La ministra del Turismo Daniela Santanchè (S) con la ministra della Famiglia e Pari opportunità Eugenia Roccella (D). Durante la presentazione della rete degli alberghi solidali “Qui non sei sola” per le donne vittime di maltrattamenti. Presso palazzo Chigi, Roma, 22 marzo 2023. ©ANSA/ANGELO CARCONI.

Il Ministro del Turismo Daniela Santanchè e il Ministro per la Famiglia, la Natalità e le pari opportunità Eugenia Roccella hanno presentato lo scorso 22 marzo, a Palazzo Chigi, il progetto “Qui non sei sola”.
NON SEI SOLA è una Rete interistituzionale a sostegno delle donne vittime di violenza e dei loro figli, che vuole anche essere risorsa e stimolo per le comunità e i territori che insieme convivono.

È un momento importante – esordisce la ministra Santanché – l’avevamo annunciato a novembre alla Giornata contro la violenza sulle donne e ce l’abbiamo fatta. La violenza sulle donne ogni giorno peggiora e i maltrattamenti spesso avvengono proprio in famiglia. Per questo – spiega – abbiamo pensato, dopo il loro percorso, di ospitare queste donne qualche giorno in albergo, per farle tornare gradatamente alla vita normale. Un ambiente, dove possano riprendere le forze. Soprattutto, il messaggio importante – sottolinea- è che non si devono più sentire sole, che ci sono persone e strutture che sono con loro”.

Le associazioni di categoria e la Partnership

Ferme restando le competenze in materia delle amministrazioni centrali e territoriali,  l’intesa è finalizzata a promuovere le strutture alberghiere come luogo di accoglienza per un breve periodo di soggiorno una volta conclusa la permanenza presso le case rifugio.
Sono migliaia, infatti, le strutture aderenti alla Rete degli alberghi solidali rientranti nel progetto: Assohotel Confesercenti, Confindustria Alberghi, CNA Turismo, Federalberghi, Federturismo, Unipol Sai. La rete di alberghi Una Hotel, insieme a quasi un migliaio di strutture aderenti in tutta Italia, all’indomani della presentazione del progetto, hanno condiviso l’iniziativa di esporre il simbolo identificativo, color lavanda.

Un fenomeno che nonostante le leggi, non riesce ad arrestarsi

Sull’argomento, la ministra Roccella commenta:nonostante le buone leggi dice – non siamo ancora riusciti a contrastare questo fenomeno dai numeri impressionanti”. Da parte del governo, “c’è una compattezza e volontà comune di affrontare il problema”, “abbiamo cominciato subito sin dalla Legge di bilancio riconfermando e aumentando i fondi per i centri antiviolenza”, “introducendo nuovi strumenti”, “con tutte le deleghe presenti nei vari ministeri”.
E ora con “questa iniziativa che parte dalle associazioni di categoria e dalla comunità, tra l’altro in un settore come quello del turismo a grandissima presenza femminile. È il segno di una comunità che non lascia sole le donne
“.

Tuttavia, il Codice rosso e tali “buoni leggi” in campo, non sono state in grado di dare uno “stop” alla violenza sulle donne e il numero dei femminicidi, i quali sono ancora una piaga dilagante.

La libertà delle donne è la libertà di tutti

La violenza di genere si manifesta in molti modi: violenza fisica e psicologica, violenza economica, violenza sessuale, ma anche prevaricazione nei rapporti personali, abuso della propria posizione di potere, disparità di trattamento nei vari ambiti della vita.

La violenza contro le donne è un fenomeno complesso, che per essere efficacemente contrastato richiede l’apporto di più professionalità, più competenze, interventi di diverso tipo coordinati e integrati tra loro. “Ci sono battaglie che sono di tutti, come quella per contrastare la violenza sulle donne” ” ha aggiunto Santanché.

©Ministero del Turismo. Qui non sei sola”.

Non solo il 25 novembre

Prevenire la violenza vuol dire combattere le sue radici culturali e le sue cause. Per questo sono essenziali le strategie politiche mirate all’educazione, al riconoscimento e alla realizzazione delle pari opportunità in ogni ambito della vita pubblica e privata.

L’obiettivo è lavorare per combattere le discriminazioni e gli stereotipi legati ai ruoli di genere e al sessismo. In tal senso l’attenzione deve essere massima alle nuove generazioni e investire nella formazione oltreché alla sensibilizzazione all’ascolto.

Quando una donna condivide la sua storia di violenza, fa il primo passo per interrompere il ciclo di abusi. Sta a tutti noi darle lo spazio sicuro di cui ha bisogno per parlare ed essere ascoltata.

La prevenzione: riconosciamo i segnali di abuso

Esistono molte forme di abuso e tutte possono avere gravi effetti fisici ed emotivi. Per citare le più subdole: il partner controlla il cellulare, impedisce alla compagna di uscire senza di lui o di vedere le amiche, pretende che lei risponda sempre e subito a ogni sua chiamata o messaggio, controlla ogni cosa che compra, non le permette di avere un’indipendenza economica, la insulta per l’aspetto fisico o quello emotivo, insomma, la sminuisce nell’anima.

Lottiamo insieme: perché siamo reciprocamente responsabili

La violenza comprende anche le molestie sessuali sul posto di lavoro o negli spazi pubblici. Prendiamo una posizione, richiamandola ad alta voce quando ne notiamo una: commenti sessuali inappropriati, battute sessiste, fischi di approvazione non vanno mai bene. Creiamo un ambiente più sicuro per tutti, invitando i nostri conoscenti a riflettere sul proprio comportamento e parlando chiaramente quando qualcuno supera il limite, oppure chiedendo l’aiuto di altri se non ci sentiamo al sicuro. Come sempre, ascoltiamo le vittime e assicuriamoci che abbiano il supporto di cui hanno bisogno.

©Stop alla violenza sulle donne. “Qui non sei sola“:

Se sei vittima di uno o più di questi comportamenti o conosci qualcuno che li subisce, non aspettare un minuto di più e denuncia: meriti sicurezza e sostegno.

Elisabetta Costa.

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