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Aumento delle temperature superiori ai valori di riferimento, scarse precipitazioni, laghi e fiumi in sofferenza, scarsa presenza di neve. Tutto questo sta facendo scaturire una crisi climatica alquanto preoccupante. La penisola è costretta a far fronte a una nuova ondata di siccità, una vera e propria emergenza e ciò viene dimostrato anche dal bollettino rilasciato dall’Osservatorio sulla siccità, realizzato a partire dai dati dell’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima del CNR, il quale attesta che il 2022 è stato l’anno più siccitoso dal 1800. È stato proprio il ministro per la Protezione civile e le Politiche del mare, Nello Musumeci, a presentare un’informativa descrivendo la portata del fenomeno, non più emergenziale, ma ormai da alcuni anni ordinario, con conseguenze che ricadono non solo sull’agricoltura e sull’industria, ma anche sull’approvvigionamento delle popolazioni.

Siccità e ipotesi di intervento

L’associazione ambientalista lancia un appello al Governo Meloni, indicando le priorità da mettere in campo a partire dalla definizione di una strategia nazionale idrica, strutturata in otto in puntifavorire la ricarica controllata della falda; prevedere l’obbligo di recupero delle acque piovane con l’installazione di sistemi di risparmio idrico; interventi strutturali per rendere efficiente il funzionamento del ciclo idrico integrato; implementare il riuso delle acque reflue depurate; riconvertire il comparto agricolo; utilizzare i Criteri Minimi Ambientali nel campo dell’edilizia per ridurre gli sprechi; favorire il riutilizzo dell’acqua nei cicli industriali anche per ridurre gli scarichi inquinanti; introdurre misure di incentivazione e defiscalizzazione in tema idrico. Tutto ciò deve essere fatto con interventi di breve, medio e lungo periodo che favoriscano da una parte l’adattamento ai cambiamenti climatici e dall’altro permettano di ridurre da subito i prelievi di acqua, evitandone anche gli sprechi.  

Le conseguenze della crisi

Tante sono le percentuali che fanno riflettere: rispetto agli scorsi anni vi è un -70% di precipitazioni nevose in montagna, – 60% di precipitazioni piovose, riduzione della portata del Po dell’11% e 15% del Tevere. Tra gli altri problemi ha contribuito la dispersione dell’acqua dovuta al deterioramento delle infrastrutture, alle rotture delle tubature e ai prelievi abusivi. La Coldiretti dichiara che circa 300 mila aziende sono in sofferenza, ecco perché sono stati stanziati 9 miliardi di euro per far fronte a questo problema. Non si può comandare sulla natura e sulle sue manifestazioni ma si può educare l’uomo al rispetto delle risorse naturali e vitali.

Alessia Pisarra

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