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Il matrimonio è per antonomasia un’occasione di festa: al sud, chi decide di sposarsi in grande, saprà che ciò significa rivedere parenti fino alla terza generazione e invitare colleghi di lavoro e amici d’infanzia, oltre agli inviti estesi a perfetti sconosciuti per la coppia, da parte dei rispettivi genitori.
Più o meno si sfiorano le duecento persone per un evento che dura dalla mattina fino a tarda sera a partire da quando tutti aspettano trepidanti l’arrivo della sposa, in perenne ritardo, per vedere che vestito abbia scelto, per poi commentarlo come tra le vecchie di portone, fino a quando gli sposi sfiniti ma felici, consegnano le bomboniere ad ogni singolo invitato e in cambio prendono i biglietti regalo, gonfi di contanti. Gli sposi più moderni hanno scritto l’IBAN nelle partecipazioni, ma si dice che pare brutto, perché ci sta sempre lo zio che si deve mettere a’ copp’ e fare lo squarcione con gli altri parenti per quanto mette nella busta.
Il tutto si programma con almeno un anno di anticipo, ma ci sono coppie che si avviano ancora prima perché certe location, tipo quelle sul mare, sono davvero esclusive e impegnatissime nei mesi più gettonati, solitamente quelli estivi.

Il matrimonio nelle famiglie del sud è l’evento dell’anno: se ne parla per mesi, dallo stress per la ricerca del vestito adatto, all’acconciatura fatta dal parrucchiere, al budget per la busta, un continuo inciucio finché tutta l’agitazione svanisce quando il giorno delle nozze arriva e la sposa finalmente varca la soglia della chiesa, accompagnata dal papà, in un tripudio di zie e nonne in lacrime. Se c’è qualche pupetto o bimbetta, figli di cugini sparsi, a fare da paggetto o damigella, la commozione tocca vette altissime.
A seconda dello stile degli sposi, si può assistere a copiosi buffet, balli di gruppo e trenini, lancio della giarrettiera e karaoke, con le suddette zie che scendono dai tacchi vertiginosi optando per una più comoda pantofola infradito che meglio si presta alla Macarena.
Che si cada o no nel trash, immancabile è il lancio del bouquet: ogni giovane invitata in età da matrimonio, con discrezione o con enfasi e gomitate, cercherà di acchiappare il mazzo di fiori lanciato dalla novella sposina, come augurio per convolare a nozze entro l’anno, secondo tradizione.

Insomma, tutto molto bello.
Fino a marzo 2020.
L’arrivo del coronavirus, inizialmente sottovalutato e visto come una cosa lontana,che mai ci avrebbe raggiunti, ci ha messo in stand by, attività e commercianti di ogni settore compresi. Un incubo per famiglie e lavoratori.

Restando in tema intrattenimento, il wedding è stata una categoria che ancora oggi, dopo un anno esatto, fa fatica a ripartire in quanto adattarsi a norme e restrizioni, se consideriamo il quadretto sopra descritto, è davvero complicato.

Come mantenere le distanze se la prozia non resiste a prenderti il viso tra le mani e a stamparti due labbroni tinti di rossetto rosso sulle guance? Chi glielo dice alla nonna che non può saltarti al collo e farti gli auguri? Ma fossero solo questi i problemi: un trucco e un parrucco pagato fior fior di soldi dalla sposa, rovinato dalla mascherina obbligatoria; e il cantante come farebbe a cantare con la FFP2? Il fotografo costretto a filmare scene inenarrabili fatte di sorrisi nascosti da dispositivi di sicurezza, nessun abbraccio spensierato da riguardare nel salotto di casa, quando si invitano gli amici e i parenti a rivedere il video del matrimonio e l’album delle nozze, anzi proprio no, dato che dall’ultimo DPCM sono vietate le visite ai congiunti.

Al ristorante il buffet è vietato, se sei in zona gialla puoi sederti in più di quattro solo se conviventi, ed ecco che la disposizione dei tavoli studiata nei minimi particolari e tenendo conto del cognato che ha litigato con il fidanzato di tua cugina e che quindi devi far accomodare separati, va a farsi benedire; gli sposi non possono girare tra i tavoli e fare brindisi di gruppo, diventando via via più ubriachi a ogni cin cin…

I parenti anziani rischierebbero a partecipare a un evento con troppa gente, gli amici di altre regioni potrebbero non poter viaggiare e non essere presenti, il coprifuoco imposto accelererebbe la festa, rovinandone la spontaneità; per un periodo c’è stato il limite massimo di trenta invitati, ma come si fa a fare una scrematura tra i propri cari?

Ci si sposa una sola volta, e tutte le coppie sognano una festa così come meritano, durante la quale celebrare l’amore che li ha portati fino a quel punto.

È vero, di fronte ad una pandemia e alle terribili conseguenze che ha portato, “queste sono solo frivolezze, cose di cui puoi fare a meno; non è poi un prezzo così alto da pagare, considerando che siamo ancora in emergenza sanitaria”, “sposatevi senza festa”.

Queste sono le frasi più pronunciate alle coppie di sposi che hanno visto andare in frantumi  il loro progetto di cominciare una vita insieme, festeggiando come marito e moglie.

E allora, c’è stato chi non ha voluto rinunciarvi, e con le sole famiglie, si è sposato davanti a Dio, lei accompagnata dal papà, lui che l’aspettava all’altare, rimandando inviti e festeggiamenti a quando il covid (si spera!) scomparirà.

Altri hanno deciso invece di aspettare, fiduciosi, e posticipare ancora, alcuni cambiando la data delle nozze per la seconda o terza volta, pur di avere il loro giorno speciale così come lo avevano sempre immaginato. Un bel rospo da ingoiare, se si pensa a quanto tempo, soldi ed energie comporti l’organizzazione di un matrimonio tradizionale.

Perché rinunciare ad abbracci, baci, risate, balli scalzi, calca al buffet, sorrisi, lacrime di gioia? Alcuni programmi televisivi hanno dipinto i matrimoni al sud come dei teatrini folcloristici, sminuendone l’aspetto emotivo…

Andatelo a raccontare alle giovani coppie meridionali, cresciuti a tavolate di parenti!

L’intero settore è in ginocchio: wedding planner, fiorai, ristorazione, musica e intrattenimento, fotografi, allestimenti, oggettistica, agenzie di viaggi, atelier… Non resta che continuare ad aspettare e confidare nei vaccini e in nuovi protocolli, a quanto pare in arrivo nei prossimi mesi, che permettano a queste attività di ripartire

Prima o poi, ogni coppia coronerà il proprio sogno, questa situazione finirà, la normalità tornerà.

Intanto, tra le coppie sfigatine degli ex sposi 2020, qualcuno ha deciso di celebrare ugualmente il matrimonio, perché troppo stanchi dei continui spostamenti di una data fissata da anni; perché tutto era già pronto ma è stato annullato a pochi giorni dal primo lockdown; perché dopo un lungo fidanzamento, dopo essere cresciuti insieme, tra sogni, progetti e sacrifici, c’era tanta impazienza e voglia di sposarsi… Una storia, tra mille, tutte uguali.

E allora c’è stato chi ha rinunciato all’abito bianco, ai festeggiamenti, agli amici e ai parenti, optando per il rito civile, per il quale attualmente è prevista la sola presenza dei due sposi e di un testimone per parte, a porte chiuse.

Triste, sì, quasi sterile.

Nessun lancio del riso, nessuna navata della Chiesa da percorrere per la sposa, sotto braccio al proprio papà, nessun altare che vede lo sposo nervoso e agitato, nessuna partenza per il viaggio di nozze il giorno successivo, nulla di ciò che la tradizione vuole: solo due persone che legalmente diventano marito e moglie, in una sala comunale, con metà volto nascosto dalle mascherine, ma con gli occhi lucidi, in uno scambio di sguardi che urlano: “nonostante tutto, ce l’abbiamo fatta!”

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