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Dalla cattura di Matteo Messina Denaro ad oggi sono stati raccontati molti aneddoti relativi alle stragi di cui è responsabile, alle vite che ha spento e alle persone che lo hanno supportato durante i suoi trent’anni di latitanza. Lirio Abbate, tramite il suo romanzo “U Siccu”, svolge un’analisi a 360 gradi della vita dell’ultimo capo dei capi.

È innegabile osservare che il sostegno delle persone che lo circondavano ha permesso al suo potere di continuare a crescere indisturbato. Proviamo a conoscere meglio alcune di queste personalità.

Francesco Geraci (Franco)

Il loro legame sboccia durante l’infanzia. Essendo vicini di casa trascorrevano interi pomeriggi in strada a giocare, sudare e divertirsi ma l’adolescenza li divise per poco tempo.

Si incontrano nuovamente dopo che il giovane Geraci inaugura la sua attività di oreficeria. Avvengono le prime rapine e a seguire il rapimento di un dipendente, perciò Franco richiede la protezione del capozona: Messina Denaro.

MMD promuove la richiesta e l’amico di infanzia assicura tutta la sua disponibilità. La vita di Geraci svolta completamente iniziando a partecipare a stragi ed omicidi.

Francesco non è un mafioso classico, non riceve l’abituale rito della punciuta (pungitura del dito con una spina di arancio selvatico mentre si pronuncia il giuramento e tra le mani l’icona di un santino in fiamme finché non ne rimane che cenere).

Il suo impiego gli permette di essere utile all’organizzazione, per questo motivo viene presentato allo Zio Totò. Non conoscendone ancora il volto, nota fin da subito un differente atteggiamento differente di Messina Denaro che gli conferma di avere davanti il boss di Cosa Nostra. U Siccu cederà la poltrona del suo ufficio, fino a quel momento usata solo da lui, al boss.

Riina inizia a raccontare aneddoti slegati tra loro finché decide di arrivare al punto: Geraci aveva un caveau blindatissimo e segreto che costituiva il posto ideale per mettere al sicuro i suoi preziosi ed i documenti importanti.

Il gioielliere venderà l’edificio e in seguito trasferirà tutti i beni del boss nell’intercapedine di casa propria.

Ma con il suo arresto del 1994 emergono tutte le verità sulle stragi, omicidi – come la sua prima vittima sconosciuta denominata “Omicidio della Y10”, l’agguato fallito a Rino Germanà, l’assassinio di Nicola Consales, lo strangolamento di Vincenzo Milazzo e della fidanzata nata incinta di tre mesi – e sul tesoro di Riina (oltre due miliardi di lire).

Il collaboratore di giustizia muore il 5 febbraio 2023 a causa di un tumore al colon a Milano.

Baldassarre Di Maggio (Balduccio)

La collaborazione di Balduccio è essenziale per la cattura del boss corleonese.

Balduccio è nominato capofamiglia a seguito l’arresto di Bernardo Brusca e del figlio.

Il ritorno in libertà di Giovanni Brusca permette di definire scomoda la posizione di Di Maggio, Baldassarre decide di svuotare il sacco con gli inquirenti durante sei lunghi giorni di interrogatori.

È il 14 gennaio 1993, Riina si trova a Palermo, in via Bernini quando il Ros colloca delle telecamere fuori dalla residenza del boss secondo le indicazioni del collaboratore di giustizia. Ombra (carabiniere del Ros) analizza con Di Maggio i filmati che dimostrano la presenza dei familiari e dell’autista di Riina.

Il giorno successivo si appostano davanti all’edificio in attesa di movimenti. Sono le 8.52, il boss esce dalla residenza con una Citroen ZX. Ombra conferma la presenza del latitante ad Ultimo. Sarà il traffico a fregarlo permettendo al Ros di intervenire per l’arresto.

Ed è così che crolla il Superiore di Matteo Messina Denaro, da quel momento diventerà, insieme a Provenzano, uno dei boss latitanti più ricercati.

Andrea – Asi

Andrea Haslehner è stata l’amante di MMD di cui abbiamo più informazioni. La loro storia comincia nel 1989 e termina nel 1993, anno in cui il trentenne diventa latitante.

La donna è soprannominata Asi dai fratelli Graviano che partecipano alle loro vacanze in presenza delle fidanzate.

In molti casi la presenza di una donna smaschera segreti o indizi su un criminale, ma non per Matteo Messina Denaro.

Perché sono le dimostrazioni d’amore nei confronti dell’austriaca preservano la sua latitanza: Messina denaro decide di raggiungere Asi a Vienna per il concerto di capodanno. Il 27 gennaio 1994 vengono arrestati i fratelli Graviano ma quel giorno al tavolo c’è una sedia vuota: quella di U Siccu.

Vito Nicastri e Paolo Arata

Con l’esplosione dell’energia verde Riina comprende di poter investire in un nuovo campo: nel settore eolico.

Il boss autorizza Messina Denaro la richiesta all’imprenditore Vito Nicastri di piantare pale eoliche ovunque. Questo frutta al clan milioni di euro di entrate derivanti da finanziamenti pubblici.

Vito Nicastri, il “Re dell’eolico”, vanta un curriculum giudiziario spigoloso: corruzione, truffa aggravata e la confisca di beni di un patrimonio miliardario con la conclusione di una condanna per concorso esterno per associazione mafiosa.

Perciò, per proseguire l’attività illecita, U Siccu cerca un volto ed una pedina pulita: Paolo Arata.

Ex deputato di Forza Italia, definito esperto nel settore di ambiente ed energia, passa poi alla Lega e nel 2015 si trasferisce dalla Liguria, sua terra madre, alla Sicilia per creare in associazione con Nicastri una società di energie rinnovabili di cui è prestanome.

La sua posizione politica lo avrà come autore del programma leghista sull’energia e in seguito con la nomina del presidente in felpa al Governo, Arata verrà nominato Presidente dell’Authority sull’energia.

Armando Siri, responsabile economico del partito leghista svolge il compito (affidatogli da Salvini) di stringere relazioni con aziende, banche e governi esteri. La Dia viene a conoscenza tramite intercettazioni che Siri avrebbe avuto la possibilità di inserire nel decreto delle fonti rinnovabili norme che avrebbero promosso migliori guadagni di soldi pubblici nella società di Arata&Nicastri.

Nel mentre il compito di Nicastri non era cambiato: intesseva corsie preferenziali per il rilascio di autorizzazioni e cessioni necessarie per operare.

Come saranno gli “U Siccu” del futuro?

U Siccu, come il suo “titolare” Riina, erano personaggi del tutto scenografici. Le loro scese in campo, dalle stragi agli omicidi, dovevano far giungere un messaggio al mittente e a coloro che ascoltavano e nel contempo i loro affari crescevano, mutavano e si spostavano.

La criminalità attuale ha un solo obiettivo: creare un business che accresca le entrate nella maniera più pulita e meno sospetta possibile.

Ma la domanda che mi pongo spesso è: ci sarà mai una fine?

Per non affondare pensieri nella negatività rileggo come un mantra una frase di Falcone: la mafia non è invincibile, è un fatto umano, e come tutti i fatti umani ha un inizio e avrà anche una fine; piuttosto bisogna rendersi conto che è un fenomeno terribilmente serio […] e che si può vincere, non pretendendo l’eroismo da inermi cittadini, ma impegnando in questa battaglia tutte le forze migliori delle istituzioni.

Elena Zullo

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