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Dopo aver posto un po’ di luce sulla vicenda che ha permesso la realizzazione del parco eolico “Vento di vino” di Mazara del Vallo da parte dell’impresa eolica Fera Srl, vorrei spostarmi in Liguria e raccontare ciò che la stessa ha fatto sorgere sui colli liguri.

I parchi che fanno parte del progetto “Free sun per la Liguria” sono i seguenti: Cascinassa a Cairo Montenotte (SV), le Rocche Bianche a Quiliano (SV), Naso di Gatto a Savona (SV), la Rocca a Pontinvrea (SV) e Cinque Stelle a Stella (SV).

In merito alle caratteristiche geologiche del territorio ligure, l’Università di Genova ha promosso uno studio per costatare se la Liguria presenti le condizioni di vento idonee alla produzione di energia eolica: il software predisposto alla misurazione di ore utili di energia prodotta dal vento annualmente ha però rilevato risultati negativi.

Ma questo non ha arrestato il procedimento per la costruzione dell’eolico in Liguria.

L’avvio delle indagini della Dda di Reggio Calabria

Il nome di Fera Srl, pur non presentando alcuna sentenza penale a suo carico, non è nuovo alla Dda di Reggio Calabria.

Il Pm Giuseppe Lombardo mette fin da subito ben a fuoco i protagonisti della vicenda trovando un centro di interessi non indifferente.

I nomi tirati in causa sono quelli di Cesare Fera Presidente dell’omonima impresa, Alberto Acierno ex deputato palermitano di Forza Italia e Consigliere Regionale della Sicilia dal 2001, Claudio Scajola ex Ministro dello Sviluppo Economico, ex Ministro degli Interni e ex Sindaco di Imperia e Amedeo Matacena ex parlamentare della Camera condannato per concorso esterno in associazione mafioso, e successivamente datosi alla latitanza negli Emirati Arabi.

I risultati dell’aggiudicazione al progetto

La Dda inizia ad unire i punti grazie ad una mail inviata da Cesare Fera ad Acierno in cui chiede riscontro circa la graduatoria dei progetti presentati a Industria 2015. A grandi linee dimostrano di essere a conoscenza dei risultati: di 80 progetti, 24 saranno ammissibili e tra questi 8-10 passeranno all’approvazione finale.

Il Presidente di Fera Srl mosso dalla preoccupazione domanda se ha ricevuto aggiornamenti da “Scajo”. Tale nomignolo fa presupporre al Pm la presenza di confidenza tra loro.

Il riscontro positivo giunge dopo poco tempo dal Consigliere Regionale “prima di Natale ho avuto garanzie di buon esito”.

Ed infatti trascorrono dieci notti da tale affermazione che la Fera Srl riceve il risultato di aggiudicazione del contributo eolico di 5.9 milioni di euro da parte del Ministero dello Sviluppo Economico (di cui Scajola è a capo).

Ma facciamo qualche passo indietro

Sebastiano Falesi, Consigliere e socio di minoranza della Fera Srl, afferma in alcuni messaggi intercettati che non vuole avere nulla a che fare con Alberto Acierno in quanto lo dichiara responsabile dell’arrivo di Matacena presso gli uffici dell’impresa.

Il Consigliere si oppone di accogliere la presenza del latitante nella sede Fera Srl, ma il titolare cerca di rassicurarlo comunicandogli che “l’appoggio di Matacena gli sarebbe stato utile nelle due regioni meridionali”.

Questo è l’anello di congiunzione tra l’imprenditore, l’ex Ministro dello Sviluppo Economico ed il latitante Matacena.

In seguito l’avvocato e capo di segreteria politica di Scajola, Ignazio Abrigani dichiarerà la richiesta da parte dell’ex Ministro dello Sviluppo Economico di procurare un lavoro della durata di quattro anni a Chiara Rizzo, moglie del latitante Matacena. La raccomandazione prevedere di far ricoprire alla donna il ruolo di consulente del turismo con un compenso mensile di mille euro.

Abrigani afferma di aver redatto il contratto non conoscendo il legame della donna con il latitante. Il rapporto di lavoro non avrà neppure il tempo di iniziare, falciato dalla sentenza di accusa per aver cooperato alla schermatura del marito a Dubai.

L’inchiesta Breakfast

L’inchiesta Breakfast porterà sui tavoli dei tribunali Chiara Rizzo, i collaboratori del marito Martino Politi e Maria Grazia Fiordelisi con l’accusa di reato di procurata inosservanza della pena avendo programmato e gestito gli spostamenti del latitante dagli Emirati Arabi (Dubai) in Libano (Beirut).

La Rizzo è condannata ad un anno con pena sospesa e la restituzione dei beni precedentemente sequestrati mentre i collaboratori verranno assolti.

Il 2014 porta Claudio Scajola alla condanna a due anni con sospensione condizionale della pena per aver favorito la latitanza di Matacena. Il Ministro trascorrerà 34 giorni in carcere e a seguire gli verranno assegnati i domiciliari.

Il processo Breakfast giunge al termine. Ma non è l’unica cosa che ha fine, infatti il 16 settembre 2022, Matacena viene a mancare per un presumibile infarto dopo dieci anni di latitanza a Dubai.

Una chiara oscurità

Questa storia presenta molte zona d’ombra e poca chiarezza sulla verità.

Non tutti i protagonisti della vicenda hanno affrontato lo stesso percorso processuale, ma finchè non saranno le carte a parlare abbiamo solo tempo a disposizione per delle ipotesi.

Elena Zullo

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