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Il secondo Primo Aprile, questo, che trascorriamo in piena pandemia (anche se, a guardarci intorno non sembra, ma vabbè: questa è un’altra storia!). A tal proposito – come se potessimo mai dimenticare questo periodo difficile – tra le tante cose che ci mancano e, sotto sotto, desideriamo rivivere con la stessa leggerezza di una volta, il Pesce d’Aprile viene e se ne va, ma questa volta la burla la vogliamo o, quanto meno, la prendiamo (ci proviamo, ovviamente) con più leggerezza. Perché sì, perché in fin dei conti ci manca – forse più di tutto – quella spensieratezza di una volta.

Ma una cosa che ci chiediamo più o meno tutti è: “Perché si chiama Pesce d’Aprile e, soprattutto, da dove viene questa usanza?”
Le ipotesi sono varie e disparate.

Ce n’è una che, addirittura, pare risalire alla storia d’amore tra Cleopatra e Marco Antonio. Si dice che proprio tra i due ci fu una gara di pesca e per non essere sconfitto, Marco Antonio, disse ad uno schiavo di attaccare al suo amo delle prede. Cleopatra, che scoprì la magagna, ordinò allora di attaccare all’amo un pesce finto rivestito di pelle di coccodrillo, facendo così perdere il console.

L’altra versione invece, si collega al 1582 e all’adozione del calendario gregoriano, quando il re Carlo IX, con l’editto di Roussellin, decretò che da quell’anno il capodanno prendeva a coincidere con il primo giorno di gennaio.
Prima, però, si festeggiava tra il 25 marzo e il 1 aprile, ovvero con l’inizio del solstizio di primavera e i festeggiamenti procedevano fino al primo, giorno, quest’ultimo, dedicato a banchetti, brindisi e scambi di doni.
Dopo il 1582 in molti continuarono a scambiarsi, simbolicamente, doni.
Regali che risultavano essere vuoti (napoletanamente proprio “o’ pacc”), e dunque Poisson d’Avril!
Un’usanza, questa di fare scherzi, che prese presto a diffondersi nel resto dell’Europa.

Ma noi siamo del Sud e a Napoli c’è l’usanza del Pesce di cioccolata che da sempre simboleggia la festività, un po’ come l’uovo di Pasqua.
E secondo voi noi con una festività simile potevamo non averci a che fare? Impossibile!
E sì, perché nel nostro caso si lega perlopiù ai miti che si intrecciano con gli stessi della fondazione di Partenope.
I marinai, infatti, a causa della siccità della loro attività marinaresca, che coincideva con le prime pesche primaverili, venivano spesso presi in giro per il loro “bottino vuoto”. Anche un giorno sconsigliato, questo, ai pescatori di recarsi in mare, tanto è che in “Napoli nobilissima” di Benedetto Croce si narra addirittura di una leggenda che vede dei marinai, che contro ogni divieto si avventurano in mare, trasformati – proprio dalla Sirena Partenope – in pesci.

Qualunque sia la sua origine, noi siamo di parte e certamente la versione mitologica ci affascina di più. Dunque, che sia più o meno accreditata, non ci resta che mangiare il nostro tipico Pesce di cioccolata e sperare in tempi migliori: senza zone rosse!
E no, questo non è un Pesce d’Aprile, ma un augurio!

Carmela Fusco

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