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Devo essere sincera con il lettore di quest’articolo: quando mi sono trovata tra le mani questo libro, ho arricciato il naso.
Di certo il titolo conciso, che ricorda i paragrafi sui libri di storia, non mi è venuto in aiuto per stimolare il mio interesse.

Ma sono bastate un paio di ore per capovolgere il mio giudizio.

Si dice che un libro non si giudica mai dalla copertina, ma alla fine caschiamo tutti nel tranello.

A chi è consigliato

E’ consigliato a chi è curioso di storia, a chi vuole immergersi negli ultimi giorni di monarchia francese e anche a chi ama leggere biografie.

La trama del libro

Questa storia inizia ad una manciata di anni dall’inizio della Rivoluzione francese. Il piccolo Re Luigi XVII, figlio di Maria Antonietta e Luigi XVI, strappato dalle braccia dei genitori durante la fase di educazione e formazione, viene affidato ad un fanatico rivoluzionario, il ciabattino Antoine Simon.

Il sistema monarchico organizzato secondo una rigida struttura gerarchica inizia a scricchiolare, facendo emergere i primi tradimenti a corte, le prime rivolte e i primi attacchi contro il potere.

Il Delfino cresce vittima della società che lo circonda, subendo danni psicologici e alla sua salute per mano di Simon, incaricato dai sans culotte di guastare la salute del figlio del re oltre a riempirgli la testa di falsità sulla famiglia reale. Luigi XVII infatti era molto amato dai genitori, in particolare dalla madre che lo chiamava mon chou d’amour.

A neppure dieci anni di vita diviene schiavo, obbligato a svolgere i lavori più umili, rendendolo partecipe di feste per adulti e fatto ubriacare per fargli ripetere atrocità sui reali.

Costretto a firmare delle false dichiarazioni, il piccolo Delfino accusa la madre e la zia di aver compiuto pratiche masturbatorie e incestuose nei suoi confronti, per denigrare nuovamente la famiglia e per rendere ulteriormente fragile la figura del bambino.

Per l’ultimo viene imprigionato nel suo stesso castello. all’età di dieci anni, dove a seguito dei danni provocati volontariamente alla sua salute, si spegnerà.

Questa morte verrà festeggiata dai cittadini francesi: la mancanza di un erede maschio al trono, il passo verso la repubblica era ancora più vicino…

La storia insegna che non insegna

E così la vittima innocente di un sistema sociale diventa il gioco della stessa.

Un bambino che non ha ancora avuto la possibilità di conoscere il mondo esterno, è diventato l’oggetto di sfogo per la tortura accumulata dai repressi.

La storia non insegna.

Insegna ai buoni, ai colti e a chi vuole ascoltare.

Ma i repressi, i condizionabili e maligni non potranno mai imparare.

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