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Twitter potrebbe chiamarsi “X” in futuro e diventare come WeChat. Elon Musk vuole rendere il social una piattaforma più trasparente in nome della libertà di espressione. Dopo la decisione di sospendere i profili Twitter di alcuni giornalisti, però, qualcosa non torna.

La notizia del perfezionamento dell’acquisto di Twitter da parte di Elon Musk, avvenuto lo scorso 20 dicembre, non è certo passata inosservata. Fin dall’inizio ci si è chiesto quale sarebbe stato il futuro di Twitter e quali cambiamenti l’imprenditore sudafricano avrebbe apportato. 

Ebbene, ancora prima della sua acquisizione, Musk si era espresso contro alcune politiche di moderazione dei contenuti adottate dalla vecchia amministrazione del social. Con il passaggio di Twitter nelle sue mani, il suo obiettivo era quello di difendere la libertà di espressione in tutto il mondo, allentare alcune regole di contenimento, contrastare gli account falsi e di spam. Il nuovo amministratore delegato ha diffuso la notizia dell’acquisto tramite un tweet che recitava: « The bird is freed ».

I Twitter Files

Per inaugurare il suo nuovo ruolo, la prima azione fatta da Elon Musk è stata quella di rendere noti i cosiddetti “Twitter Files” con il quale si dimostrerebbe come Twitter, durante la vecchia amministrazione, abbia operato come braccio destro delle istituzioni. Tra i vari, alcuni file interessavano il figlio dell’attuale Presidente degli Stati Uniti, Hunter Biden. Il caso è questo: nel computer di Hunter Biden vengono trovati immagini che lo ritraggono nudo, video in cui fuma crack e fa sesso, ma anche email nel quale cerca di convincere il padre ad incontrare affaristi ucraini e cinesi. A pubblicare la notizia è il New York Post. Il materiale ottenuto probabilmente proveniva da attività di hackeraggio dal quale la piattaforma Twitter ha voluto prendere subito le distanze. Le regole del sito vietano di pubblicare materiali ottenuti attraverso l’hacking, così il social decise di impedire a chiunque di pubblicare post con affiliato il link che rimandava all’articolo. 

L’assolutista della libertà di parola, appellativo che l’impresario stesso si è dato, ha deciso di riaprire il caso pubblicando i Twitter files. La pubblicazione di questi documenti avrebbe dovuto anche dimostrare come in passato la società avesse limitato la diffusione di account di esponenti della destra statunitense. A malincuore, questi files non hanno portato alla luce nessuna prova schiacciante. 

Twitter come WeChat

Nella lista di cambiamenti che Musk vorrebbe apportare c’è anche l’idea di trasformare Twitter in una “everything app” che prenderebbe il nome di “X”. Un’unica applicazione per chattare, eseguire pagamenti, usare come social network, giochi, servizi di delivery e, persino, poter prenotare un taxi. Il modello al quale strizza l’occhio Musk è WeChat, largamente diffuso nel continente asiatico e soprattutto in Cina. Lo stesso WeChat nel corso del tempo è divenuto uno strumento di sorveglianza e censura degli utenti per mano del governo cinese. Messaggi ed account che si distaccano dalla rigida politica di contenuti concessi sul web sono sottoposti a sanzione. Concentrare molteplici attività su un unico canale, consente a queste app di raccogliere una vasta raccolta di dati anche sensibili sulle persone ed esercitare un potere smisurato sulla nostra vita quotidiana. Come si potrebbe replicare questo modello in Occidente e garantire agli utenti la tutela della propria privacy?

Musk: nuovo paladino della libertà di espressione o monarca assoluto?

Sebbene le premesse poste da Musk non fossero così biasimevoli, il 16 dicembre ha commesso un primo passo falso. Ha sospeso, contemporaneamente, numerosi giornalisti della Cnn, del Washington Post, di Mashable e del New York Times. Ma anche il profilo di ElonJet, che tracciava i voli del jet privato del magnate sudafricano, e l’account ufficiale di Mastodon, social autogestito rivale di Twitter nel quale sono emigrati molti utenti a seguito di questo episodio. Elon Musk ha giustificato la sua azione sostenendo che il condividere la posizione in tempo reale del suo jet privato, significava mettere in pericolo lui e la sua famiglia. Il movente non giustifica la decisione di bloccare il profilo di Mastodon. Musk si è voluto liberare di account ritenuti scomodi, mentre ha deciso di riabilitare profili legati a teorie complottiste, figure di estrema destra statunitensi e, non in ultimo, il profilo dell’ex Presidente Donald Trump, bannato dal social a seguito dell’assalto a Capitol Hill avvenuto il 6 gennaio del 2021. 

Le vere intenzioni di Elon Musk

È chiaro come il concetto di libertà di espressione sia interpretato dall’imprenditore: via libera al proprio pensiero a patto che si seguano le mie regole. A seguito di questo episodio, i principali media sono tornati a discutere di quale sarà il destino di Twitter nelle mani di Musk. L’amministratore delegato, dal canto suo, ha deciso di pubblicare un sondaggio pubblico ponendo il seguente quesito: «Should I step down as head of Twitter? I will abide by the results of this poll» (Dovrei dimettermi da capo di Twitter? Mi atterrò ai risultati di questo sondaggio). Il verdetto è stato il seguente: 57,5% di voti a favore contro il 42,5% di voti contrari. Il caro Musk, probabilmente non pronto a questo responso, ha risposto affermando che si sarebbe dimesso da CEO non appena avrebbe trovato qualcuno così sciocco da accettare il lavoro. 

Il vero desiderio di Elon Musk non è quello di “liberare” il social, bensì se stesso da ogni tipo di responsabilità. Trasformare Twitter in un’azienda privata ha significato non dover più rendere conto agli azionisti o al consiglio di amministrazione e avere la facoltà di diffondere  pubblicamente solo ciò che egli desidera.

Arianna Remoli

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