Sono mesi, oramai, che la premier Giorgia Meloni lavora al piano Mattei per l’Africa. Lo scorso gennaio la Premier ha presentato il piano, rilanciandolo poi nell’aprile in occasione del viaggio ad Addis Abeba. L’obiettivo è quello di affrontare le numerose situazioni di emergenza umanitaria, tra cui quella in Somalia, considerata dall’ONU una delle crisi umanitarie più gravi al mondo; ma anche quello di gestire l’immigrazione illegale e contribuire al progresso economico e alla stabilità sociale dei paesi coinvolti.

“Per aiutarlo a svilupparsi”, dunque… ma il piano è tutt’altro che caritatevole.

Cos’è e cosa prevede il Piano Mattei?

Il piano prende il nome da Enrico Mattei, fondatore di Eni che intorno agli anni ’60 aveva “elaborato” un piano che prevedeva una serie di iniziative volte a promuovere l’industrializzazione e lo sviluppo economico dell’Italia. La sua iniziativa suscito molto dibattito e tante polemiche, ma fu anche visto come un tentativo di modernizzare l’industria italiana e stimolare la crescita economica.

In parole “povere”, Mattei aveva ideato un nuovo modo di gestire l’industria petrolifera, che era dominata da grandi compagnie che davano pochi soldi ai paesi produttori. La sua idea era dare più soldi ai paesi produttori, sfidando una regola vecchia di 100 anni che divideva i soldi a metà tra le compagnie e i paesi. Allo stesso modo la Meloni pensa a un nuovo modo di collaborare, dove entrambi, cioè i paesi fornitori di energia e l’Unione europea, possano crescere. Uno dei principali obiettivi è quello di interrompere l’acquisto di gas dalla Russia (stima entro due anni) e di far diventare il Paese un centro di distribuzione energetica tra il Nord Africa e l’Unione europea. “Dobbiamo uscire da una forma di cooperazione in passato caritatevole e paternalistica, non è questo che serve per costruire rapporti solidi e duraturi ma piuttosto trovare investimenti di lungo periodo che diano beneficio a tutti gli attori. E l’energia è uno di questi fattori”.

Come sarà sostenuto?

Qualcuno lo ha “lodato” (per quello poco che ne conosce… quasi nulla) e qualcun altro, invece, l’ha definito “la grande fuffa”.

È confermato che l’evento con il Presidente del Mozambico è stato spostato ufficialmente a gennaio 2024 per consentire un’analisi più approfondita del contesto internazionale in evoluzione. Nonostante questo, la Premier si dichiara serena e soddisfatta, anche se il piano è stato presentato con orgoglio in numerose occasioni, ma in realtà è noto solo a pochi. “Il piano Mattei è una iniziativa isolata, risibile e ridicola, che non coinvolge i partner europei” ha infatti dichiarato il responsabile Esteri del Pd, Giuseppe Provenzano.

È emersa però qualche informazione in più (giusto così, poco per volta) nella recente visita della Premier in Mozambico, dove durante l’incontro avrebbe dichiarato che “il Piano Mattei sarà sostenuto con il nostro Fondo Italiano per il clima”, di cui il 70% verrà investito in Africa, per un totale di 3 milioni di euro su un totale di 4,2.

Queste cifre rappresentano un’imponente somma di denaro che, in realtà, viene sottratta ai fondi destinati dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE) per sostenere progetti finalizzati all’adattamento e alla mitigazione del cambiamento climatico in linea con gli obiettivi di sostenibilità globale stabiliti dall’Agenda 2030 delle Nazioni Unite.

E così, la priorità data alla previsione di ingenti investimenti nei paesi fornitori di fonti fossili scaccia in secondo piano la battaglia per la transizione energetica, la tutela del territorio e la promozione di un’economia circolare.

Carmela Fusco

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