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A fine novembre in Cina molti giovani sono scesi in piazza per manifestare contro la politica Zero-COVID, ma anche – e questa è la vera novità – per chiedere le dimissioni del presidente Xi Jinping. Il governo ha dovuto concedere un allentamento delle restrizioni, ma la censura continua ad operare in silenzio impedendo la libertà di espressione dei cittadini.

Cina, fogli bianchi A4 in segno di protesta

Quando si pensa alla popolazione cinese è opinione condivisa l’idea di un popolo remissivo, succube del potere sovrastante, in cui le proteste sono rare. Non è così. Le famose manifestazioni di piazza Tienanmen del 1989, sebbene represse violentemente, sono forse l’esempio più storico.

In Cina ci sono già state nei mesi scorsi insorgenze contro la politica Zero-COVID, proprio a seguito di un incidente stradale in cui hanno perso la vita donne e uomini. Erano risultati positivi al test antigenico e mentre venivano trasportati in autobus verso una struttura adibita a Covid Center, il pullman si è ribaltato in autostrada.

La causa di queste proteste

La scintilla che ha scatenato questi “incidenti di massa” – così il governo cinese definisce le rivolte – è stata la morte di 10 persone nella città di Ürümqi, capoluogo dello Xinjiang. Il tragico episodio è stato causato da un incendio divampato all’interno di un palazzo. I soccorsi non sono riusciti ad intervenire per tempo e in modo efficace, a causa delle barriere anti Covid erette intorno al palazzo. I residenti hanno raccontato di come fossero stati inseriti dei lucchetti alle porte d’ingresso di alcuni edifici, impedendo a molti di poter evadere dalla struttura.

La vera novità, però, sta nella modalità di diffusione di queste proteste. Non più locali e mirate, ma estese e contro lo stesso nemico. A distanza di pochi giorni, infatti, sono seguite manifestazione a Shanghai, Pechino, Wuhan e Chengdu. Molti giovani hanno pronunciato e cantato slogan contro il Partito Comunista, contro i lockdown e i test di massa. Ma anche contro il presidente Xi Jinping chiedendone le dimissioni a poco più di un mese dall’ottenimento di un terzo storico mandato. 

Altro elemento simbolico di queste giornate è stato l’uso di fogli bianchi A4 per protestare contro la censura. “Il foglio bianco rappresenta tutto ciò che vogliamo dire ma che non possiamo dire”, ha dichiarato un manifestante a Reuters. La repressione di queste azioni non è stata però sufficiente a contenere l’ondata di messaggi, video e slogan reazionari che nel corso dell’ultima settimana di novembre hanno intasato i social cinesi. 

L’accordo non scritto tra popolo e governo

Questi incidenti di massa sono la prova di come il popolo cinese sia oramai esausto di una politica che impone continui e improvvisi lockdown. Chiusure che hanno comportato, come è accaduto a Shanghai, anche difficoltà di approvvigionamento di cibo. 

Fino ad ora il rapporto tra popolazione cinese e governo si è mantenuto in equilibrio grazie a un patto sociale non scritto: tu cittadino rinunci a una serie di libertà e diritti, mentre io governo ti offro una serie di garanzie tra cui lo sviluppo economico del paese e la fuoriuscita totale dalla povertà. A seguito di questa Zero-COVID Policy così stringente, tuttavia, la Cina ha registrato un rallentamento nella crescita del PIL e un alto tasso di disoccupazione di cui ne fa le spese soprattutto la fetta di popolazione più giovane. Le promesse vengono meno e così i giovani cominciano a reclamare i propri diritti.

Dietrofront sulla politica Zero-COVID

Alla luce di ciò, il segretario generale del partito Xi Jinping, ha dovuto fare un passo indietro concedendo un allentamento delle restrizioni Covid. Il primo segnale è stato lo smantellamento di chioschi adibiti allo svolgimento di test antigenici, dopo la rimozione dell’obbligo di mostrare il green health code per entrare nei luoghi pubblici. Rimane necessario, tuttavia, negli ospedali, case di cura, scuole e asili. 

Inoltre, è stata riconosciuta la possibilità di svolgere la quarantena in casa per i casi asintomatici e non gravi. Si è deciso anche di isolare non più interi compounds, ma solo il singolo palazzo o piano dell’edificio. 

La censura continua però ad operare in silenzio. Nei giorni successivi alle proteste, la polizia ha perquisito i cellulari dei cittadini al fine di verificare la presenza di social vietati in Cina, come Telegram, Twitter o Instagram. Alcuni soggetti delle manifestazioni sono stati arrestati nei giorni successivi. È questo il caso di un ragazzo di 27 anni, trattenuto dopo aver aizzato cori contro il governo. Del suo fermo non c’è alcun atto ufficiale e al momento non si hanno sue notizie. 

Il malcontento ormai diffuso della popolazione non poteva essere più ignorato dal Partito Comunista Cinese, ma le conseguenze di questa apertura potrebbero essere serie. Rimuovere di punto in bianco molte delle restrizioni, con un sistema di vaccinazioni inefficace, significa esporre la popolazione a un virus da cui non sono protetti. L’impatto della pandemia sul sistema sanitario cinese potrebbe essere drammatico.

Arianna Remoli

One response

  1. Purtroppo le dittature continuano a regnare. La totalità del Medio Oriente, insieme a gran parte dell’Africa e dell’Asia sono paesi non liberi. Zero libertà civili, come la libertà di credo e di espressione, la garanzia dei diritti delle persone e delle organizzazioni; zero libertà politiche, come il diritto di votare liberamente, di partecipare alle competizioni elettorali o di fondare partiti politici. La dittatura è un fenomeno molto antico, è un’istituzione che affonda le sue radici in epoca romana, poi il novecento ha conosciuto la forma più estrema di dittatura attraverso i regimi totalitari nazisti, fascisti e quelli comunisti. Non bisogna mai abbassare la guardia, anche quando si crede di vivere in un paese democratico. Durante la pandemia i cinesi cantavano, Les Misérables, ed oggi, sui quei fogli bianchi, immaginiamo di scrivere la traduzione in italiano, perché, ” la dittatura sosta dietro la porta, e ad ogni folata di vento, può disperdersi nelle nostre certezze.

    Senti le persone cantare?
    Cantare la canzone degli uomini arrabbiati?
    È la musica della gente
    Che non sarà mai più schiava!
    Quando il battito del tuo cuore
    Echeggia il battito dei tamburi
    C’è una vita che inizierà
    Quando domani arriverà!
    Ti unirai alla nostra crociata?
    Chi sarà forte e si alzerà con me?
    Oltre la barricata
    C’è un mondo che vuoi vedere?
    Allora unisciti alla lotta
    Che ti darà il diritto di essere libero!
    Darai tutto ciò che puoi
    Così che la nostra bandiera potrà avanzare
    Alcuni cadranno e altri vivranno
    Ti alzerai e prenderai la tua occasione?
    Il sangue dei martiri
    Bagnerà I prati del ( MONDO “sostituito alla parola Francia” )………

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