Biella-Santhià, Trento-Bassano Del Grappa, Portomaggiore-Bologna, Bari-Bitritto. Un quadro abbastanza preoccupante su cui, per superare ritardi e problemi, è necessario accelerare il passo avviando una vera cura del ferro. Per questo per Legambiente è fondamentale che il tema dei pendolari e del trasporto su ferro diventi davvero una priorità per il governo Meloni, prevedendo maggiori risorse economiche pari a 500 milioni l’anno per rafforzare la viabilità ferroviaria. Si tratta complessivamente di 2 miliardi di euro all’anno fino al 2030, recuperabili dal bilancio dello Stato specialmente all’interno del vasto elenco di sussidi alle fonti fossili. 

Maggiore cura per il sud

Urge la presenza di più treni per il Meridione, elettrificazione e collegamenti più veloci potenziando in primis il servizio Intercity e integrando l’offerta di servizio lungo le direttrici principali, per garantire almeno un treno ogni ora, attraverso un servizio cadenzato e nuovo materiale rotabile. Servono poi collegamenti veloci e frequenti tra la Sicilia, la Calabria e il resto della Penisola. Nel 2023 non si può credere che l’unico mezzo esistente sia l’automobile o, ancor peggio, che bisogna lottare per servizi che dovrebbero essere ritenuti basilari.

Alessia Pisarra

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