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Il patrimonio della biblioteca diocesana “Santi Nilo e Bartolomeo”

Tra i vicoli del centro storico rossanese, uno dei due centri urbani della terza città della Calabria, Corigliano-Rossano, si cela un patrimonio culturale non indifferente che, purtroppo, è sconosciuto ai più… anche agli stessi rossanesi. Nascosta tra due vicoli, quasi invisibile, è la bellissima facciata della biblioteca diocesana “Santi Nilo e Bartolomeo”. Basta scorgersi un po’ al di là del suo ingresso per restare a bocca aperta: a farle da sfondo c’è uno dei panorami più belli della città. A renderla affascinante ci pensa, quindi, anche la natura: colline che si intrecciano fra loro, il verde che si fonde con l’azzurro del cielo, il tempo che è scandito dal suono delle campane della Cattedrale e dal tintinnio dell’orologio che spicca in mezzo alle case. Un panorama che mozza il fiato e che rende ancora più magica l’atmosfera in cui si erge uno dei patrimoni librari più importante di tutta la diocesi di Rossano-Cariati.

A tal riguardo è impossibile non menzionare anche l’archivio diocesano che, con la stessa gentilezza e bellezza, protegge e custodisce il passato. Infatti, archiviare non vuol dire dimenticare ciò che è stato, ma proteggerlo con cura.

La storia e il patrimonio posseduto dalla biblioteca

La biblioteca che oggi possiamo ammirare è stata ristrutturata nel corso del 2013 grazie ai fondi pervenuti dall’8xmille destinati alla Chiesa Cattolica e ad una serie di interventi di tecnici qualificati che hanno contribuito a realizzare il luogo di conservazione più adatto al mantenimento dell’ingente patrimonio cartaceo. Infatti, la biblioteca conta diversi fondi librari, ossia cospicue donazioni da parte dei vescovi che, negli anni, si sono succeduti nella diocesi di Rossano-Cariati. Ad oggi, la biblioteca conta il fondo “Cassone” già collocato a scaffale e catalogato su SBN, in modo da agevolare anche il prestito interbibliotecario; è in catalogazione anche il fondo “De Simone” e, da qui a poco, anche quello “Satriano”. Ma il regno segreto e più interessante che fornisce un valore inestimabile alla biblioteca è il fondo antico, ossia uno scrigno in cui sono conservati e protetti quei libri stampati a partire dal XIV sec., quindi con la stampa manuale noti come incunaboli, fino al XIX sec., secolo in cui nacque la stampa meccanica, molto simile a quella dei nostri giorni.

Questo immenso lavoro di conservazione e di valorizzazione del bene librario è gestito dal direttore Don Pino e la vicedirettrice Tina Morello, che con l’associazione “Idee in Movimento”, tra le tante cose, stanno cercando di recuperare quel gap circa la mancata conoscenza di questa realtà nei confini cittadini e non solo, attraverso la partecipazione a vari progetti e la realizzazione di eventi culturali, quali presentazioni di mostre o libri.

L’utilità dell’inutile

Entrare nella biblioteca significa immergersi in un passato molto remoto; significa respirare il profumo delle pagine prodotte a partire dalla lavorazione del cotone; significa immaginare chi abbia toccato quei libri, quali fossero le loro domande, dubitare del fatto che abbiano trovato le risposte che cercavano, e pensare – infine – se le loro domande fossero uguali o simili alle persone dei secoli successivi. Questo pensiero permette di immergersi in tempi, storie ed eventi diversi nonché respirare la vita. Tuttavia, sorge spontanea una riflessione: in una società in cui è possibile vivere in un metaverso, a cosa serve divulgare la presenza di questa realtà ancora troppo ancorata ad un passato spesso sottovalutato?

Servirebbe a creare uno scarto che permetterebbe di non idealizzare né il passato, né il futuro, né la realtà virtuale e né quella quotidiana. Significherebbe, dunque, assumere un punto di vista a tutto tondo.

Isabella Cassetti

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