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Una sfida di rivalsa tutta al femminile che crea inclusione sociale e valorizza i saperi artigianali

La cooperativa “Lazzarelle” è una storia di donne che non si arrendono, una storia che parte dalle mura del carcere femminile di Pozzuoli (Napoli), ma che potenzialmente comunica valori che dovrebbero essere trasmessi all’intera comunità nazionale.

L’idea nasce dalla convinzione che il carcere non debba essere un luogo dimenticato ma l’ambiente essenziale per rieducare e risocializzare chi delinque, e che tutte le donne, anche nelle condizioni più difficili, possano essere protagoniste attive del proprio cambiamento.

In una società in cui esiste un tasso di abbandono scolastico badiale, ambienti violenti e contesti criminali, la donna molto spesso non ha la possibilità di controllare la sua vita. Poi arriva il carcere che per natura è un’istituzione che tende a spersonalizzare l’individuo, omologandolo al proprio destino bieco. Con l’esperienza “Lazzarelle” le detenute hanno la possibilità di riacquisire abilità e competenze come segno rivoluzionario di rivolgimento.

La cooperativa nata nel 2010, coinvolge circa 60 donne, ognuna con la propria storia, diversa ed identica alle altre. Ogni giorno, le detenute si occupano di produrre caffè artigianale, secondo l’antica tradizione napoletana. Il caffè è prodotto, in ogni fase del suo procedimento di lavorazione, rispettando i tempi naturali di preparazione. Il colore delle confezioni di caffè è il rosa, simbolo femminista perchè “Donne non si nasce, si diventa”, come detto da Simone de Beauvoire, ma anche “Lazzarelle non si nasce, ma si diventa”.

La cooperativa non rappresenta soltanto un progetto sociale o una famiglia, ma con il passare degli anni si è trasformata in una vera e propria impresa all’interno del carcere che da’ opportunità lavorativa alle detenute. Queste donne con un passato diffcile, sin da subito, riescono a confrontarsi con la realtà, imparano un mestiere, acquisiscono coscienza dei loro diritti e delle loro potenzialità e sono regolarmente assunte con veri contratti. Le “Lazzarelle”, assomigliano tanto a quelle bambine che hanno fatto qualche marachella e che provano a rimediare grazie al reinserimento lavorativo che innesca inclusione sociale.  

L’impresa è stata addirittura premiata tra le 10 aziende virtuose, ambasciatrici di sostenibilità, nella prima edizione del “festival dell’ economia civile“. Possiamo così affermare, come cantava Fabrizio De Andrè: “Ah che bell’ ‘o cafè pure in carcere ‘o sanno fa”.

Loredana Zampano

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