Categories:

Ci sono date che nessuno di noi potrà mai dimenticare: 9 novembre 1989, 11 settembre 2001, 8 Marzo 2020. Tra queste, la più attuale, il 24 febbraio del 2022, che rubando le parole di un famoso filosofo, Hegel, “dalla storia impariamo che non impariamo dalla storia”.

“UNA MATTINA, MI SON SVEGLIATO E HO TROVATO L’INVASOR”: NON IN QUESTO CASO

In Europa, se nei primi anni Novanta è possibile ricordare le immagini della città di Sarajevo assediata, perché ancora oggi siamo costretti a vedere immagini di guerra tra la Russia e l’Ucraina?

È dal 2014, che nella regione del Donbass c’è un conflitto in corso. Il Donbass- che significa “bacino del Donec” è un’area dell’Ucraina suddivisa in tre regioni: Donetsk, città principale; Lugansk e Dnipropetrovsk.

Quello che accumuna queste città è la predominanza russa: dalla lingua alla religione ed è proprio in questa grande area che vivono i c.d. “separatisti” una maggioranza di persone che si sentono separate dall’Ucraina, i quali studiano la versione sovietica della storia, in televisione i canali trasmettono programmi in lingua russa e la religione è quella ortodossa.

Era Il 19 gennaio 2014 e nel centro di Kiev, ha luogo una protesta contro le leggi – dette “leggi Dittatura” – da parte dell’Euromaidan e che portò fino al 23 Febbraio dello stesso anno, la battaglia della popolazione per richiedere l’adesione all’Unione Europea e la cacciata del presidente Janukovyč. Quello che accadde, è che la Russia per rispondere a tale iniziativa, occupò la Crimea e diede inizio ad una mobilitazione sino a portare alla nascita della Repubblica Popolare di Donetsk e di Lugansk tutt’oggi indipendenti dall’Ucraina. Nonostante il tentativo di accordo con il patto di Minsk siglati nel 2015, mai ufficialmente rispettato, eccoci 7 anni dopo davanti ad un terribile scenario.

Avremo mai la pace?

Paradossalmente succede, talvolta, che l’apice di una crisi bellica corrisponda contro ogni aspettativa all’avvio di trattative di pace. Come? Per mezzo di trattative internazionali. Protagonista dovrebbe farsi la Cina, seconda potenza mondiale, paese che la Russia sente vicina e neutrale, la sola capace di poterle fare pressione. Il rischio di un’arma nucleare, in verità, avrebbe degli effetti limitati a beneficio della Russia: è possibile quindi ritenere che non si arrivi ad oltrepassare una soglia che si presenterebbe essere tragica.

23 SETTEMBRE: UN REFERENDUM TERRITORIALE

Lo scorso 23 settembre nelle regioni dell’Ucraina occupate dalla Russia, si sono concluse le operazioni di voto per decidere se aderire o meno alla Federazione Russa. Le votazioni nelle regioni di Luhansk, Donetsk, Zaporizhzhya e Kherson sono state condannate dalla comunità internazionale come illegittime.

Come nel linguaggio del poker, è possibile parlare di “bluff”? Certo, referendum illegali e risultati falsificati, ma è bene sottolineare che per l’ennesima volta, abbiamo assistito all’ennesima violazione dei diritti umani, definiti dal Presidente dell’Ucraina Volodymiyr Zelensky come “un tentativo cinico di forzare gli uomini ucraini dei territori occupati a essere mobilitati nell’esercito russo per mandarli a combattere contro la loro stessa patria”. L’evidenza è che Putin, in difficoltà sul piano militare sin dall’inizio, cerca di portare al tavolo delle trattative queste annessioni: potrebbe essere un “cessate il fuoco”? La Nato risponde che se contrariamente la Russia dovesse usare il nucleare in Ucraina, la difesa non sarà l’affidamento ad armi di distruzione di massa, ma l’uso in modo “devastante di armi convenzionali”.

COSA NE PENSANO I RUSSI E GLI UCRAINI

“La sola possibilità di spegnere l’incendio che rischia di estendersi anche oltre i confini dell’Ucraina consiste in un immediato cessate il fuoco da parte degli aggressori russi, contestuale all’apertura di negoziati che portino al ritiro delle truppe di invasione, al diritto al ritorno di tutti i profughi e gli sfollati causati dalla guerra e dai conflitti precedenti”.

È questo il messaggio centrale dell’appello con cui a oltre sette mesi dall’invasione della Ucraina da parte di Putin, la rete Stop guerra in Ucraina ha convocato una manifestazione svolta davanti all’ambasciata russa di via Gaeta a Roma, venerdì 7 ottobre alle 18.30.
“Siamo solidali con la resistenza del popolo ucraino”, continua il comunicato di lancio dell’iniziativa, “e con chi in Russia si oppone alla guerra di Putin e si sottrae alla leva obbligatoria, con i pacifisti, il movimento delle donne, gli attivisti sindacali e gli operatori dell’informazione che respingono la mobilitazione e sono vittime della repressione del regime moscovita. Non è il popolo russo il nostro nemico!”.

In Russia sono sempre di più quelli che dicono no all’invasione dell’Ucraina. Chi può sfugge alla coscrizione obbligatoria verso i paesi che non richiedono il visto come Niki Proshin, un noto blogger russo che scrive su Twitter: “Perfino chi era favorevole a questa guerra comincia a chiedersi a che cosa serva. Le persone hanno iniziato a mostrare la propria opinione. La gente ha iniziato a parlare non voleva che ciò accadesse e sicuramente la gente non vuole perdere gli amici, i mariti, i fratelli o la propria vita in questa guerra inutile. E questa non è solo la mia opinione personale, è quello che sento nell’Internet russo, è quello che sento nei gruppi di Telegram russi”.
Dice Maxim Bocharov, un attivista russo contro la guerra: “Ho deciso di lasciare la Russia perché non combatterò mai contro l’Ucraina, contro il popolo ucraino. Vorrei dire che per tutto questo tempo, in tutti questi mesi di guerra ho sostenuto l’Ucraina. Sono uscito per protestare nelle marce a Mosca. Non sono stato in silenzio, ho parlato su Internet. Ho parlato nella vita reale. Ho anche fatto alcune donazioni all’esercito ucraino, ma questa mobilitazione è stata l’ultimo passo per me. Non entrerò mai in guerra contro il popolo ucraino. Voglio dire al popolo ucraino che non tutti i russi sono zombi a cui è stato fatto il lavaggio del cervello”.

Di tutta risposta, in Ucraina, la gente comune vuole la pace con la Russia. La vuole alleata. Vuole che l’Ucraina resti neutrale riguardo allo scontro Russia/NATO. La gente comune vuole un accordo che preveda il suo ingresso in Europa, ma non nella NATO (che vede come una iattura). La gente comune vuole vivere in pace e far crescere questo Paese, che negli ultimi anni è rimasto al palo in quanto a infrastrutture, libertà di pensiero e lotta alla corruzione (che ha raggiunto livelli mai visti negli ultimi vent’anni). Ma, è bene sottolineare come oltre alle persone che appoggiano le scelte del presidente Zelensky, esiste anche un’opposizione; per rimanere in tema “social” esistono molteplici canali Telegram che sono gestiti da cittadini ucraini, chiaramente schierati contro il governo.

La maggioranza è convinta che la guerra andava evitata trovando un accordo per uno statuto speciale delle zone russofone del Donbass. Ora la maggioranza è stufa di questa guerra che assume sempre più i connotati di una guerra nel nome degli Stati Uniti contro la Russia, per mano del proprio Paese. Per tutti la domanda base è: che senso ha? Come si fa a pensare di poter vincere contro la Russia? Quanti giovani dovranno ancora morire per un inutile capriccio politico?

PER CONCLUDERE, PAROLA D’ORDINE: PACE

La pace viene sempre al primo posto. E la pace si ottiene tramite mediazioni, negoziati, concessioni e un atteggiamento nettamente contrario alla guerra in ogni sua forma. Auspicando che questo possa ottenersi il prima possibile, non ci resta che aspettare (e sperare).

Per citare Hermann Hesse: «Il superamento della guerra, oggi come ieri, continuerà a essere la più nobile delle nostre mete.»

Elisabetta Costa


No responses yet

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *