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Durante i difficili anni del Covid molti settori furono danneggiati, tranne ciò che concerne la digitalizzazione e le imprese tecnologiche innovative. Ci riferiamo al record di richiesta e-commerce, che al contrario di altri settori, raggiunse un altissimo picco durante la pandemia. 

Ricordiamo certamente piattaforme di palestre online durante il lockdown, o siti di acquisto e ancora aziende come Amazon, che prometteva un servizio super veloce di consegna. Per rendere possibile ciò (e veniamo così al punto) era indispensabile l’assunzione di personale. 

Licenziamenti: il caso Amazon…

In quegli anni, infatti, Amazon assunse mezzo milione di lavoratori, premiandoli con bonus e creando una squadra sempre più grande.

Con la fine della pandemia Amazon taglia ben 10.000 posti di lavoro. Considerando la grande azienda non sembrerebbe un taglio notevole, invece questa misura rappresenta il maggior taglio nella storia del colosso del commercio elettronico.

…il caso Zuckerberg

Lo stesso Zuckerberg raggiunse durante la pandemia il boom di assunzioni in Meta-Facebook. Un’azienda che cresceva anno dopo anno e che ora, per la prima volta, si trova ad affrontare un leggero calo. 

Una flessione che è però costata cara ai lavoratori, poiché l’azienda social per eccellenza ha preso la decisione di dimezzare i dipendenti e di non assumerne più al momento.

…e tutti gli altri

Non sono queste le uniche aziende ad attuare licenziamenti; anche Microsoft, Twitter,Snap, Apple e Netflix hanno contribuito al calo del settore.

Tale cambiamento del mercato ha causato una vera e propria crisi, dovuta innanzitutto alla difficoltà di richiesta di denaro alle banche e all’aumento dell’inflazione, a causa soprattutto della guerra tra Russia e Ucraina.

È vera crisi?

La tecnologia si prepara così a subire un cambiamento che porterà alla trasformazione di aspetti che prima rappresentavano il fulcro di tale settore.
L’intelligenza artificiale  troverà spazio per evolversi ancora di più e investire ingenti cifre o, al contrario,si arresterà?


In Italia e all’estero  sono molti i giovani laureati che si stanno formando per far parte dei grandi colossi informatici, puntando all’America come terra del futuro. Ma a questo punto ci chiediamo se ne valga ancora la pena.

Giusy Pannone

One response

  1. L’ intelligenza artificiale è perfetta per i compiti ripetitivi, ma l’uomo ha creatività, percepisce la qualità, la bellezza, l’armonia, l’esigenza. In questo nessun lo potrà (auspicabile) eguagliare, e dunque il licenziamento a causa sua sarebbe abbastanza utopistico. Tra l’altro, l’ intelligenza artificiale è un prodotto dell’uomo, non lo dobbiamo dimenticare. Esiste anche la convivenza, ci sono anche casi virtuosi di “simbiosi”, spesso si parla di vero e proprio ambiente collaborativo con i lavoratori. Infine, l’uomo ha una caratteristica: l’esperienza. E il saperla condividere e trasferire ad altri consentirà vantaggi anche per l’impresa. In definitiva, il licenziamento a causa dell’ intelligenza artificiale, è sicuramente possibile e può essere giustificato, ma sicuramente non è inevitabile. L’uomo esercita la professione anche con le emozioni, e nessun’altra intelligenza, robot, può mai essere dotata.

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