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Da qualche settimana a questa parte stiamo facendo l’abitudine alla “guerra”, termine che noi giovani generazioni europee avevamo fino a poco tempo fa avuto modo di leggere solo studiando sui libri di storia. Il 24 febbraio scorso, però, è arrivata la notizia dell’invasione dell’Ucraina e per molti ragazzi dell’Est quella parola così lontana nel tempo si è di colpo materializzata, attualizzata.

Per riflesso, restando nei confini di “casa nostra”, in Italia, qualcuno ha pensato bene di fare un parallelismo quantomeno improprio, diciamo pure imbecille, tra la situazione storica drammatica che si sta vivendo ai confini del vecchio continente e logiche “calcistiche” di presunti “tifosi” che con lo sport non hanno proprio nulla a che fare. Il riferimento esplicito è ad uno striscione apparso nella notte di sabato nei pressi dello stadio “Bentegodi” di Verona. Su di esso, con tanto di orgogliosa firma da parte della Curva Sud scaligera, vi erano raffigurate le bandiere di Russia ed Ucraina racchiuse in una formula potremmo dire matematica che indicava precise coordinate geografiche; queste corrispondono alla città di Napoli. Per chi mastica poco o nulla la materia, urge una spiegazione più propriamente calcistica. Nella giornata di domenica, nella città veneta si sono scontrate nella gara valida per il campionato di Serie A Verona e Napoli. Nota è la rivalità tra le due tifoserie che travalica molto spesso i confini sportivi. Numerosi sono gli sfottò ricambiati da ambo le parti; gli sfottò, appunto, quei sani gesti di prese in giro che non sfociano mai nell’offesa gratuita ed ignorante e che spesso, anzi, fanno sorridere.

Storico striscione ironico anni ’80 dei tifosi napoletani

Nel caso specifico, invece, abbiamo davanti a noi una plateale manifestazione di razzismo; spingere i contendenti di una guerra ad unirsi e a trovare un accordo alle loro controversie tramite un bombardamento che colpisca la città di Napoli significa strumentalizzare e minimizzare la sofferenza che molta gente innocente sta provando in questi giorni angoscianti, significa mancare di rispetto ad un popolo che soffre per cose SERIE e allo stesso tempo si ribadisce che la stupidità e la cattiveria umane non avranno mai fine.

L’attenzione che si è posta su questo intollerabile episodio praticamente da subito urge un approfondimento. Se è vero che dissociarsi senza esitazione e da più voci è cosa buona e giusta in questi casi, è evidente anche che alle parole quasi sempre non seguono i fatti, che in ultima analisi devono rappresentare il suggello ufficiale alla condanna di azioni del genere. Purtroppo, il passato insegna che provvedimenti giusti e doverosi verso i responsabili assomigliano a tanti misteri dell’universo: tutti sanno che esistono ma nessuno li ha mai visti.

Non è una visione pessimistica questa ma una certezza che puntualmente si sta verificando. Nelle ultime ore, infatti, i vertici del calcio italiano da una parte si sono uniti al coro di denuncia quasi fosse un automatismo, dall’altra però rispolverano la maschera da “Ponzio Pilato”, che in Italia va sempre a ruba, e si dicono impossibilitati a stabilire punizioni esemplari perché lo striscione incriminato è stato affisso in un’area non di competenza delle autorità sportive. Siamo davvero alla frutta!

Aspettando altre prove ed altri episodi atti a ribadire che al peggio non ci sarà mai fine, per persone ancora ancorate come cozze allo scoglio della giustizia e della civiltà nelle loro accezioni originarie ed autentiche non resta che sperare nel rinsavimento di qualcuno guidato magari da un minimo di criterio. Giacché da ogni storia se ne ricava sempre una morale, la vicenda in questione ci fa riflettere come in buona sostanza nel 2022 il fantomatico “progresso” invocato a tutti i livelli sia in realtà un’ipotesi tutta da realizzare. La guerra potremmo dire “oggettiva” che si sta combattendo in Ucraina ha alla base una radice razzista, prepotente che in parecchi si erano prematuramente vantati di aver estirpato dalla società. La battaglia più grande che dobbiamo iniziare a combattere seriamente è quella che prende spunto da un “solito episodio di razzismo”, come viene etichettato dai più il grave accaduto di Verona, e che necessita di essere affrontata a viso aperto, senza ipocrisia e concretamente, augurandoci che non sia già troppo tardi.

Felice Marcantonio

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