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Per molto tempo abbiamo sentito dire che la mafia fosse un problema solo del Sud e che il Nord Italia, sotto quell’aspetto, fosse intoccabile e dunque “limpido”. Quello che è emerso poi successivamente anche grazie al processo Aemilia ha però smentito il tutto e dimostrato, infatti, che la mafia è un problema di tutto il nostro paese, da nord a sud.

La ‘ndrangheta si è dunque “trasferita” al nord e in particolare in Emilia Romagna.

Storia di un’ascesa al potere: dai Dragone ai Grande Aracri

Brescello, in provincia di Reggio Emilia è stato il primo comune emiliano ad essere sciolto per Mafia nel 2016.

Questo viene addirittura chiamato “Cutrello”, rimandando proprio al paese di origine della famiglia Grande Aracri che è, secondo la Direzione Antimafia, il simbolo concretizzato della ’ndrangheta in questa regione.

Fu però la famiglia Dragone la prima a espandere l’attività ‘ndranghetista in Emilia, dopo che Antonio Dragone, capo della locale di Cutro, fu destinato al soggiorno obbligato a seguito di un decreto del tribunale di Catanzaro nel 1982. Ma con il suo arresto e poi anche quello di suo nipote Raffaele si venne a creare un vuoto di potere che sin da subito la famiglia Grande Aracri pensò bene di colmare.

Scaturì perciò una opposizione e lo scontro tra le due fazioni si concluse solo con l’uccisione Antonio Dragone nel 2004.

I processi

Come abbiamo già accennato, però, è stata l’operazione Aemilia ad accendere i riflettori su questa realtà. La maggior parte degli arresti ci furono nel 2018.

Fu proprio uno dei pentiti, Vincenzo Marino, che raccontò che dopo l’uccisione di Dragone si era deciso di creare una “società”, che facesse capo a Nicolino G.A per meglio controllare il territorio. Altri parlarono di una ‘ndrina distaccata anche nel territorio di Parma.

L’operazione Aemilia però non è bastata a fermare tutti gli illeciti della ‘ndrangheta. Questa, infatti, ha continuato facendo affari con frodi e caporalato fino al processo Grimilde, scaturito da un’inchiesta della Polizia di stato e della Direzione distrettuale antimafia di Bologna che nel 2019 ha portato a ulteriori arresti. L’inchiesta fa riferimento ai reati commessi tra il 2004 e il 2018, in particolare quando a seguito degli arresti per il processo Aemilia gli uomini liberi della cosca coprivano e continuavano l’operato di quelli oramai in galera. Fra gli indagati c’è anche Francesco Grande Aracri con i suoi figli.

E, come un cancro che si espande tra le cellule del nostro organismo, così la ‘Ndrangheta ha piano piano infettato il tessuto economico e sociale ben lontano dalla Calabria. La strada a questa cura è ancora lunga, ma la ricerca non si ferma.

Carmela Fusco

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