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La violenza dilaga sempre di più tra i giovani: dati allarmanti e in costante aumento, boom di video sui social. Ci si interroga sulle possibili cause e soluzioni. E la tragedia è spesso dietro l’angolo.

I dati delle violenze

La Direzione Centrale della Polizia Criminale ha indicato un aumento di più del 14% di minori denunciati o arrestati nel 2022 rispetto all’anno 2019, prima della pandemia. Inoltre le violenze sessuali consumate tra i minorenni sono salite del 15,7% rispetto all’anno precedente. Preoccupante il dato sulle vittime di violenza sessuale, che nel 90% sono donne e bambine. D’altro canto scendono del 27% le violenze di gruppo, che però sono ancora costantemente un problema ancora troppo diffuso.

I casi “social”                       

Basta fare un giro su Telegram o TikTok o altre piattaforme per ritrovarsi contenuti pieni di violenza. Gli smartphone dei ragazzi riprendono risse e scene di bullismo che vengono postate immediatamente o anche in diretta diventando subito virali. E c’è che di tutta questa violenza arrecata ne va fiero e si pavoneggia, si vanta. Dietro i motivi di queste azioni non c’è sempre un problema sociale, una famiglia disagiata o una società assente. Spesso anche ragazzi per così dire “di buona famiglia” sono gli aguzzini e al rientro a casa tornano ad essere i bravi figli di tutti i giorni. L’abuso di alcol e droga poi spesso incentiva tali condotte, come spiega il Direttore Centrale Anticrimine della Polizia di Stato Francesco Messina. Il Procuratore Capo del Tribunale dei Minorenni di Milano Ciro Cascone in un suo intervento ha affermato che spesso il giovane che commette violenza ha “incapacità di avere consapevolezza delle proprie azioni e di essere empatico con la vittima, di rendersi conto della sofferenza altrui. I ragazzi credono che tutto sia possibile, che sia tutto facile e lecito”.

Dalla violenza alla tragedia è un attimo

In questi primi mesi del 2023 non sono mancati episodi simili, alcuni più eclatanti di altri che hanno rischiato di trasformarsi in tragedia. Altre volte invece si è arrivati anche oltre. Che siano minori o poco più che maggiorenni, spesso non c’è comprensione del rischio e delle conseguenze delle condotte poste in essere. Lo scorso 25 gennaio a Seregno, in provincia di Monza, un ragazzo di 15 anni è stato spinto contro un treno in corsa da due coetanei. Il motivo? Una ragazzina contesa e qualche messaggio di troppo. Solo per puro caso il ragazzino ha riportato soltanto una ferita alla testa e una sospetta frattura a una caviglia.

Violenza cieca e vittima innocente

A Napoli, invece la tragedia si è consumata: nella notte tra il 19 e il 20 marzo sul lungomare di Mergellina a Napoli un 18enne incensurato, Francesco Pio Maimome, è stato colpito da un proiettile vagante ed è morto. A sparare un 20enne che per futili motivi con un altro gruppo di persone stava avendo una discussione e che avrebbe estratto una pistola per intimidire e dimostrare il proprio peso criminale. L’omicida, Francesco Pio Valda, con precedenti per droga e membro di una famiglia di camorra, ha sparato ad altezza uomo e ha colpito per errore il ragazzo, che per ironia della sorte, ha il suo stesso nome. È stato arrestato e dal carcere si professa innocente, sostenuto dai suoi parenti. In questo episodio drammatico unica certezza è che a piangere sono le famiglie sia di Maimone, che di Valda.

Le istituzioni da sole non bastano

Il coinvolgimento delle istituzioni nell’arginare il fenomeno è essenziale: la scuola su tutte può avere più voce in capitolo, ma essenziale è poi anche il ruolo della famiglia. Il lavoro da mettere in atto è sinergico. Il contesto quotidiano e quello familiare di sicuro influenzano i giovani e la loro pericolosità. In una recente intervista il Sindaco di Napoli Gaetano Manfredi ha affermato: “La famiglia non sa cosa fa l’adolescente in strada, cioè si è perso il rapporto di dialogo tra famiglia e ragazzi minorenni, spesso molto piccoli”. Dialogo e maggiore controllo da parte delle famiglie sono due chiavi di lettura del fenomeno, ma anche le Istituzioni devono giocare un ruolo da protagonista. Scuola, università, sport, attività sociali e investimenti nei quartieri più difficili delle città con luoghi di aggregazione possono fare la differenza. Ma ormai da troppi anni si ripete sempre la stessa cosa.

Mario Di Donato

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