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Alla Camera una proposta di legge per cancellare il reato di tortura “per non demotivare” le forze dell’ordine

“Nella tortura una persona compie volontariamente contro un’altra atti che non solo feriscono quest’ultima nel corpo o nell’anima, ma ne offendono la dignità umana. Nella tortura c’è insomma l’intenzione di umiliare, offendere e degradare l’altro, di ridurlo a cosa.”

Antonio Cassese

Scendere a patti con una triste realtà: abbiamo impiegato più di trent’anni per introdurre nel nostro sistema il reato di tortura e già se ne propone la soppressione.

Diventa un caso, infatti, la proposta del nuovo governo Meloni di eliminare la legge introdotta nel 2017 per punire le forze dell’ordine che mettono in atto trattamenti “inumani e degradanti” contro “una persona privata della libertà personale o affidata alla sua custodia”.

La proposta arriva a sole 24 ore dalla sospensione di 23 agenti del carcere di Biella accusati di tortura nei confronti di 3 detenuti. Fatto gravissimo.

La Convenzione contro la tortura delle Nazioni Unite del 1984

La dignità umana è alla base di tutti i diritti umani – il diritto ad avere diritti – per questo la sua lesione costituisce una ferita allo stato di diritto, scheletro di ogni democrazia.

La pratica della tortura riduce l’uomo a cosa, a un oggetto. Nasce cosi la Convenzione contro la tortura e trattamenti inumani (CAT), adottata dalle Nazioni Unite a New York il 10 dicembre del 1984. La CAT impone agli Stati firmatari il divieto assoluto di tortura.

In Italia è mancata per quasi 30 anni una legge di esecuzione, che introducesse nel nostro codice penale il reato di tortura. L’iter legislativo ha avuto un difficile cammino dal momento che le varie proposte di legge che si sono susseguite nel tempo si sono sempre arenate, fino al 2017.

L’Italia e gli abusi in divisa

In Italia gli abusi in divisa sono un problema davvero serio e abrogare, dopo soli 7 anni, la legge che ha introdotto i reati di tortura e di istigazione del pubblico ufficiale alla tortura, come vorrebbe Fratelli d’Italia, sarebbe un passo indietro intollerabile.

Ripercorriamo gli episodi che hanno segnato il nostro Paese negli ultimi 20 anni

G8 di Genova

La necessità di introdurre il reato di tortura è emerso, soprattutto, dopo i drammatici fatti del G8 di Genova del 2001. L’Italia fu sanzionata nel 2015 dalla Corte europea dei diritti dell’uomo per per la mancanza di adeguate ed efficaci misure di prevenzione e repressione. Le violenze commesse in quei giorni dalle forze di polizia contro i manifestati sono state designate come tortura.

Il bilancio finale del G8 di Genova lascia senza parole il mondo intero: un morto Carlo Giuliani, 560 feriti, 360 arrestati e 25 milioni di euro di danni.

Violenze contro i detenuti del carcere di Santa Maria Capua Vetere

Molti ricorderanno i fatti avvenuti nel 2020 in provincia di Caserta. Il dieci marzo nel carcere di Santa Maria Capua Vetere dopo una protesta per il Covid appena esploso, un detenuto fu picchiato e torturato, subendo pestaggi per 20 giorni. Successivamente, il sei aprile avvenne «l’orribile mattanza»: 300 agenti penitenziari torturarono i 200 detenuti del carcere casertano per punirli causa protesta.

Stefano Cucchi, un dramma che ha scosso l’opinione pubblica

Il 15 ottobre 2009, Stefano Cucchi fu fermato dai carabinieri dopo essere stato trovato in possesso di pochi grammi di hashish. Il giovane, dopo la convalida per l’arresto, fu chiuso in una cella di sicurezza. In carcere fu pestato e umiliato. Le percosse provocarono la rottura di due vertebre. Durante il processo per direttissima, le gravi contusioni presenti sul corpo di Stefano – che, prima dell’incontro con i carabinieri, non presentava alcun trauma fisico – passarono in secondo piano. A causa del peggioramento delle sue condizioni, fu trasferito all’ospedale Sandro Pertini, dove morì. Al momento del decesso pesava appena 37 chili, corpo distrutto e privo di dignità fino all’inverosimile.

Motivazioni del nuovo governo: disincentivo all’azione delle forze dell’ordine

Secondo la proposta di legge, il rischio di subire denunce e processi potrebbe, disincentivare e demotivare l’azione delle forze dell’ordine, privando i soggetti di poter lavorare al meglio.

Abolire il reato di tortura è un attacco alla libertà, alla dignità e soprattutto alla giustizia quella che avrebbe dovuto difendere Cucchi e tutti gli altri malcapitati.

Speriamo che il buonsenso e il rispetto dei diritti umani prevalgano e che questo disegno di legge venga respinto dal Parlamento. Forse una giustizia è ancora possibile.

Loredana Zampano


One response

  1. Conosco bene il significato di quella umiliazione, ero presente in qualità di pacifista, al G8 di Genova ed anche a quello precedente svoltosi a Napoli il 17 marzo dello stesso anno. Quanta rabbia allora, quanta rabbia oggi, consapevole di essere governati da incompetenti della libertà.

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