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Immagine di un antidivo

“Ci percepiamo in questo spazio e in questo tempo

E in questa dimensione, ma non capiamo che vuol dire

Perché un’altra non la riusciamo a concepire”

Quello strano concorrente al Festival di Sanremo

Non si direbbe, ma Giovanni è napoletano. Ho avuto il piacere di godermi un suo concerto nel lontano 2019, durante il tour del suo quarto album Poesia e Civiltà, un album che richiederebbe anche più di un articolo per essere analizzato e che non ho la pretenziosità di descrivere qui ed ora, ma che serve per comprendere meglio questo singolare cantautore. Al concerto non eravamo in molti e i più non ballavano, erano tutti intenti ad ascoltare e a vivere l’atmosfera creata dalla scrittura di quel singolare ometto che, in canottiera, cantava sul palco.

Da lì mi feci un’idea ben precisa di Giovanni Truppi, e cioè quella di un uomo a cui interessa portare semplicemente i propri pensieri nelle note, a cui non interessano le luci della ribalta ma l’accuratezza in ciò che fa, e la partecipazione al Festival è stata per me una sorpresa, lo ammetto. Per intenderci, alla fine del sovracitato concerto, non si prestò nemmeno a posare per i fan, salutò tutti molto educatamente e ripartì verso la prossima tappa del suo lungo tour, segno di un grande rispetto verso se stesso e il proprio lavoro.

Musicalmente parlando, Truppi è un unicum, ossia un cantautorato vecchia maniera che sconfina nel surreale ma che rimane ancorato al fluire poetico dei versi come i migliori dei ‘70.

Descritta così, più che l’immagine di un genio silente (che a mio parere è) è piuttosto, quella di un anti-divo, uno che non si è posto neanche limiti sull’outfit da indossare durante la prima apparizione sul palco dell’Ariston, e cioè con una semplice canottiera.

E’ bene specificare che, tuttavia, Truppi non è, come qualcuno potrebbe pensare, un cantautore vecchio stile che legge molto e vive nella propria torre d’avorio, anzi, come ha dichiarato lo stesso cantautore in un’intervista:

“Il mio approccio alla canzone rispecchia l’esigenza artistica e insieme umana di immortalare in canzone ciò che mi sta a cuore, dalle cazzate che mi piacciono molto alle cose più impegnative: questo è il motivo per cui nelle mie parole, nei miei testi ci sono prese di posizione. Io sono una persona che crede nelle prese di posizione e siccome come musicista cerco di trasporre in musica tutto quello che mi capita, per me è naturale che anche questa presa di posizione passi dalla musica, con questo non dico che tutti debbano farlo, dico semplicemente che per me è così.”

In breve, un agire politico in senso esplicito. Questo stesso principio, se applicato al personaggio, lo rende ben riconoscibile, fortemente identitario, che si concentra più su ciò che dice che su come appare, sempre nelle parole del medesimo:

“io sono motivato a tenere la mia identità, cercando di uscirne senza essere diventato un altro cantante, però credo che la cosa più importante sia proprio il brano che porto, la scrittura, la produzione”

Truppi è anche uno scrittore: il 1° luglio 2021 ha pubblicato il libro L’avventura per la casa editrice La Nave di Teseo, il diario di un viaggio fatto in camper ripercorrendo quasi la stessa Italia della “Lunga strada di sabbia” di Pier Paolo Pasolini. E’ ben intuibile come, nell’accuratezza sonora del cantautore, ci sia anche quella traccia dello scrittore che giova al contesto generale, in effetti, lo stesso ha ammesso di aver scritto il libro senza una precisa idea, seguendo l’ispirazione ma curandola con molta attenzione.

Tutto quanto citato sopra porta al “traguardo”, cioè il brano in gara al Festival, Tuo padre, mia madre, Lucia firmato, tra gli altri, anche da Niccolò Contessa de I Cani:

Quando ti ho incontrata per la prima volta

Ad una cena di sconosciuti in un bar di Torino

Senza pensarci, d’istinto, ti ho guardato la mano

Per vedere se fossi sposata

Brillano le teste e scintillano le stelle

Corrono corrono corrono, gli occhi si chiudono gli attimi cadono

Dimmi se sei triste, dove andiamo, che ci faccio qui

…O siamo sempre stati qui?

E quando le cose tra di noi non vanno lisce e sono malinconico o preoccupato

Ripenso a quel momento e mi fido di lui

E anche se a volte litighiamo solo per la paura di metterci a letto lo so che per quello che vogliamo fare noi un per cento

È amore e tutto il resto è stringere i denti.

E se domani tuo padre, mia madre o Lucia

Ascolteranno queste parole

Si chiederanno, come mi chiedo anch’io, se questo è un amore

Risponderò come rispondo anche a me

Che

Amarti è credere che

Che quello che sarò sarà con te

E adesso che conosco anche la tua amarezza

E il buio senza parole in cui sei nuda di rabbia Io ti volevo dire che la mia anima ti vuole

Ed il mio cuore pure

E che le mie fantasie si scaldano al pensiero del tuo fiato.

Brillano le teste e scintillano le stelle

Toccami la faccia e non farmi fare niente

Stringimi più forte e fammi dire un’altra volta sì

E se domani tuo padre, mia madre o Lucia

Ascolteranno queste parole

Si chiederanno, come mi chiedo anch’io, se questo è un amore

Risponderò come rispondo anche a me

Che

Amarti è credere che

Che quello che sarò sarà con te.

Amore mio, per vivere facciamo mille cose stupide

Lo sai, per sopravvivere, semplifichiamo il più possibile

Ma cosa c’è di semplice?

Amore mio

Che ridere

E se domani tuo padre, mia madre o Lucia

Ascolteranno queste parole

Si chiederanno, come mi chiedo anch’io, se questo è un amore

Risponderò come rispondo anche a me

Che

Amarti è credere che

Che quello che sarò sarà con te

Sto camminando verso di te

Ti vedo all’incrocio, mi fermo a guardarti

E aspetto l’attimo in cui

Ti girerai e mi sorriderai vedendomi arrivare

In tutta onestà, io non ho fatto a meno di pensare alla scrittura di Mogol e alla voce del compianto Lucio Battisti, non solo nella tematica che parla di un amore avversato e pieno di speranza per il futuro ma anche nell’intenzione dai suoni emessi dalla partitura orchestrale, in questo brano si sentono gli anni ’70, a mio parere, decontestualizzandolo, poteva essere contenuto molto bene, ad esempio, nell’ Umanamente uomo battistiano. Il titolo è fuorviante, perchè prende in considerazione dei soggetti secondari, personggi che assistono alla storia ma che, a parte sporadici interventi, non sono presenti più di tanto. L’amore descritto da questo brano è puro ed istintivo, il protagonista, colpito dall’amata al primo sguardo, non ci pensa due volte ad andare verso di lei come una fatale attrazione; la passione è ricambiata ma, come accade dopo questa prima fase, arriva la quotidianità nella relazione, il che porta sicuramente a dei litigi, eventi negativi che qualche volta portano due persone anche a lasciarsi. Ma non è questo il caso, perchè lui ripensa al primo momento in cui l’ha vista e l’ha scelta per passarci la vita, nonostante le burrasche, nonostante loro.

Dario Del Viscio

“Tuo padre, mia madre, Lucia”, Giovanni Truppi, Sanremo 2022

https://www.youtube.com/watch?v=Ny-uYwk5QDA

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