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Le piogge e le alluvioni delle ultime settimane ci costringono ad affrontare un problema: il cambiamento climatico non è più una remota possibilità, ma uno stravolgimento con cui imparare a fare i conti. Già il 2022 è stato un anno da record, purtroppo tutti negativi.  È stato l’anno più caldo mai registrato in Italia con un’anomalia di +1.15°C rispetto alla media trentennale 1991-2020 sconvolgendo soprattutto il Nordovest del Paese, secondo i dati ISAC-CNR. Ma i livelli di siccità sono stati ancora più preoccupanti, tanto da spingere il Consiglio dei Ministri a dichiarare lo stato di emergenza per deficit idrico in 5 regioni italiane il 4 luglio 2022 e poi a prorogarlo ulteriormente per altri 12 mesi il 28 dicembre 2022 estendendolo anche ad altre regioni.

L’inizio del 2023 non ha visto un’inversione di tendenza; al contrario, il primo trimestre si è caratterizzato per la scarsità di precipitazioni soprattutto lungo l’arco alpino. In effetti quello che è successo negli ultimi giorni mostra proprio che sta cambiando la distribuzione stessa delle precipitazioni: lunghi periodi di scarsità si alternano a intensi fenomeni alluvionali dalle conseguenze difficili da controllare.

L’alluvione in Emilia-Romagna

Da quella nelle Marche del 2022 all’ultima in Emilia-Romagna le alluvioni sono sempre più frequenti nel nostro Paese. Stefano Gandelli su Geopop ha spiegato l’eccezionalità di quella in Emilia-Romagna; tra il 2 e il 3 maggio sulla regione è caduta una grandissima quantità di pioggia per via della combinazione di due fattori meteorologici: il fronte occluso e l’effetto Stau. Il primo si ha quando si scontrano due masse d’aria si scontrano; quella fredda resta vicino al suolo mentre quella calda sale raffreddandosi a sua volta, condensandosi e causando le piogge. È un fenomeno del tutto normale che però in questo caso è durato 48 ore perché si è verificato in prossimità degli Appennini per cui per superare i monti l’aria ha continuato a salire, raffreddarsi e condensarsi ulteriormente (effetto Stau).

Tutto questo ha provocato la rottura degli argini, l’esondazione di fiumi fra le province di Ravenna e Bologna, le frane, centinaia di persone evacuate e due vittime.

Alluvioni: ruolo della siccità e responsabilità umane

Tra gli effetti indiretti dell’alluvione c’è stato anche il riportare amaramente all’attenzione temi salienti relativi a corsi d’acqua e zone umide: la canalizzazione, la cementificazione degli argini, la gestione della vegetazione ripariale, il “peso” delle tane di certa fauna, la rinaturazione e il crescente consumo di suolo. Anche il rapporto fra alluvioni e siccità è stato analizzato, soprattutto dagli esperti; il meteorologo Pierluigi Randi ha infatti spiegato su «Green and Blue» che «quando si proviene da un periodo siccitoso, sembra un paradosso ma i terreni hanno minore capacità di assorbire acqua che arriva in modo improvviso e repentino e con quantità notevoli in poche ore» per cui si verificano frane e esondazioni di proporzioni ancora maggiori.

Insomma, circa l’80% delle questioni precedentemente sollevate che aggravano il problema delle alluvioni sono di causa antropica, dirette responsabilità della cattiva gestione o dell’incuria umana. Ma la crisi è giunta, vivremo sempre più spesso fenomeni simili; dovremmo perciò iniziare a dedicarci seriamente a pratiche di adattamento e convivenza. La rinaturazione dei corsi d’acqua è sicuramente una di queste.

Sabia Braccia

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