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Illustrazione di Ilaria Longobardi (@dallamiap.arte)

Secondo la psicologia l’ overthinking, “pensiero eccessivo” – traduzione in italiano del termine inglese – è pensare costantemente a cose negative.

La psicologia presenta questa difficoltà come una sorta di Giano Bifronte, il Dio degli inizi, materiali e immateriali, solitamente raffigurato con due volti poiché può guardare sia il futuro che il passato.

Il pensiero eccessivo, ha almeno due forme:

  1. La costante riflessione su eventi spiacevoli del passato, ad esempio sollevando il pensiero “se solo non l’avessi fatto in quel momento”.
  2. La pesante preoccupazione dell’ignoto, del futuro e dell’immenso mistero che l’avvolge.

Siamo esseri pensanti e non vi è alcun dubbio su questo. Attraverso il pensiero, possiamo organizzare i dati della nostra esperienza, possiamo astrarre concetti dalle singole informazioni che captiamo dal mondo esterno e grazie a queste, possiamo darci dalle spiegazioni e possiamo condividerle con gli altri.

Cogito ergo sum ( penso dunque sono), come sosteneva Cartesio.

La nostra capacità di pensiero è quindi fondamentale per le nostre vite, ma in alcune circostanze può trasformarsi, citando Pellico, nelle nostre stesse “prigioni”.

Può capitare di pensare in maniera piuttosto intensa e costante ad un problema da risolvere, valutare accuratamente i pro e i contro, arrivando ad una soluzione senza avvertire alcun particolare disagio: tuttavia, quella è una vera e propria capacità. In contrasto con il pensare a una soluzione ad un problema (la c.d. capacità di “problem solving”, per rimanere negli inglesismi che ci piacciono tanto) “l’overthinking” tende a drammatizzare eventi che sono già accaduti e prevedere qualcosa di brutto per qualcosa che non è ancora successo.

La mia mente, la mia stessa prigione. Overthinking ⓒPinterest.

Cos’è e cosa causa l’overthinking?

Tra i tarli della società moderna, sottoposta a ritmi sempre più veloci tra impegni e le responsabilità, la maggior parte delle persone non si accorge di essere ‘vittima’ dell’overthinking.

In realtà, molti ignorano la nocività del pensare troppo e l’impatto che questo ha sulla propria salute mentale. I numerosi input, che quotidianamente riceviamo dall’esterno, rendono difficile la disconnessione della mente, che in maniera spontanea e quasi inconscia inizia a produrre pensieri. Spesso non seguono alcuna logica, eppure si avvicendano in un loop logorante, tanto per la mente quanto per il corpo.

Pensare troppo può essere pericoloso: le parole della scienza

La nostra capacità di pensare è uno dei grandi doni che possediamo, ma come tutte le capacità, se utilizzate in modo eccessivo, si usurano creando una vera e propria confusione mentale.

Sebbene il pensiero eccessivo in sé non sia definito come una patologia psichiatrica, gli studiosi delle più prestigiose università d’America, lo associano a condizioni quali depressione, ansia, disturbi alimentari e disturbi da uso di sostanze. L’impatto del pensiero eccessivo se si verifica per molto tempo, porta ad un vero e proprio declino della salute fisica: si assisterà al deterioramento della qualità del sonno, abbassamento delle difese immunitarie, portando il corpo ad essere soggetto a malattie e affaticamento.

A volte la preoccupazione e la ruminazione (ossia pensare a cose negative senza che ci sia prospettiva né speranza di cambiamento) possono indurre il cervello ad associarsi a qualcosa di benefico o produttivo, spiega Natalie Dattilo, Ph.D, psicologa della salute clinica a Boston e professore di psichiatria alla Harvard Medical School. “Prendi la preoccupazione, ad esempio, che è una caratteristica distintiva del disturbo d’ansia generalizzato “, afferma Dattilo.

Eppure, i pensatori eccessivi tendono anche a procrastinare il completamento di un lavoro, il che si traduce in una vita meno produttiva.

Uno studio ha rilevato che la prevalenza del pensiero eccessivo negli adulti di età compresa tra 25 e 35 anni, tende ad essere pari al 73%.

Quali sono i sintomi?

Chi soffre di overthinking prova una sensazione di impotenza e incapacità di agire. Non si riesce a prendere decisioni, si arriva a raggiungere comportamenti autodistruttivi, rabbia, collera. Le vittime dell’overthinking hanno caratteristiche comuni: sentono il bisogno di tenere le situazioni sotto controllo e utilizzano questa modalità di pensiero per analizzare in modo approfondito qualsiasi cosa.

  1. Pensano troppo al passato. Rimpianti e risentimenti rientrano in questa categoria di pensieri: chi ne soffre desidera un percorso diverso nella vita, nello studio, sul lavoro (e pensa e ripensa alla scelta compiuta, definendola sbagliata).
  2. Pensano troppo al presente. È anche possibile rimuginare o pensare troppo ad aspetti che riguardano il presente: circostanze, relazioni, personalità. Giorno dopo giorno ci si chiede se la relazione che si vive è giusta, se i propri pensieri o atteggiamenti influenzano quella relazione.
    Ci si concentra sui propri difetti, sulle mancanze, sulle frustrazioni.
  3. Pensano troppo al futuro. Si pensa e ci si preoccupa per qualcosa che accadrà nel breve termine: una presentazione imminente per la scuola o il lavoro; un esame. Oppure ci si preoccupa per temi esistenziali a lungo termine: “Mi sentirò mai realizzato nella vita?” o “Troverò mai un partner?”, “Sarò mai felice?”.

Seguendo questo schema, chi lo legge potrebbe potenzialmente sentirsi spacciato: “Ma se non posso pensare al passato, presente o futuro, su cosa devo concentrare le mie energie?

Ti svelo un segreto: Il problema non è quello di pensare, ma quello di farsi dominare dai pensieri stessi.

Vivere il ‘qui ed ora’ è un concetto che, riprendendo il più famoso ‘carpe diem’, suggerisce di focalizzarsi sul presente, quindi di non farsi intrappolare dal passato o al contrario, ossessionare dalle incertezze del futuro.

Come smettere di pensare troppo

Se sei incline a pensare troppo, prova le seguenti strategie la prossima volta che ti ritrovi a scivolare lungo il pendio della ruminazione.

  • Accetta o nega i tuoi pensieri. Il cervello sforna costantemente ogni tipo di pensiero. “Ma pensare è una strada a doppio senso”, dice Dattilo. Mentre il cervello può offrire ‘suggerimenti di pensiero’ numerosi o quasi costanti, alla fine spetta a noi decidere se accettarli. Non devi prendere ogni pensiero allarmante che ti viene in mente come verità. In effetti, puoi usare quei momenti di riflessione eccessiva per metterti in discussione e verificare ciò che è vero.
  • Riqualifica il tuo cervello. “Quando il cervello è ‘a riposo’, le aree che si illuminano sono le aree di problem solving e le aree associate al pensiero autoreferenziale. Quindi, se lasciato a sé stesso, il cervello penserà troppo“, afferma Dattilo. Ciò significa che devi allenare il tuo cervello a fare diversamente, in particolare se pensi troppo in certi momenti, come prima di andare a letto. Partiamo da un metodo semplice: fare una passeggiata, respirare profondamente, praticare yoga o cucinare, fare un corso di meditazione, ricamare, ascoltare musica.
    Ciascuno sceglierà ciò che sente più adatto alle proprie esigenze e al proprio essere.
  • Fai un Brain Dump. In poche parole: prova a mettere tutto per iscritto. Utilizza un diario, le note del cellulare, un pezzo di carta. Se sei consapevole che pensare troppo è dannoso per te stesso, allora prendi provvedimenti concreti per fermare o controllare questi pensieri negativi. Uno di questi è scriverlo, quindi osservarlo attentamente. Quindi, prova o metti in discussione i pensieri negativi: “I miei pensieri sono reali?” Spesso, la verità è che i pensieri negativi provengono solo da paure o ansie autoprodotte.

Parlare. Secondo la terapia cognitivo-comportamentale, i pensieri non sono fatti.
In effetti, si tratta di un’affermazione basata su una deduzione piuttosto scontata e banale, alla quale però in molti casi non si fa caso. I pensieri che determinano l’overthinking possono sembrare fatti ma in realtà non lo sono, rimangono pensieri e nient’altro. Parlare con un’altra persona delle proprie ossessioni ricorrenti può aiutare ad alleggerire il carico mentale, ma soprattutto fornisce un’opinione diversa in merito a una situazione propria. Consente di riformulare il modo di vedere la propria vita, migliorandola.

Soffrire di overthinking è come trovarsi ai piedi di una montagna con l’obiettivo di arrivare in cima.

Anziché mettersi in cammino per raggiungerla, la si guarda e riguarda continuamente, pensando a come sarebbe bello guardare il mondo da lassù.

“Però è lontana, come si fa a raggiungerla? E se aspettassi che costruiscano una funivia? Sì, ma quanto ci impiegherebbero? Forse una mongolfiera”.

Nel frattempo, si è rimasti esattamente nel punto di partenza e si è comunque stanchissimi, anche se non abbiamo fatto nemmeno un passo.

La stanchezza mentale è più devastante di qualsiasi spossatezza fisica. Sfida i tuoi pensieri negativi e non avere paura di fallire. Invece di lasciare che quei pensieri negativi prendano il sopravvento, sfidali e riformulali in pensieri positivi e potenzianti. Semmai non dovessi farcela in un primo momento, ricorda, potrai sempre riprovarci in un secondo, terzo, quarto e così via.

Resetta “il flusso”

Vola via con i tuoi pensieri.

Un esercizio utile per distrarre la mente consiste nel descrivere per alcuni minuti in modo oggettivo l’ambiente fisico nel quale ci troviamo. Ad esempio: “ il muro davanti a me è bianco, la mia scrivania è di legno scuro, lo schermo del mio pc è da 18 pollici”. In breve, ci troveremo a focalizzare la nostra attenzione su aspetti fisici e incontrovertibili, dimenticando il resto.

Come scriveva il filosofo Michel de Montaigne, “la mia vita è stata piena di terribili sventure, molte delle quali non sono mai avvenute”.

AGISCI A PICCOLI PASSI. Fare piccole cose, senza porsi obiettivi irraggiungibili, può avere un grande impatto sul proprio benessere personale. Compila una lista delle cose da fare, dividendo ogni attività in piccole parti e man mano che i compiti vengono eseguiti, spunta la lista. Progredire (anche lentamente) fa stare meglio.

In conclusione: in una società che ci si spinge a correre, se ne senti il bisogno, rallenta.

Elisabetta Costa

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