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“L’inquinamento rappresenta la seconda minaccia per la terra e per l’uomo dopo il riscaldamento globale”. Ad attestarlo è l’agenzia Europea per l’Ambiente che stima 440 mila morti premature in un solo anno. Da questa analisi l’Italia risulta essere il primo Paese europeo per decessi dovuti all’inquinamento.

Ma quali sono le aree italiane più inquinate?

Certamente al primo posto poniamo le città che presentano maggiori industrie e densamente popolate come : Milano, Torino, Venezia, Padova, Brescia, Alessandria, Bergamo, Roma, Napoli, Palermo, i principali centri urbani in generale. Su 102 città analizzate nessuna rispetta i valori di salute  stabiliti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).

Le emissioni di biossido di azoto, derivate dal traffico veicolare, sforano oltre i limiti permessi dalla legge; circolano in un anno 52 milioni di veicoli e un primo passo verso una ipotetica soluzione sarebbe promuovere, rendere più efficienti i trasporti pubblici e incentivare la popolazione a ridurre queste emissioni. 

Nonostante il governo stia apportando modifiche alle leggi ambientali, permettendo così il miglioramento anche se minimo della qualità dell’aria, questo non risulta essere abbastanza, in quanto ci troviamo già in  una situazione di emergenza e l’unica soluzione intelligente da prendere in questo momento sarebbe quella di contenere e non indurre al peggioramento. 

Aria pulita e qualità di vita

Indubbiamente Sassari è una tra le prime città italiane con l’aria più pulita, seguono Livorno, Catanzaro, L’Aquila, Savona, Genova, Grosseto e poche altre che secondo i dati dell’EEA rispettano i limiti di emissioni di azoto e quindi appaiono territori più “sani”. 

Aria pulita coincide con qualità di vita migliore ? Non sempre. 

Dal punto di vista salutare, vivere in un luogo pulito e respirare aria poco inquinata evita di contrarre molte malattie e disturbi che purtroppo sono sempre più numerosi e diffusi tra la popolazione, ma la qualità di vita è un insieme di fattori , da quello salutare  a quello materiale legato  al lavoro e al reddito, alla formazione , alle infrastrutture , alle industrie. 

In tal senso, il nord Italia è al primo posto per tutti questi servizi , rispetto al centro e al sud Italia che però lentamente stanno apportando delle piccole trasformazioni.

Il centro Italia specialmente, negli ultimi anni sta offrendo uno stile di vita soddisfacente e con diverse opportunità lavorative, un buon presagio che ci induce a sperare e pensare che con il passare degli anni possa disporre degli stessi mezzi di cui gode il nord.

Più o meno lo stesso discorso vale per il sud , che gode di tante aree verdi; in particolare Matera, Patrimonio Mondiale dell’Umanità vanta più di 60 milioni di mq di verde. Segue Potenza e in generale le regioni di Puglia e Sardegna.

Per quanto riguarda la qualità di vita, il primato va a Trieste, seguita da Milano e Trento.
Trieste, secondo le statistiche offre una qualità di vita ottimale per ogni fascia d’età, una città estremamente sicura , sostenibile e all’avanguardia, grazie anche alla sua vicinanza a delle città estere, oltre a godere del mare e una meravigliosa storia artistica e culturale.

Giusy Pannone

One response

  1. Questo è il quadro di un’amara realtà, forse, dovremmo iniziare a dipingere il quadro delle soluzioni, un quadro concreto, pragmatico. Tutti insieme, le politiche delle singole città non bastano, bisogna fare sistema. Come uscire da questa impasse? Oltre alle singole azioni quotidiane, che ognuno di noi può compiere, occorrono azioni politiche congiunte che escano dai confini regionali, altrimenti si corre il rischio di Milano. Città che ha messo in campo molte strategie, dal potenziamento del trasporto pubblico, alle piste ciclabili, alla circolazione limitata, ma non si vedono risultati. E’ vero che Milano è al centro della pianura padana, nel cuore dell’attività industriale, agricola e dell’area metropolitana.
    Occorre, quindi, un’azione congiunta tra comuni, regioni e Stato. Ogni intervento pubblico dovrebbe essere mirato e collegato, e deve tenere conto di tutti i fattori emissivi. Dal trasporto pubblico al privato, al riscaldamento, all’agricoltura, alle industrie. Le politiche messe in campo devono essere di ampio “respiro” e nel lungo periodo, sin da ora, forse è già tardi. Sarebbe opportuno che il governo incentiverebbe le aziende, finanzierebbe i giovani per investire sulla tutela del clima, sul consumo responsabile, sulla crescita sostenibile, sulla salute e il benessere. E perché no, chiedere collaborazione ai paesi dove i risultati sono stati raggiunti. Ma veramente c’è tutto questo interesse da parte della politica per la svolta definitiva? Intanto noi poveri mortali, poco possiamo, oppure, saremo proprio noi, senza arrenderci mai, a credere nella salute del mondo che viviamo.

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