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Il vincitore del Premio Strega 2022, Mario Desiati, racconta la storia di chi appartiene ad un luogo con fatica

Storia del Premio Strega

Quando si è soliti parlare di un premio letterario, subito, viene da pensare ad un gruppo di privilegiati che si riunisce per discutere dell’inutile. Anche se oggi questo atteggiamento va piano piano scemando, infatti sono molti quelli che professano “l’utilità dell’inutile”. Il più importante premio letterario in Italia è il Premio Strega, che viene assegnato annualmente all’autore/autrice di un libro pubblicato fra marzo e febbraio dell’anno precedente. A decidere il libro vincitore è una giuria nota come gli “Amici della domenica”, composta da 400 donne e uomini di cultura tra cui gli stessi ex vincitori. Inoltre, a proporre i titoli a concorso sono proprio i membri di questa giuria, previo consenso dell’autore, in accordo con le rispettive case editrici. Quest’anno, per la prima volta, la finale ha coinvolto 7 autori con le rispettive opere.

Premio Strega 2022

La finale del Premio Strega si svolge ogni anno al Ninfeo di Villa Giulia a Roma; viene trasmessa anche in diretta tv sul terzo canale della RAI, alla cui conduzione è da anni confermata la comica Geppi Cucciari. Al di là di alcuni problemi della diretta legati a imprevisti tecnici e ad un improvviso e passeggero temporale, a conquistare l’ambito premio è stato Mario Desiati con il suo “Spatriati” edito da Einaudi, riportando il premio dopo 5 anni nella casa editrice torinese. Dopo la premiazione, Desiati ha deciso di stappare il liquore Strega (da cui il premio prende il nome) nella sua amata Puglia.

Mario Desiati è nato a Locorotondo nel 1977 ma è cresciuto a Martina Franca; oggi risiede stabilmente a Roma, pur avendo soggiornato per un periodo più o meno lungo a Berlino. Ha fatto ritorno in Italia poco prima del primo lockdown, senza però risiedere in maniera fissa in un luogo, infatti, si è spostato fra la Puglia e Roma, dove ha deciso di fermarsi nel quartiere di Centocelle.

Un animo irrequieto come quello dei due protagonisti del suo romanzo: Claudia, una 43enne in perenne fuga dalla provincia, e Francesco che all’apparenza sembra avere un comportamento del tutto opposto. Mario Desiati afferma di essere un vero spatriato, proprio come Claudia e Francesco.

Ma cosa vuol dire “Spatriati”?

L’autore afferma che tale termine nel dialetto pugliese può avere più accezioni che vanno al di là del participio del verbo spatriare. Infatti, a volte, può essere inteso come un vero insulto per definire una persona che non ha una fissa dimora, una casa. Altre volte, può essere utilizzato per definire una persona fuori dal coro, una persona anticonformista, oppure può indicare una persona libera.

Il segreto della vittoria

Il successo di “Spatriati” e la conseguente vittoria derivano dal forte processo di immedesimazione soprattutto da parte dei meridionali che, da sempre, sono costretti a “spatriare” e ad essere definiti degli “spatriati”, ad essere giudicati in malo modo da chi decide di restare. “Spatriare” è, dunque, il contrario di “Restanza”, che il professore Vito Teti definisce così:

” Partire o restare non è una scelta che si compie senza dilemmi, incertezze, lacerazioni, conflitti, anzi a volte non è nemmeno una scelta, ma una necessità, un obbligo. Restanza significa sentirsi ancorati e insieme spaesati in un luogo da proteggere e nel contempo da rigenerare radicalmente”. (Vito Teti, La Restanza, Torino, Einaudi, 2022).

E voi come vi sentite: spatriati o ancorati e spaesati rispetto al vostro luogo?

Isabella Cassetti

One response

  1. Si è spatriati anche quando non si sta bene con se stessi, quando le persone ed il luogo in cui vivi, non rispecchiano la tua identità. Ed ecco che diventa restanza, con la consapevolezza che puoi cambiare solo te stesso. Per gli altri, il luogo, si resta ancorati ad una fievole speranza……!!

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