Categories:

illustrazione di Ilaria Longobardi (@dallamiap.arte)

L’uomo è una “macchina perfetta”, lo afferma Cartesio individuando nell’uomo una res cogitans ed una res extensa (di sostanza pensante e di sostanza estesa, corpo). Con l’affermazione “cogito ergo sum” rafforza le sue teorie, sottolineando l’importanza del pensiero e della ragione umana, la quale contraddistingue l’esistenza umana. 

Ma ancor prima, Aristotele definendo l’uomo un “animale politico”, riflette sulla valenza dell’intelletto. In effetti, scienza e filosofia hanno spesso condiviso la stessa visione, attribuendo l’origine dell’uomo all’animale. Questa correlazione diffusa sin dall’antichità, ha portato ad una netta distinzione tra mondo animale e vegetale. La natura rappresenta una componente essenziale del nostro pianeta. 

Ci sono state correnti letterarie e filosofiche le quali hanno valorizzato  le “corrispondenze” tra l’uomo e la natura; basti pensare alle meravigliose opere di Boudelaire o semplicemente a “La pioggia del pineto” di Gabriele D’Annunzio. Ma oltre alla nobile simbologia che spesso gli è stata attribuita, c’è sempre una certa lontananza tra il mondo vegetale e quello animale.

E’ realmente così?

Già nel 1848, Gustav Theodor Fechner, fondatore della psicofisica, critica la visione gerarchizzata del mondo degli esseri viventi secondo la quale gli uomini e il resto degli animali sarebbero superiori alle specie vegetali nella scala naturale. Secondo la sua teoria, la ragione di questa subordinazione delle piante risiederebbe in una sbagliata concezione dell’uomo. Quest’ultimo, infatti, assocerebbe la diversità strutturale del regno vegetale rispetto a quello animale a una mancanza di impulsi animati che renderebbero le piante prive di anima.

Per cui, essenzialmente, la principale differenza tra il mondo animale e quello vegetale sarebbe allora la presenza di un’anima che alle piante mancherebbe. Il tentativo del filosofo tedesco non è quello di cambiare l’ordine gerarchico, ma unirlo, cercando di indicare come i due regni siano più simili di quanto comunemente si pensi.

E’ bene sapere che la pianta ha la capacità di vivere esattamente come l’uomo e ciò che affascina di più è proprio la sua apparente immobilità, insensibilità e staticità. 

Anche Daniel Chamovitz, genetista vegetale, ha mostrato come la vegetazione , al contrario di quanto si possa pensare, non svolga un’attività passiva nel suo processo di sviluppo. Al contrario, svolge operazioni attive. Di conseguenza si potrebbe affermare che la differenza genetica fra le piante e gli animali non è così rilevante.

E potremmo considerare svariate analogie. 

Ad esempio, la respirazione umana, attribuita ai polmoni e gli alveoli polmonari, con lo  scambio dei gas respiratori, ossigeno e anidride carbonica. 

La pianta durante la notte respira come l’uomo; infatti, in assenza di luce, si serve di ossigeno liberando anidride carbonica. La differenza si può notare durante giorno, nel momento della fotosintesi. Grazie alla clorofilla la luce solare (o artificiale) permette di convertire molecole di anidride e acqua in una molecola di glucosio zucchero fondamentale per la vita della pianta. Come sottoprodotto della reazione si producono molecole di ossigeno che la pianta libera nell’atmosfera attraverso gli stomi presenti nella foglia. 

(Ecco perché è utile fare lunghe passeggiate in foresta durante le belle giornate di sole ed è sconsigliato avere delle piante nella zona da notte).

Anche il nostro sistema circolatorio presenta non poche analogie. 

Il sangue umano è caratterizzato da una proteina globulare, l’emoglobina, la quale trasporta l’ossigeno dai polmoni a tutti i tessuti. Nelle piante, invece , vi è un pigmento verde, citato poco prima, chiamato clorofilla, la quale converte i raggi del sole in energia chimica (fotosintesi clorofilliana). 

Le strutture dell’emoglobina e della clorofilla sono entrambe sorprendentemente simili. Nel dettaglio, sono caratterizzate da porfirine (strutture eterocicliche qui visibili) ed entrambe dotate di un atomo centrare diverso dai restanti, nel caso della clorofilla si parla di magnesio, nel caso dell’emoglobina di ferro. Ed entrambe le sostanze trasportano composti necessari essenziali per la vita. 

Coincidenze?

Inoltre, anche la pianta è fornito di sistemi di trasporto, molto simili alla nostra circolazione sanguigna. Nel mondo vegetale si parla di xilema e il floema. Il primo utilizzato per trasportare acqua, il secondo i nutrienti mediante la linfa. E’ curioso come possano essere paragonati per similitudine a vene, arterie e capillari.

Anche a livello fisiologico, la pianta, nonostante la sua semplicità, presenta delle caratteristiche interessanti. Un esempio potrebbe essere quello della presenza di ormoni, spesso erroneamente associati solo al regno animale, mentre non sono una caratteristica esclusiva dell’ uomo bensì anche la pianta ne è dotata.  Riferimento simpatico potrebbe essere il paragone del nostro ormone della crescita ad un fitormone chiamato auxina. 

Di conseguenza, ciò induce ad interrogarsi sulle modalità di risposta degli organismi vegetali.La pianta riesce a rispondere a degli stimoli quasi silenziosamente e cercando di nuocere il meno possibile ciò che ha intorno. Avviene un fenomeno chiamato tropismo (reazione di orientamento causata da agenti fisici o chimici) e più nel dettaglio, di fototropismo. Essa tende a rivolgersi verso i raggi solari, perché occorre avere il miglior irraggiamento possibile, il quale risulta vitale. Ci sarebbero altre analogie da considerare, ma effettivamente noi esseri umani, a livello comportamentale, non siamo così efficienti. Non dovremmo forse tendere anche noi verso un atteggiamento positivo, così come le piante vanno alla ricerca dei raggi del sole?

L’associazione pianta-uomo, è stata presa in considerazione da alcune teorie. Ad esempio, subito dopo la fine della prima guerra, alcuni pensatori svilupparono una piccola appendice della medicina, chiamata antroposofica.

La medicina antroposofica considera l’uomo un essere triarticolato, costituito cioè da tre sistemi: il sistema dei nervi e dei sensi nella parte superiore, il sistema ritmico nella gabbia toracica e il sistema del ricambio e delle membra sotto il diaframma. Anche la pianta risulterebbe avere questo sistema ma capovolto (come in figura).  Da ciò si è ipotizzato che i diversi elementi costitutivi della pianta potrebbero avere un diverso impatto a livello dei nostri organi ed apparati sia per quanto concerne le piante in uso alimentare che i medicinali. (Le radici avranno un’azione sulla testa e la suaorganizzazione, i fiori e i frutti sul ricambio (metabolismo), e le foglie su respirazione e circolazione sanguigna). Questo tipo di medicina tende semplicemente ampliare l’attuale ricerca scientifica proseguendo oltre la dimensione fisico-materiale e quindi percepibile con gli organi di senso, coinvolgendo nella sua indagine la dimensione della vita, della psiche e dello spirito dell’uomo e dell’universo.

E’ un aspetto curioso ma è bene sottolineare che non ha nulla a che vedere con l’attendibilità della medicina moderna.

Nonostante il mondo vegetale risulti essere la colonna portante del nostro pianeta, il ruolo dell’ecologia risulta essere ancora troppo marginale. Una, se non l’unica strategia realmente produttiva al fine di migliorare le condizioni ambientali e della vegetazione, risulta essere la diffusione di una veritiera divulgazione scientifica, che porrebbe l’accento sulle rispettive cause ed effetti. In questo modo si eviterebbe di propagare concetti errati o ridotti a pura moda. 

In conclusione, il fulcro di tale riflessione risulta essere incentrato, ancora una volta, nell’ uomo stesso. La capacità di pensiero lo posiziona al centro del mondo, lo contraddistingue nella scala evolutiva, ma siamo realmente sicuri che sappia usufruirne nel migliore di modi?

Claudia Coccia

Tags:

No responses yet

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *