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La Musica secondo Friedrich Nietzsche

In precedenti trattazioni abbiamo spesso parlato di musica, le diverse forme con cui essa si manifesta e le personalità attraverso cui essa si esprime; come abbiamo sovente notato ognuno ne dà un’interpretazione specifica, spesso dettata dal gusto, che sia quello dominante nella società oppure prettamente personale, anche questo dettato di frequente dalle epoche, dai luoghi o dai genitori.

Henri Matisse, La Danza – Museum of Modern Arts

Da Wagner a Domenico Modugno, il fare musica è certamente diverso, come lo è da Debussy a Charlie Parker, quel che non cambia è, tuttavia, l’assioma fondamentale, la musica in sé, da intendersi come respiro dell’espressione delle manifestazioni dell’agire cosmico e dello spirito vitale, di cui noi non vediamo nulla se non una mimina parte, come espresso da diverse correnti filosofiche.

Secondo Nietzsche, forte della sua preparazione filologica, coloro che raggiunsero più da vicino lo spirito vitale furono proprio gli antichi Greci con le tragedia, in particolare con la danza ad essa associata.

Stando a quel che asserisce:

“Il simbolismo universale della musica non è perciò compiutamente raggiungibile dal linguaggio, poiché si riferisce simbolicamente all’originario contesto e dolore nel cuore dell’Uno originario, simboleggiando una sfera che è superiore e precedente rispetto ad ogni apparenza”

Quando la musica si fa espressione del linguaggio, pur superandolo: La Nascita della Tragedia

Partendo da questa citazione, in una delle pagine più interessanti e semanticamente più “forti” del filosofo tedesco, si rilegge in un’altra chiave una delle sue opere più fraintese nel corso dei decenni, in modo pressoché ininterrotto; con una precisione e una maestria d’artista Nietzsche fa tesoro, nella strutturazione del suo discorso, oltre che dei testi greci (in quanto filologo), degli scritti dei fratelli Schlegel, delle opere di Creuzer e Bachofen, tutti superati da lui con il balzo del genio verso una conoscenza vivente, una classicità non polverosa ed antiquaria che si serve dei suoi strumenti per rispondere a cocenti questioni contemporanee.

Come previsto, questa apertura eccessiva del pensiero non poteva che spaventare il mondo accademico ufficiale.

Quando parliamo del tragico, dobbiamo ricordare il senso di “apparenza” della vita umana, ossia un’immersione momentanea.

“Tragica non è solo la vita e nemmeno la morte in sé, quanto piuttosto l’idea che questa vita non abbia affatto il valore che le si attribuisce comunemente, in modo irriflesso ed istintivo, per un’illusione dovuta a una perversa volontà; tragica è la comparsa e la sparizione ma tutto ciò solo insieme al fenomeno della coscienza”

La domanda che guida la lettura: sarebbe stato meglio non esistere?

Non è questa tuttavia la domanda a cui vorremmo rispondere, la domanda a cui vorrei invece rispondere è: quanto la nostra esistenza è influenzata dalla musica?

E’ evidente, nel momento in cui compare l’opera, la forte componente schopenaueriana (siamo ancora nella fase in cui Nietzsche non lo ripudia) secondo cui la musica esisterebbe a prescindere dagli uomini. Interessante, considerato il fatto che lo stesso Nietzsche attribuisca poi alla stessa il filo conduttore “tragico”, punto di unione di due spiriti, apollineo e dionisiaco, e linguaggio al di sopra del linguaggio, come Spirito che regge il Mondo.

E’ chiaro come essa, inevitabilmente, sia quell’elemento sotterraneo che tanto più di altri al meglio rappresenta l’agognata unità, il che forse è superficiale, ingenuo e riduttivo, se fossimo meno propensi a ridurre tutto in termini di “misurabilità”, potremmo facilmente scorgere quel dualismo che governa l’andamento delle cose in questo mondo, un’unione di contrari che vivono distanti ma in simbiosi, il motore che fa girare il mondo.

In conclusione

Se pur è vero che il Mondo si regge su un potenziale gioco dualistico è bene non dimenticare che, non solo secondo Nietzsche ma anche secondo diverse correnti del buddismo, la condizione di dualità sia né più né meno che un espediente per condurre sulla via dell’Uno originario, la legge mistica del resto è una sola. In quanto uomini, il nostro compito è quello di esercitare la scelta, unica e sola condizione utile per definirsi liberi, la musica ne è il mezzo più potente.

Essa esiste, anche senza di noi, esiste da prima ed esisterà anche dopo.

Dario Del Viscio

https://youtu.be/-lxlQITXBAQ

Per approfondire l’argomento: http://enricia.altervista.org/Newton/5a/Nietzsche_La-nascita-della-tragedia.pdf

One response

  1. La musica influenza la nostra esistenza, almeno la mia. Dirada mondi serrati nel buio – luce soffusa illumina essenza – respiro di vita, amica presente – spoglia le emozioni – calza i sentimenti – cuce ricordi strappati dal tempo – ogni nota ricorda l’ amore….quell’amore che pensavi fosse eterno!

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