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“Ci tolgono l’aria: vabbuo’ che vvuo fa’, è cosa ‘e niente. Sempre cosa ‘e niente. A furia ‘e ddicere «è cosa ‘e niente» siamo diventati cos’ e nient’”

Eduardo De Filippo.

Terra dei Fuochi: è così che viene chiamata quell’area meridionale che si estende in Campania tra la provincia di Caserta e la provincia di Napoli. Un’espressione usata per la prima volta da Legambiente, associazione ambientalista italiana, nel 2003 nel Rapporto Ecomafie. Si tratta, dunque, di aree geografiche colpite da attività illegali di smaltimento dei rifiuti che hanno portato ad inevitabili conseguenze sull’inquinamento e sulla salute delle persone.

Attività, anche questa, riconducibile sia all’incapacità gestionale statale sia all’operato della camorra.  

“Della terra dei fuochi non vogliamo essere la legna”

Nel corso degli anni le vittime di tumori registrate nelle aree della terra dei fuochi hanno fatto riflettere su quanto, a caro prezzo, si pagassero delle azioni illecite e soprattutto sconsiderate.

Sebbene si tratti di un’attività denunciata e che ha portato con sé numerose indagini, ad oggi non si può certo dire che la situazione sia risolta. Tuttavia, il Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile (CIPESS), presieduto dal Presidente Mario Draghi, con la presenza del segretario del CIPESS Bruno Tabacci, ha approvato nella seduta del 15 febbraio una serie di provvedimenti in materia di coesione territoriale, infrastrutture, politiche agricole. Il Comitato ha assegnato, infatti, circa 199 milioni di euro al Contratto istituzionale di sviluppo “Dalla Terra dei fuochi al Giardino d’Europa”.

Che cos’è il Pnrr?

Si tratta di un fondo di 750 miliardi di euro per la ripresa europea post pandemia covid. All’Italia sono stati perciò assegnati 191,5 miliardi che ha investito per rilanciare l’economia al fine di permettere lo sviluppo e la digitalizzazione del paese.

Di questi, circa 500 milioni saranno investiti per le aree che comunemente vengono identificate come “Terra dei fuochi”.

Il ministro dell’ambiente ha firmato un provvedimento che darà la possibilità di avviare la messa in sicurezza e la bonifica di alcune aree diventate nel corso degli anni discariche abusive. Par tali aree, appunto, non erano mai state prima d’ora previsti finanziamenti.

Vi è, perciò, una speranza di risoluzione?

Si spera di sì.

L’investimento più consistente sarà quello per la riqualificazione dei Regi Lagni, ovvero il reticolo di canali il cui bacino si estende in 99 comuni della città metropolitana di Napoli e delle province di Caserta, Avellino e Benevento.

Il ministro per il Sud e la coesione territoriale, Mara Carfagna, ha dichiarato: “Puntiamo a recuperare i Regi Lagni e a trasformarli nel ‘Giardino d’Europa’, il più importante parco fluviale del Continente e immaginiamo fin d’ora una gara europea che coinvolga i più qualificati studi di architettura rurale e del paesaggio per riqualificare circa 450 chilometri quadrati di territorio e restituirli al turismo, a un’agricoltura pulita e sostenibile”. Oltretutto, la firma del contratto è avvenuta in un luogo che si può dire certamente simbolico, ovvero a Caivano nella chiesa di San Paolo Apostolo, dove da anni don Maurizio Patriciello porta avanti, insieme ad altri, battaglie contro la criminalità e azioni illecite di cui a farne le spese è sempre “la povera gente”.

Proprio don Maurizio, nel lontano 2013 scriveva in un suo articolo dell’incontro e della conversazione avuta con Schiavone, che definisce l’ex re dei rifiuti, affinché questo (oramai pentito) potesse dare più informazioni circa la questione rifiuti, dove fossero precisamente stati sotterrati e di quanti milioni di tonnellate si parlasse: “Loro, i camorristi, all’inizio, ammaliati dall’affare milionario, non avevano compreso bene di che cosa si trattasse. Anche i contadini, che davano l’assenso perché le immondizie tossiche venissero interrate nelle loro terre, non sapevano bene cosa stesse accadendo. Schiavone racconta di intrallazzi tra camorra e politici corrotti; forze dell’ordine e industriali del Nord. Tante cose già le sapevamo, altre le abbiamo da sempre immaginate.”

Una riflessione che ancora lascia l’amaro in bocca. Si prendeva sempre più coscienza della situazione oramai grave. Occorreva certo intervenire eppure sono passati anni, ma chissà magari le cose questa volta possono cambiare davvero.

“A sottoscrivere il CIS sono stati anche i rappresentanti dei Ministeri dell’Economia e delle Finanze, dello Sviluppo economico, delle Infrastrutture della Mobilità sostenibili, della Cultura, del Turismo e della Transizione ecologica, oltre alla Regione Campania e ai sindaci dei Comuni coinvolti.” si legge sul sito ufficiale “Ministro per il Sud e la Coesione territoriale – Presidenza del Consiglio dei Ministri”, che riporta nello specifico ciascuna delle iniziative previste.

Ancora una volta la speranza sembra essere il motore che alimenta le nostre vite e, si spera, che in questo caso si possa concludere con qualcosa di concreto e non soltanto in sogni utopici.

Perché della terra dei fuochi non vogliamo essere la legna, ma piuttosto un estintore.

Carmela Fusco

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